A San Floro un azienda fa rivivere i fasti della seta calabrese.

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“Non vogliamo vivere in posti dove non si vede più il cielo”. Questa è la bellissima frase che ti accoglie nella homepage del sito della Cooperativa Nido di Seta di San Floro piccolo centro abitato di meno di 700 anime nella provincia di Catanzaro.

La visione di futuro di questa realtà produttiva – di recente finalista al “Premio Oscar Green” realizzato da Coldiretti Giovani Impresa – si basa su uno scenario in cui lo sviluppo sociale, economico e culturale sia fondato su un riavvicinamento alla terra, ai suoi frutti e ai suoi valori, ripensando ad una diversa concezione di vita e di lavoro, in cui venga dato più spazio alle “semplici cose”, al contatto diretto con la natura e alla valorizzazione delle risorse locali.

La tradizione della produzione della seta in Calabria è antichissima – anche qui da noi a Nicotera è presente già nel XIII secolo nella giudecca, introdotta dagli ebrei – e in modo particolare la città di Catanzaro era considerata la capitale della seta, e attorno ad essa si era formato un circuito produttivo che tracciava una “via della seta calabrese”, un corridoio che congiungeva la costa tirrenica a quella ionica. Nei paesi circostanti si producevano i gelsi e la seta greggia (per mano delle famiglie contadine), mentre nelle botteghe artigiane catanzaresi avveniva la tessitura. Si ipotizza, non a caso, che il significato stesso del nome primitivo del capoluogo calabro, Katantárion, possa essere ricondotto al verbo greco Katartizen, il cui significato è preparare, confezionare ed anche lavorare (i filatori di seta erano denominati Katartarioi). L’arte della seta raggiunse la fase di massimo splendore tra il 1500 e 1600 e la fama dei maestri setaioli di Catanzaro ebbe una vasta eco che si propagò fino in Francia, dove, quest’ultimi, furono chiamati a Lione per insegnare la tecnica della tessitura.

Nel 1998 il Comune di San Floro, nella persona dell’allora sindaco Florino Vivino, ha voluto riscoprire quest’antica tradizione, avviando un progetto sperimentale, “Dal Gelso alla Seta” che ha avuto una vasta eco a livello regionale, nazionale e internazionale.
Un progetto poi ripreso dalla Cooperativa Nido di Seta, facendo della gelsibachicoltura la propria attività principale. La Cooperativa in questione segue tutto il processo che parte dalla terra fino ad arrivare alla produzione del prezioso filato. Il gelseto di proprietà della stessa conta circa 3.00 piante di varietà Kokusò. La coltivazione di questo arbusto, di origine asiatica, è essenziale perchè le sue foglie risultano essere l’unica fonte di nutrimento per il baco da seta. Il clima mediterraneo è la corposa disponibilità di foglie, consentono di realizzare 3 allevamenti annui tra il mese di Aprile e Settembre e il processo di lavorazione rispecchia gli antichi canoni tradizionali in quanto i tessuti vengono prodotti su antichi telai a 4 licci.

All’interno della filiera la mora di gelso (varietà Kokusò), viene utilizzata come vendita prodotto fresco o trasformazione in deliziose confetture extra. L’antico frutto, la cui maturazione avviene nel mese di Giugno, viene classificato tra gli alimenti con proprietà dietetiche e curative poichè contiene ferro, potassio, manganese, magnesio, vitamine del gruppo B, C e K vengono considerate importanti per la difesa della salute. Ha inoltre un alto contenuto in polifenoli e flavonoidi, oltre ad esercitare una grande attività antiossidante grazie al resveratrolo e quindi può essere considerato un insostituibile strumento di prevenzione per patologie dell’invecchiamento cellulare, del sistema nervoso, infiammazioni e tumori.

l’Azienda ne ricava confetture extra – la cui ricetta prevede il 75% di frutta, zucchero di canna, succo di limone e pectina di frutta – e il liquore di more, il cosidetto “Moretto” un prodotto di grande pregio in quanto la specie di more con cui viene preparato è annoverata nella categoria dei frutti perduti (il Morus Nigra) che regala a chi lo assaggia un gusto inimitabile, crudo e delicato, forte, vivace che lascia segni indelebili.

La produzione tessile della Cooperativa rispecchia ancora l’antica tradizione artigiana. Il filo d’oro viene lavorato su antichi telai a quattro licci sui ritmi cadenzati dallo scorrere della “navetta”. Tutti i prodotti, realizzati in seta greggia, garantiscono unicità e qualità, rispettando il concetto di sostenibilità ambientale. Le colorazioni di scialli, coperte, tovaglie e runner vengono effettuate esclusivamente con prodotti naturali come ad esempio il papavero, la mora di gelso, la cipolla di Tropea, i fiori di ginestra il mallo di noce ecc. L’ultima fatica è stata il copringnocchiatoio per il Papa, che si trova attualmente nella Sala Clementina del Vaticano, la cui colorazione della fibra è stata effettuata con la radice di robbia.

Le creazioni hanno superato il concetto dell’impiego della seta esclusivamente in campo tessile. Nido di Seta ha infatti pensato di realizzare una linea di gioielli che nasce dall’incontro tra la seta di San Floro e la ceramica di Squillace. Nell’ottica di una filosofia di valorizzazione delle risorse territoriali, i monili custodiscono in sé la storia, la cultura, i colori e il calore di una difficile terra di confine come quella calabrese. Tra queste si segnalano:  Nicò bijoux, dal nome del connubio artigiano tra Nido di Seta e Decò Art Squillace), tutto rigorosamente eseguito a mano, dall’allevamento dei bachi da seta alla trattura del filo di luce, dalla sua torcitura alla sua tintura con prodotti naturali con le perle di ceramica che sono create, dipinte e decorate meticolosamente una per una  – una antica tecnica artigiana che vanta il marchio DOC, specie per la cosiddetta lavorazione del graffito – e Siráku (il nome prende ispirazione dal termine Sirìcu, che in dialetto calabrese vuol dire baco da seta) una linea di gioeilli che intreccia i fili della seta calabrese e la semplicità e naturalezza della filosofia d’Oriente dal momento che la cooperativa ha deciso di superare i confini geografici della tradizione artigiana, sbarcando nel continente asiatico, contaminando il suo filo d’oro con le ceramiche della tecnica raku, una lavorazione nata in Giappone intorno al 1600,legata alla cerimonia del tè.

Nido di Seta all’interno del servizio turistico offre anche un’ottimo servizio di ristorazione, portando in tavola prodotti interamente biologici, provenienti dai nostri orti o da produttori locali. La filosofia Nido di Seta intende infatti offrire ai clienti il massimo della qualità con rivisitazioni dei piatti tipici della tradizione calabrese. Un mix di sapori, colori, odori sapranno inebriare i sensi dei nostri visitatori. La struttura è allestita all’interno di un vecchio fabbricato rurale, ristrutturato, immerso nel verde stotto la chioma di un pino ultrasecolare.

Previste anche escursioni al Museo della seta che si trova nella bellissima cornice di Castello Caracciolo e al percorso naturalistico realizzato lungo un sentiero che si incammina nel cuore di una pineta adulta dove il paesaggio e la natura sfidano l’occhio del visitatore, suggestionandolo grazie alla presenza oltre 50 specie di piante della macchia mediterranea.

 

 

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