E’ Alessandro Ciancio il killer di Acquaro.

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A premere il grilletto che ha uccisono Rosario Mazza è stato il 22enne, Alessandro Ciancio. Ci hanno impiegato meno di 24 ore dunque, i carabinieri del comando provinciale di Vibo Valentia, a risolvere il caso. Un azione sinergica messa abilmente in atto dai militari dell’Arma della stazione di Arena, della Compagnia di Serra e del Nucleo investigativo di Vibo. La vicenda è stata poi ricostruita oggi, nel corso di una conferenza stampa, alla quale ha preso parte il procuratore facente funzioni, Michele Sirgiovanni.

Lo stesso Procuratore – dopo aver ringraziato le forze dell’ordine, riferendosi al Ciancio, ha parlato di “volontà omicida indubitabile”, evidenziando altresì, come in questa occasione, il lavoro delle forze dell’ordine ha permesso di instaurare un clima di collaborazione con i cittadini che si è rivelato proficuo ai fini della risoluzione del caso. Parole di apprrezzamento, subito dopo ricambiate dal comandante provinciale dell’Arma, Gianfilippo Magro.

Secondo la ricostruzione degli eventi, giovedì sera, intorno alle 19, i fratelli Rosario e Simone Mazza, avrebbero avuto un alterco davanti al bar Italia di Acquaro. E’ una banale rissa tra adolescenti che viene quasi subito sedata. Ma Ciancio ne è risentito e dopo un ora chiede ai due fratelli Mazza un incontro. Richiesta accettata dai due che, passata un altra ora, tornano davanti al bar in questione, con la loro autovettura. Ciancio li fa scendere dall’auto, nessuno dei due sospetta nulla e invece in un attimo scoppia il dramma. Ciancio, estratta una calibro 6.35, spara, uccidendo Rosario Mazza mentre Simone – sconvolto e in preda al panico – implora pietà senza ottenerla: Ciancio difatti fa fuoco anche su di lui e lo colpisce tre volte, ferendolo gravemente.

I carabinieri giunti sul posto dopo la sparatoria – avvalendosi anche della collaborazione dei cittadini che hanno assistito alla scena – scartano subito l’ipotesi che il delitto sia riconducibile ad una questione di mafia.  Il cerchio quindi, pian piano si stringe così attorno a Ciancio che decide di costituirsi e portato in caserma – assistito dall’avvocato Bruno Ganino – confessa tutto e adesso dovrà rispondere di omicidio e tentato omicidio aggravati.

 

 

 

 

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