Le caratteristiche degli antichi nicoteresi negli scritti dello storico Vincenzo Brancia, Vescovo di Ugento.

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Tratto dal libro intitolato “Nicotera, Joppolo e Limbadi nel 1850” proponiamo ai lettori di Mediterraneinews.it un brano del vescovo e scrittore Vincenzo Brancia.

“Di umore giulivo, scherzoso e vivace, e di maniere affabili, è in generale il nicoterese: varia n’è l’indole secondo che varia n’è la condizione. La classe civile vedesi piuttosto a virtù inchinata, che a vizio; ed in modo potente si avverte l’influenza della buona educazione morale e religiosa; chè laddove è ben diretta, tu trovi commiserazione e carità pel prossimo, bella cortesia ed esemplare ospitalità pel forestiero; al contrario non t’imbatti che in una smodata brama d’avvantaggiare, e però in un’egoismo che per nulla si briga di ciò che tornar può ad utilità pubblica. Inoltre non si può
nascondere l’invidia che si ha nel veder prosperare altrui. D’altra parte però dobbiam dire che il galantuomo nicoterese nel dì della sventura si presta a sollevare l’afflitto con ogni maniera di soccorsi e di conforti, e quasi fa sfoggio di generosità. Biasimevole poi è nel nicoterese una certa persistenza a servar rancore, ed il voler gareggiare ad ogni costo con le classi superiori, e primeggiare nella propria; donde poi molti sconci, fra’ quali lo spirito di parte, cui tende ogni ordine della città, massime gli artefici e le persone di piazza. Gli artefici col nome di maestri, mostrano una grande attitudine alla civiltà, e buona voglia di divenir civili; e perciò fra i medesimi si osserva una bella gara nello immegliare.
Sono portati per le festevoli brigate e sono attaccatissimi alle cose che riguardano il decoro del Culto; tanto che si dolgono, e non mancano pure di mordere con motteggi coloro che per avventura credono di avere contrariata la solennità delle feste. Si vantano di zelare l’onore del proprio paese, e chi si tiene in preferenza affezionato ad una delle famiglie de’ galantuomini, chi ad un’altra. Nella plebe, ch’è divisa in agricoltori, pescatori e vetturali, se non trovasi quella gentilezza che nasce da coltura civile, non mancano di tratti cittadineschi, e nulla hanno di veramente selvatico o brutale. Di fatti non v’ha persona dello gentame che non vanti la sua creanza, e giammai dà del tu al galantuomo, come suole il Calabrese della limitrofa provincia di Cosenza. E non dobbiam tacere che nell’epoca del brigantaggio delle Calabrie, durante l’occupazione francese, Nicotera non diede alcun brigante.”

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