Un ricordo del Prof. Francesco Di Bella a pochi mesi dalla scomparsa.

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Chiunque passasse dalla centralissima Piazza Cavour non poteva non notare la figura di un uomo seduto, di solito, a uno dei tavolini del Bombo bar – per inciso il bar più antico di Nicotera – con accanto un fascio di giornali.  Quell’uomo – per molti un vecchio e caro amico, per altri un rispettato avversario politico – era il professore Francesco (Ciccio) Di Bella, venuto a mancare pochi mesi fa per una terribile malattia. Francesco Di Bella, docente e persona di cultura, è stato, piaccia o meno, uno dei protagonisti della vita politica cittadina nella cosiddetta “Prima repubblica” – fu Sindaco della città dal 1978 al 1983 – e al crollo di questa, fu tra coloro che, nel variegato arcipelago democristiano, non seguirono le sirene seduttrici del berlusconismo ma rimasero fedeli al messaggio sturziano di un cattolicesimo sociale e democratico.  Non è però certo questa la sede per un’indagine accurata e oggettiva del suo percorso politico e amministrativo, quello cioè di un uomo osannato, quasi venerato dagli amici e parimenti criticato da coloro che ancora oggi ne contestano le scelte politiche e amministrative.

Ci piace piuttosto ricordare l’uomo, la sua proverbiale cortesia e la capacità di intrattenere e intrattenersi con gli altri e il fatto – questo si fondamentalmente rilevante – di aver contribuito ad animare il dibattito culturale cittadino attraverso l’idea di dare vita ad un giornale periodico da tutti conosciuto col nome di “Proposte”. Un giornale che riuscì in passato ad ospitare, nelle sue colonne, firme illustri del panorama culturale cittadino e non solo, con un’associazione culturale a questo strettamente collegata che ha organizzato e dato vita a momenti culturali di pregevole spessore e grande impegno – come il Premio di pittura o la raccolta di fondi per il restauro della bellissima e antica “Fontana dei monaci” – e la cui sede che era un tempo sul centralisimo Corso Umberto I° era anche un luogo di ritrovo quotidiano e di accese discussioni, almeno fino a quando, molti dei protagonisti, non sono scomparsi e la piaga dell’emigrazione ha fatto strage anche tra la cosiddetta  intellighenzia locale. Incontri che si svolgevano al piano di sopra mentre al pianoterra c’era la redazione e sopratutto c’era Lui, immerso in una “armonica confusione” di vecchi articoli, ritagli di giornale, quaderni di appunti, quadri e la sua immancabile scatolina di liquirizie calabresi.

E io ricordo sempre con affetto che proprio sulle pagine di “Proposte” un altro grande nicoterese, il giornalista Prof. Giuseppe Tedesco, nel gennaio del 1998, mi dedicò assieme ad altri universitari, uno dei primi articoli in cui appaio citato. Il prof. Di Bella era poi molto amico di mio zio Lino, il fratello di mio padre che aveva sposato la sorella di mia madre, morto prematuramente. E quando anni dopo, su pressione di un comune amico, fui invitato a scrivere per il giornale in questione, mi capitava sempre di cogliere un velo di stupore misto a commozione, allorquando, varcato l’ingresso della stanza in cui il Direttore si trovava, lo stesso, alzando lo sguardo per accertarsi chi fosse arrivato, metteva a fuoco la mia sagoma, profondamente somigliante a quella del suo caro amico. E io, conservo tuttora nel mio studiolo, le cinque bellissime litografie, opera di Saverio di Francia, da Lui donatemi durante quell’anno di collaborazione, in un giornale da Lui sempre gestito in maniera inclusiva e aperta a tutte le tendenze, e che raffigurano i punti più belli di quella nostra Nicotera che ci aveva sempre diviso sul piano politico ma unito, senza infingimenti, su quello dell’amor loci e del recupero e/o della preservazione del senso civico.

Nel momento in cui pertanto diamo vita a questo nuovo giornale al passo con i tempi, era doveroso ma anche profondamente e sinceramente sentito, rivolgere un omaggio a questo nostro concittadino, perché le divisioni e i contrasti dettati dalla passione della politica o dalla diversità delle vedute socio-culturali, non possono e non devono mai farci dimenticare che siamo tutti necessari e nessuno è indispensabile, che la città è patrimonio comune di tutti i nicoteresi e che il rispetto è la base fondamentale della convivenza civile e quindi della città stessa e di qualsivoglia comunità.

 

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