Startup: è boom di progetti russi in Italia

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Startup: è boom di progetti russi in Italia

18 agosto 2016 LYUDMILA PETUKHOVA, FONTE  RBTH
Nell’ambito del programma “Italia Startup Visa” a sostegno dei giovani imprenditori extra Ue, la Federazione è il Paese che ha avanzato il maggior numero di candidature, seguita da Usa, Pakistan e Ucraina. Ventidue i business plan “Made in Russia” già approvati. Dal turismo al riciclo, ecco quali nuove imprese russe si svilupperanno nello Stivale
“Italia Startup Visa” è un programma lanciato dal Ministero italiano dello Sviluppo Economico a sostegno dei giovani imprenditori extra Ue. Dalla Russia sono arrivate 24 candidature, 22 delle quali sono state accettate. Fonte: Shutterstock/Legion Media

Non solo imprenditori italiani alla conquista della Russia: anche l’Italia si sta dimostrando un mercato attraente per gli startupper stranieri, soprattutto russi. La Federazione risulta infatti al primo posto per numero di partecipanti al progetto “Italia Startup Visa” lanciato dal Ministero italiano dello Sviluppo Economico allo scopo di “rinfrescare” il sistema imprenditoriale dello Stivale: tra le 100 candidature pervenute, 24 arrivano proprio dalla Federazione. E 22 di esse sono già state accettate.

Denis Bulichneko, 32 anni di Mosca, fra i primi a inoltrare la richiesta, ha elaborato una app pensata per i turisti che viaggiano da soli (routes.tips) e che vogliono sperimentare tour alternativi fuori dai soliti circuiti. “In passato ho viaggiato molto in Europa – racconta -, e mi sono accorto che mancava qualcosa: perdevo parecchio tempo cercando percorsi interessanti e insoliti, soprattutto in Italia, dove spesso è difficile reperire informazioni online, ad esempio sulla Sicilia”. Grazie alla sua app ora i viaggiatori possono condividere le proprie esperienze su una mappa interattiva. “Questo progetto aveva bisogno di un luogo ricco di turisti. E l’Italia è l’ideale. La vicinanza agli altri Paesi europei poi fa sì che la richiesta di tali contenuti sia particolarmente elevata. E non dimentichiamo che il più delle volte le informazioni in lingua inglese in Italia sono carenti”.

Un’altra realtà russa che sta muovendo i primi passi proprio in Italia è Silgros, società specializzata in riciclaggio ecologicamente avanzato. “La società – spiega Mikhail Danovskij, partner di Silgros -, lavora attraverso una particolare tecnologia basata sulla pirolisi (un processo di decomposizione termochimica di materiali organici, ottenuto mediante l’applicazione di calore, ndr) che permette di smaltire rifiuti naturali e in particolare gli scarti del riso, ricchi di silicio, un materiale molto richiesto”. Il team di Silgros, ovviamente russo, si sta preparando ad avviare questo progetto proprio nel Belpaese.

Il progetto “Italia Startup Visa” è un programma lanciato nel 2014 dal Ministero italiano dello Sviluppo Economico a sostegno dei giovani imprenditori extra Ue. Il progetto ha lo scopo di favorire “la crescita sostenibile, lo sviluppo tecnologico e l’occupazione, in particolare giovanile”. Il programma mette a disposizione una procedura semplificata di ottenimento del visto a lungo termine. Il processo di richiesta avviene via telematica e permette di ricevere il visto di ingresso per lavoro autonomo a coloro che vogliono avviare una startup innovativa in Italia. Nel dicembre 2014 è stato lanciato anche il programma “Italia Startup Hub” esteso ai cittadini non Ue già in possesso del permesso di soggiorno in Italia e che vogliono prolungare la propria permanenza per avviare una startup.

Le candidature

Secondo gli ultimi dati pubblicati il 30 aprile 2016, per il progetto “Italia Startup Visa” sono arrivate 100 richieste da giovani imprenditri provenienti da 28 Paesi del mondo, tra cui Giappone, Argentina, Indonesia e Uzbekhistan. In totale sono state 62 le application accettate (22 sono state rifiutate e 16 sono ancora in attesa di riscontro). Il Paese più rappresentato è la Russia, che ha inoltrato 24 candidature, di cui 22 hanno già ottenuto il via libera. Fra i Paesi che hanno avanzato il maggior numero di candidature, oltre alla Federazione, risultano anche gli Stati Uniti, il Pakistan e l’Ucraina.

Tra i motivi principali di tanto interesse c’è sicuramente “l’attrattiva del patrimonio culturale e paesaggistico italiano”. Ne è convinto Mattia Corbetta dalla Direzione generale per la politica industriale, la competitività e le pmi del Ministero dello Sviluppo Economico. “Possono costituire fattori determinanti anche l’elevata qualità della vita che il Paese sa offrire e l’eccellenza di numerosi comparti produttivi, tipica del Made in Italy. Non dimentichiamo poi le criticità che attualmente stanno caratterizzando il panorama economico e geopolitico russo”.

Secondo Taisiya Yarmak, direttrice del Dipartimento dei progetti legati all’informazione della fondazione “Skolkovo”, in Russia ci sono prestigiose scuole che da sempre preparano matematici, programmatori, fisici e ingegneri. Secondo lei il numero di startup tecnologiche nella Federazione “cresce di anno in anno”. “Dal canto suo l’Italia – dice Yarmak – è famosa in tutto il mondo per l’altissimo livello di design e per la qualità della produzione delle merci. È facile quindi capire il desiderio degli startupper russi di uscire dal mercato globale per avviare progetti proprio in Italia”.

Perché proprio l’Italia?

Chiedendo ai partecipanti perché hanno puntato proprio sull’Italia per avviare i propri progetti, la risposta è semplice: le procedure non troppo complesse e il fascino del Belpaese fanno gola a tanti. Secondo Mikhail Danovskij di Silgros, “in Unione Europea tutto è più facile, più vicino e addirittura meno costoso”. Inoltre ogni startup, spiega Denis Bulichenko di routes.tips, ha bisogno di svilupparsi vicino al proprio cliente. Come in ogni avventura che si rispetti, le difficoltà ovviamente non mancano: secondo Bulichenko l’ostacolo più grande è trovare il personale necessario. “A Mosca non è difficile trovare ingegneri in breve tempo, mentre in Italia non esiste il sito HeadHunter, tra gli strumenti più comodi ed efficaci per selezionare personale. E io, ad esempio, non sono ancora riuscito a trovare la figura professionale che fa al caso nostro”.

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