L’olio di Calabria, iscritto tra le Indicazioni geografiche protette (Igp).

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Un annata in chiaro-scuro per l’olivicoltura regionale. Un settore molto importante per l’intero comparto agricolo in quanto – come stimato da Unaprol (Consorzio Olivicolo Italiano) – l’olivicoltura rappresenta la principale fonte di reddito per le aziende agricole, nonostante i costi di produzione siano di gran lunga superiori per le difficili condizioni orografiche dei terreni. Nella regione risultano attivi in circa 800 frantoi con un quantitativo medio di olive lavorate per frantoio di 10.000 quintali. La tendenza in atto negli ultimi anni vede il progressivo calo del numero dei frantoi per il processo di ristrutturazione della fase di trasformazione. Limitata invece, risulta la presenza di impianti per la lavorazione delle olive da mensa.

Secondo i dati diffusi, la produzione è passata dalle 66 mila tonnellate prodotte nella scorsa campagna a poco più’ di 31 mila tonnellate dell’annata in corso con un calo del 53%. Molteplici i fattori che hanno inciso su questa rilevante contrazione. Tra i fattori negativi, la presenza della famigerata mosca olearia che oltre a rosicchiare il raccolto, pregiudica la qualità dell’olio, (soprattutto negli uliveti vicino al mare dove le sue larve si sviluppano meglio e meno invece sulle colline che superano i 450 metri di altezza), problemi climatici e attacchi parassitari verificatesi nel mese di settembre. Tra quelli forieri di positivi sviluppi invece, vi è la voglia da parte dei frantoi di concentrare la propria produzione su un olio di alta qualità.

E’ questa una buona notizia perché ormai da un lato, la concorrenza è spietata, dall’altro, i consumatori sono diventati sempre più esigenti e richiedono prodotti di alta qualità. E già nella nostra regione sono riconosciute tre DOP (Denominazione Origine Protetta) – rispettivamente nelle province di di Crotone (Alto Crotonese), Cosenza (Bruzio) e Catanzaro (Lametia). Inoltre il 20 dicembre scorso, la Commissione europea ha approvato a Bruxelles, l’iscrizione alla lista delle Indicazioni geografiche protette (Igp) dell’”Olio di Calabria”, un olio d’oliva extravergine – che lo ricordiamo – viene prodotto da olive rigorosamente di produzione locale e per il 97% da varietà di cultivar autoctone. Un olio – che ha sottolineato la Commissione stessa nel concedere il riconoscimento – la cui produzione è attestata da documenti commerciali risalenti fino al 1865 e che ha avuto negli ultimi anni numerose ricompense per la sua qualità, in concorsi nazionali e internazionali. E qui va anche evidenziato come in fatto di Igp, l’Italia si conferma al primo posto fra gli stati membri con 291 denominazione geografiche protette su un totale di 1380 in tutta L’Ue.

Le principali varietà di olive calabresi dalle quali si ricavano profumi organolettici unici ed irripetibili sono poi: Carolea, Cassanese, Ottobratica, Tonda di Strongoli, Grossa di Gerace, Ciciarello, Roggianella, Sinopolese, Dolce di Rossano, Borgese, Pennulara, Roggianella, Rossanese, Sinopolese e Zinzifarica.

L’olivicoltura è diffusa su tutto il territorio regionale, con un livello di maggiore concentrazione nella zone intorno Sibari, nel lametino e nella piana di Gioia Tauro. La superficie investita ad olivo, è di 182.000 ettari. Il 12% di tale superficie è coltivata con metodi di produzione biologica e rappresenta un quarto dell’investimento totale ad olivicoltura biologica in Italia (il 41% delle superfici presenti nel mezzogiorno).

Eppure anche a livello nazionale è stata un’annata difficile. Il calo su scala nazionale è stimato intorno al 38% rispetto al 2015 con punte dell’80% in regioni come la Sicilia. E poi la produzione limitata rispetto a quella di altri paesi e concorrenti come Spagna, Tunisia e Grecia e le frodi perpetrate ai danni del nostro prodotto, giacché un extravergine di qualità al frantoio non si può pagare meno di 10 euro a litro mentre sul mercato troviamo anche olio a 3 euro al litro, evidentemente prodotto con  olive semi marce, che danno un prodotto con altissima acidità, che poi viene corretto chimicamente.

 

 

 

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