Callipo: “A Pizzo non c’è spazio per l’omofobia”.

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Come riportato anche da noi di Mediterraneinews.it, il 30 dicembre scorso, è stata celebrata a Pizzo, dal sindaco Gianluca Callipo, la prima unione civile tra due ragazzi gay. Il primo cittadino ha poi pubblicato sui social le immagini della cerimonia dicendosi, “orgoglioso ed emozionato” per questo primo matrimonio che sfrutta l’opportunità offerta dalla recente legge Cirinnà.
Ma qualcuno non ci sta. E tra le centinaia di commenti positivi, si è registrata anche l’isolata e veemente reazione negativa dell’esponente locale di Forza Italia, Giorgio Caridà, che, a sua volta, ha scatenato la rispota del primo cittadino napitino che vi riportiamo di seguito.
 “La pubblicazione del post con le foto della prima unione civile celebrata a Pizzo, ha scatenato una valanga di commenti positivi, di congratulazioni ai ragazzi e di sinceri auguri per loro futura vita insieme. Reazioni di grande civiltà che fanno onore ai pizzitani e che mi rendono ancora più orgoglioso di essere il loro sindaco. Quasi totalmente assenti, invece, i commenti negativi, che sono anche legittimi, ci mancherebbe, quando però non sfociano nell’intolleranza integralista degna dei peggiori estremisti a cui ci hanno abituato le cronache degli ultimi 15 anni. Toni e parole che la dicono lunga su chi li usa. È il caso di un esponente pizzitano di Forza Italia, Giorgio Caridà, collaboratore del consigliere regionale Giuseppe Mangialavori, il quale spero non condivida quello che dice il suo collaboratore, che non si fa scrupolo di urlare su Facebook, rigorosamente in maiuscolo, termini come “vergogna”, “schifo”, “vomito”, promettendo che questa sarà l’ultima volta che a Pizzo si celebra un’unione civile. Ebbene, si rassegni, perché i diritti delle coppie gay sono ormai riconosciuti dalla Legge e nessun sindaco, comunque la pensi, può infrangere la Legge, che va sempre e comunque rispettata. Se vuole cambiare le regole dovrebbe candidarsi al Parlamento e non al Comune di Pizzo, come invece pare sia intenzionato a fare. Intanto, grazie al suo fanatismo violento e intollerante, i pizzitani si stanno facendo un’idea precisa di chi siano i rappresentati locali di questo partito. Fortunatamente, aggiungerei. I bassifondi di Internet sono pieni di “webeti”, come dice Enrico Mentana che ha coniato questo sillogismo, ma Pizzo merita molto di più”.
Fin qui le parole del Sindaco. Ora ciascuno di noi è libero di pensarla come crede sulle unioni civili – la democrazia è questa – ma quando si esprimono opinioni che poi viaggiano anche sul web e sono viste e lette da migliaia di utenti, bisognerebbe usare argomentazioni diverse dalle parole che abbiamo sentito e che sono state riportate da Callipo. E si può pensarla come si vuole ma la Legge Cirinnà non toglie certo diritti agli eterossessuali ma li concede solo a coloro i quali gli venivano negati, allineando l’Italia a tutti i principali paesi civili del mondo. Non è un caso che, solo laddove la tirannia ancora impera o il tessuto democratico è ancora in fase embrionale, i gay vengono fatti oggetto di discriminazioni o addirittura di autentiche persecuzioni. (vedi mappa – In blu gli stai in cui è riconosciuto il matrimonio gay o sono riconosciute le Unioni civili))
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Era così anche in Italia del resto, almeno fino a quando, nel 1972, il movimento gay raggiunse visibilità pubblica quando contestò a Sanremo un convegno di psicologi. Erano i tempi in cui l’omosessualità era ancora considerata una malattia perniciosa. Da quell’episodio partì la “lunga marcia” del movimento omosessuale italiano – il FUORI (Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano), e poi negli anni ottanta il mensile “Babilonia” e l’Arcigay – conclusasi con la legge Cirinnà. E se qualcuno, lecitamente, è contrario a questo provvedimento legislativo invece di lanciare strali e invettive gratuite può adoperarsi per raccogliere firme per un referendum abrogativo. Che sia il popolo italiano a decidere. Si uscirebbe così dalla politica dell’offesa a quella della proposta e della discussione. E il sindaco di Pizzo non ha fatto altro che applicare una legge dello stato. Dove stanno dunque lo schifo e la ripugnanza? Saremo limitati di comprendonio forse – e i nostri lettori ci scuseranno – ma questo sinceramente ci sfugge.
Un ultima considerazione. Ci siamo chiesti se il consigliere regionale Mangialavori sarebbe intervenuto sul polverone mediatico scatenato da quello che lo stesso Callipo ha definito “un suo stretto colaboratore”. Giuseppe Mangialavori è noto a tutti per la sua correttezza e il modo civile con cui spesso interviene nel dibattito politico provinciale e regionale. E confermando queste sue qualità, lo stesso Mangialavori è davvero intervenuto pochi minuti fa su Facebook, dichiarando testualmente: “A titolo personale e del partito che rappresento, prendo le distanze in modo netto e categorico dalle esternazioni poco civili del sig Giorgio Caridà. Pur essendo un mio collaboratore, di certo, non riveste il ruolo di portavoce nè del sottoscritto nè tantomeno del partito e pertanto si assumerà la responsabilità di quanto scritto.”
Con questo la polemica è chiusa e il vibonese – casa comune di tutti, etero e gay – ha dato oggi una grande lezione di civiltà.
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