Bilancio energetico nazionale – positivi i dati sul fotovolatico

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Anche il nostro paese ha da tempo intrapreso la strada di investire nelle cosidette energie rinnovabili sulla base della sempre più diffusa presa di coscienza che le risorse del pianeta non sono infinite e che il loro sfruttamento sempre più intensivo arreca un considerevole danno all’ambiente.

L’Italia è ancora molto indietro sul fronte delle rinnovabili ma i segnali positivi non mancano. Cominciamo col dire infatti che le nuove installazioni di eolico, fotovoltaico e idroelettrico nei primi nove mesi del 2016 hanno subito un piccolo incremento (+1%) rispetto allo stesso periodo del 2015 e che la nuova potenza installata fino a settembre 2016 raggiunge circa 280 MW registrando un aumento del 29% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Anche il numero di unità di produzione risulta in aumento del 10%. Le installazioni di potenza inferiore ai 20 kW costituiscono il 96% degli impianti connessi corrispondenti a una potenza pari al 56% del totale.

Ricordiamo comunque che gli impianti fotovoltaici sono principalmente suddivisi in 2 grandi famiglie: 1) impianti “ad isola” (detti anche “stand-alone”) che non sono connessi ad alcuna rete di distribuzione, per cui sfruttano direttamente sul posto l’energia elettrica prodotta e accumulata in un accumulatore di energia (batterie) e 2) impianti “connessi in rete” (detti anche grid-connected) cioè impianti connessi ad una rete elettrica di distribuzione esistente e gestita da terzi e spesso anche all’impianto elettrico privato da servire. Un caso particolare di impianto ad isola, detto “ibrido“, resta invece connesso alla rete elettrica di distribuzione, ma utilizza principalmente le sue fonti, una sola, o può avere una combinazione, ad esempio, fotovoltaico, eolico, gruppo elettrogeno, anche con l’aiuto di un accumulatore. Qualora nessuna delle fonti sia disponibile o l’accumulatore sia scarico, un circuito collega l’impianto alla rete elettrica per la continuità della fornitura. Dal punto di vista strutturale, va menzionata la posa “architettonicamente integrata” (noto anche con l’acronimo BIPV – ovvero di Building Integrated PhotoVoltaics, ovvero Sistemi fotovoltaici architettonicamente integrati). L’integrazione architettonica si ottiene ponendo i moduli fotovoltaici dell’impianto all’interno del profilo stesso dell’edificio che lo accoglie. Le tecniche sono principalmente: a) sostituzione locale del manto di copertura (es. tegole o coppi) con un rivestimento idoneo a cui si sovrappone il campo fotovoltaico, in modo che questo risulti affogato nel manto di copertura; b) impiego di tecnologie idonee all’integrazione, come i film sottili; c) impiego di moduli fotovoltaici strutturali, che svolgono anche la funzione di infisso, con o senza vetrocamera. I costi per realizzare un impianto fotovoltaico integrato sono più alti rispetto a quello tradizionale, ma il risultato estetico è privilegiato dalla normativa del Conto energia, con il riconoscimento di una tariffa incentivante sensibilmente più elevata.

Le regioni che hanno registrato il maggior incremento in termini di potenza sono Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Molise, mentre quelle hanno registrato il maggior incremento in termini di unità di produzione sono Basilicata, Calabria, Campania, Friuli Venezia Giulia, Puglia, Sicilia.

Ma se sul fronte del fotovoltaico le cose vanno bene sul fronte dell’eolico si registra una inversione di tendenza negativa dal momento che la potenza dei nuovi impianti installati risulta in diminuzione del 13% nei primi nove mesi del 2016 (circa 215 MW) rispetto allo stesso periodo del 2015, mentre le unità di produzione da fonte eolica connesse in rete sono aumentate solo dell’1%. Ancora più nero il bilancio per il settore idroelettrico, da sempre uno dei settori trainanti del comparto energetico nazionale, dal momento che questo ha visto una contrazione del 38% della nuova potenza installata rispetto all’anno scorso e persino il  numero di unità di produzione rispetto allo stesso periodo del 2015 ha subito un decremento del 6%.

un bilancio quindi ancora in chiaro scuro.

 

 

 

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