R. – Si tratta di un atto effettivamente molto grave che avviene nel momento di grande difficoltà politica soprattutto per il conflitto siriano, dopo che Russia e Turchia, che in questo conflitto hanno posizioni diverse – sono praticamente su fronti opposti – erano riuscite negli ultimi mesi a ricucire i loro rapporti. Evidentemente un omicidio di questo tipo rischia almeno nelle intenzioni di chi lo ha compiuto con ogni probabilità di compromettere o di rendere maggiormente difficili i rapporti di collaborazione tra Ankara e Mosca. Ma non credo che questo potrà avvenire, perché entrambi i Paesi sono fortemente interessati alla prosecuzione dei rapporti positivi degli ultimi mesi; hanno bisogno di collaborare, e quindi non credo che questa tragedia cambierà sensibilmente il corso degli eventi.
D. – Quale potrebbe essere il motivo di colpire l’ambasciatore russo in Turchia?
R. – Sicuramente da parte di chi ha compiuto l’attentato c’è, anzitutto, una forte volontà di esprimere una protesta violenta contro la politica russa in Siria; è evidente che molti in Turchia non sono contenti dell’andamento della guerra.
D. – Quali conseguenze potrebbe aver questo omicidio sugli equilibri mediorientali anche alla luce dell’incontro tra i ministri degli esteri di Russia, Turchia e Iran di oggi?
R. – Penso non avrà conseguenze dirompenti, perché non è nell’interesse di nessuno. A questo punto si vuole concludere al più preso il conflitto in Siria e tutte le potenze sono interessate a trovare un equilibrio verso il quale si stava faticosamente – se vogliamo, purtroppo, sanguinosamente – procedendo.
D. – E quali effetti ipotizzare all’interno della Turchia di questo episodio?
R. – Io temo, come è avvenuto altre volte, che la Turchia non farà indagini serie e approfondite; molti sono stati gli omicidi rimasti insoluti, incomprensibili negli ultimi mesi, quasi certamente il governo cercherà di incolpare Gülen anche di questo attentato.
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