Si suicida una giovane musicista vibonese

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Non conoscevo Greta Medini. La ragazza che si è suicidata stamattina poco fuori Vibo città. La vidi però all’opera a Nicotera qualche anno fa, quando ancora in questa città si faceva cultura. Era un incanto vederla suonare. E Greta Medini sapeva farlo bene. Che poi a questa sua bravura unisse a detta di tutti una grande modestia va a suo onore.
Greta Medini non era figlia di privilegiati. La madre era una insegnante, il padre un impiegato bancario. I traguardi che aveva conseguito se li era meritati con ore e ore di esercizi e di studi. Era molto conosciuta in città e in provincia. Si era diplomata appena sedicenne presso il Conservatorio Torrefranca di Vibo Valentia con il massimo dei voti e menzione d’onore sotto la guida di Giuseppe Arnaboldi. A soli dieci anni aveva intrapreso un’intensa attività concertistica, in qualità di solista con numerose orchestre e nel luglio 2004 aveva partecipato all’International Children’s Cultural and Art Festival di Shanghai, in qualità di migliore giovane violinista italiana. Nel gennaio 2005 ha suonato per il Presidente della Repubblica Ciampi in visita a Vibo Valentia, e nell’anno successivo è stata protagonista di una lunga tournée con la World Youth Orchestra, diretta da Damiano Giuranna, che ha toccato le maggiori città in Italia e si è conclusa in Africa ad El-Jem (Tunisia) e ad Algeri. In occasione del settimo Convegno Internazionale “Filosofia della musica – Musica della Filosofia”, organizzato dal Conservatorio di Vibo Valentia, ha collaborato in trio con la pianista Giorgia Alessandra Brustia e il violoncellista Antonio Ramous, eseguendo l’integrale dei trii di Mozart. È in questa occasione che entra a far parte stabilmente dell’Hipponion Ensemble. Greta Medini è stata partner di illustri musicisti della scena internazionale quali Stefano Pagliani, Feren Szucs, Bruno Giuranna, Mariana Sirbu e Michele Marvulli.
Greta Medini era quindi un eccellenza. In una terra da sempre dipinta dai media come residenza privilegiata di criminale e di sfaccendati, Greta dimostrava che questo è solo un pregiudizio che non poggia su solide basi ma su una realtà spesso difficile è vero ma sempre più spesso deformata dai media. Una realtà che non aiuta – questo consentimelo – dove una cultura “passatista” cioè tutta esclusivamente rivolta al passato campa sui miti di cui questa terra abbonda.
Perch di Greta Medini c’è ne sono tante in Calabria. Ragazzi e ragazze, uomini e donne, che con sacrificio hanno studiato e raggiunto traguardi eccezionali nello studio e nel lavoro ma nessuno ne parla. Perché in Calabria devi aspettare di essere morto per far scattare l’elogio. Prima non si può, quasi che a tessere le lodi di uno, si scalfisca il prestigio e la sensibilità degli altri.
Strana terra questa che Greta Medini ha voluto lasciare con un gesto – il suicidio dal viadotto dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria nel tratto compreso tra Sant’Onofrio e Pizzo – che è sempre inaccettabile e incomprensibile.
Una cosa è certa, una società che smette di interessarsi del prossimo suo, sia di quello che si trova in basso nella scala sociale ma anche di coloro che sono l’emblema vivente della possibilità di ottenere il successo in una terra difficile e povera di strutture e di risorse, non è una società che ha di fronte a sé un bell’avvenire.

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