Le ragioni del Movimento 14 luglio, della Chiesa e della Società Civile.

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Era il 14 luglio 2016 allorquando, in un giorno di calura estiva, sorgeva il movimento di cittadini a difesa del mare inquinato e dell’acqua potabile sporca e imbevibile.

Lo stesso Prefetto di Vibo Valentia, Carmelo Casabona, ha, da subito, capito e incoraggiato il movimento, dando anche la soddisfazione di assistere a qualche tiratina d’orecchi istituzionale a politici e amministrazioni locali che nulla, a dire del Prefetto, avevano fatto nel passato e tantomeno nel presente per risolvere il problema delle acque. Un impegno solenne, davanti alle telecamere e ancor più nei confronti degli esemplari cittadini, uomini, donne, madri, figlie, anziani e disabili che, il Prefetto, ha preso con grande slancio e generosità, promettendo mari e …mari. Peccato che, ad oggi, quelle promesse siano rimaste tali.

L’epilogo venne allorquando il movimento prese atto dell’allontanamento di una aderente che era proprio lei, la cronista locale del Quotidiano del Sud. Cronista che aveva seguito il movimento sin dall’esordio, decantandolo in ogni sua attività.

Cessato l’idillio, ha avuto inizio la separazione tra le parti.

Alla cronista, di recente, viene rimproverato da parte del Movimento 14 luglio, di aver scritto “una serie di inesattezze e falsità pubblicate sul giornale…tanto in merito alle questioni di cui il movimento si occupa, quanto in riferimento al movimento stesso, alle sue modalità d’azione ed organizzazione… Sarà cura dei singoli, fatti oggetto di offese e calunnie, difendersi o meno con i mezzi che la legge consente, secondo convinzioni e sensibilità di ognuno/a… Quanto ci preme qui è ristabilire un piano di corretta informazione, a seguito dell’opera lesiva dell’informazione medesima, effettuato dalla cronista Enza Dell’Acqua in più di un articolo pubblicato sul Vostro quotidiano, o se si vuole di vera e propria disinformazione, tanto attraverso la diffusione di informazioni parziali – con ricostruzioni, quindi, omissive – quanto attraverso diffusione di informazioni errate ed infondate…”

Cosa è successo di arcano e misterioso da far si che un movimento di protesta venga tacciato e spinto nella sconveniente posizione di essere accusato di voler sbarrare la strada alla verità “tappando” la bocca ad una cronista anti cosche? In questo tritacarne irrazionale, la stessa cronista lamenta di aver subito anche “attacchi giunti dalla società sana e dalla Chiesa”.

A questo punto, l’accusa al Movimento 14 luglio sembrerebbe essere stata ben strumentalizzata e artatamente canalizzata per i media, passando per “petizione” una iniziativa mirata a far replicare  alcuni articoli pubblicati dal Quotidiano del Sud, ai sensi dell’art. 8 Legge 47/1948.

Nel leggere, con onestà di intenti, i fatti sopra esposti, non appare per nulla fondata la comoda scorciatoia di ingabbiare il Movimento 14 luglio, unitamente alla società sana e alla Chiesa, in un contesto di criminalità organizzata e di mafiosità ‘ndranghetista, tali da divenire una minaccia per la stessa cronista. Costei fa correre la notizia diffondendo un’informazione distorcente, quella, cioè, che un movimento di cittadini onesti, la società sana della città e la chiesa cattolica, siano diventati un serio pericolo da denunciare e divulgare a mezzo stampa.

Ha anche sentenziato ed additato negativamente sui social, molti colleghi giornalisti locali, presi sempre gratuitamente di mira, criticati a convenienza, approfittando della bontà e del rispettoso senso dell’etica degli stessi.

“E’ difficile per certe persone rinunciare a un senso del protagonismo imperante che le spinge a coprirsi di ridicolo. La voglia di stare al centro dell’attenzione e di interpretare il ruolo delle piccole stars di paese, gioca davvero brutti e penosi scherzi. Magari sono convinte che prima o poi le intervisterà la BBC”, questo scriveva il 21/10/2013 la cronista (in uno dei suoi post), parole che oggi sembrerebbero rispecchiare in pieno il suo opaco operare.

Quegli stessi giornalisti che, oggi, stanno di sicuro valutando un eventuale deferimento al Comitato di Disciplina dell’Ordine, nei confronti di una “cronista antimafia” salita agli onori più per i suoi post su Facebook che per i suoi articoli generalisti, nessuno di carattere antimafia. Anche per quanto attiene l’episodio dell’elicottero, la corrispondente, infatti, pare abbia, ripetutamente, in precedenza, negato di aver diffuso per prima la notizia. Da anni, invece, la stessa inveisce  con  parte di nicoteresi con epiteti, volgarità, oscenità, villanie varie contro chiunque non condivida i suoi modi di pensare o di fare, cancellando dal suo gruppo, i post di Facebook a lei non graditi.

A noi preme raccontare i fatti per come sono e per come li viviamo sul territorio, scevri da miscugli incongruenti e da vittimismi.

Fatti che nulla hanno a che vedere l’uno con l’altro, ma che artatamente uniti creano una bomba mediatica succulenta, da spingere e pompare con il metodo del copia e incolla dell’informazione, senza più alcuna necessità di verifica, tipico di un giornalismo da quartiere che non ci appartiene.

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