Presentato a Reggio il film “Capofamiglia” di Salvatore Borrelli.

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E’ stato presentato oggi a Reggio Calabria, presso il salone dei lampadari di Palazzo San Giorgio e con il patrocinio del quotidiano online “Mediterraneinews.it” e dell’associazione “Giovani coppie e famiglie” il film “Capofamiglia” tratto dall’omonimo romanzo di Salvatore Borrelli, che sarà proiettato venerdì prossimo al cinema Odeon della Città dello stretto.

Salvatore Borrelli – lo ricordiamo – è un medico specialista in patologia clinica e nel 2007 ha pubblicato per Mediapress editrice “Il silenzio del peccato”, mentre due anni dopo, nel 2009, ha scritto, diretto e interpretato il film-documentario “In viaggio tra i Greci di Calabria”. L’anno successivo, ha poi pubblicato per Liriti Editori, il libro “Ricomincio” a cui ha fatto seguito, nel 2013, il libro dal titolo “Per non fare fiasco”. In passato lo stesso Borelli, ha tenuto anche dei corsi sulla Fisiologia del benessere” per indirizzare lo sviluppo e la crescita della persona umana.

Alla presentazione erano presenti tra gli altri, il Dott. Antonio Leonardo Montuoro, Direttore di Mediterraneinews.it che ne ha curato la presentazione . Una sala gremita di pubblico attento e appassionato dalla trama e vogliosi di conoscere il cast di attori.

Le motivazioni che lo hanno spinto Borrelli a produrre questo film,  nasce dall’analisi del “nostro momento storico con le sue problematiche socio – economiche e politiche che infrangono i più coriacei sogni della gioventù italiana, questo lavoro si pone come obiettivo, quello di rompere l’attuale clima di stagnazione imperante”.

Nella trama del film, il protagonista è Dante, un giovane laureato, che fa il professore supplente in un paesino campano ed è, assieme alla sua amica d’infanzia, intenzionato a fare conoscere ai suoi compaesani che il problema della disparità tra Nord e Sud (del mondo) risiede nel non avere un “Capofamiglia” che, trattando tutti i suoi figli allo stesso modo, eviterebbe le insoddisfazioni e le disparità. Un buon padre di famiglia, a suo dire infatti, non regala l’automobile a uno e la bicicletta a un altro, non veste firmato uno mentre manda con le pezze un altro; un buon capofamiglia distribuisce in modo equo le sue risorse, senza trattare ad alcuni come figli, ad altri figliastri.

Dante rientra a casa per le vacanze scolastiche nel suo paese in Calabria e coincide con  l’organizzazione di una manifestazione politica, a eco nazionale, da tre grossi esponenti politici del posto, uno del “Centro Despota”, una del “Centro a Manca” e un altro del “Movimento 4 Zeppole”, approfitta dell’occasione, per mandare tutto in fumo, scatenando le ire di tutti, compreso un capo mafioso che ben conosce il giovane. Il tutto viene poi messo in onda, diventando così un autentico caso nazionale.

Dante visto il clamore, viene così invitato in televisione dove la conduttrice tenta di metterlo in cattiva luce, ma lui abilmente denuncia, a livello nazionale, quello che avrebbe voluto fare sapere ai suoi concittadini: “C’è bisogno di un capofamiglia di tutta l’Italia, c’è bisogno che il Presidente della Repubblica prenda in affido, per i sette anni di presidenza, tutti gli italiani, dalle Alpi a Lampedusa. Tutti hanno bisogno di “Giustizia” e non di “Giustezza”. L’Italia è una e non può una parte avere l’alta velocità, mentre un’altra viaggia con i treni a carbonella. Come i giovani si spostano per le vacanze scolastiche dal Sud al Nord, allo stesso modo  facciano quelli del Nord.  “Il Capofamiglia” non “prende” e  non “fa prendere” (cioè rubare) i soldi dei figli per portarli all’estero oppure sperperarli senza nessun vantaggio per i suoi familiare (concittadini)”.

La trasmissione però suscita molto interesse, ma anche molta rabbia in “don Mimì” capo mafia del suo paese, il quale decide di dare una lezione al giovane per dimostrare anche ai politici, con cui fa affari, che nessuno può prenderlo per i fondelli. Il giovane intanto viene invitato al Quirinale dal Presidente, ma prima di partire scrive una lettera. Dante non vuole che la sua amica Clelia lo segua a Roma. Clelia, invece, “pretende” di andare con lui. Entrambi sono scortati da un carabiniere della caserma del paese con il quale c’è un rapporto di amicizia. E all’aeroporto di Reggio Calabria succede il “colpo di scena” cioè un avvenimento irreparabile che cambia tragicamente il destino di tanti e per il quale don Mimì ne rimane talmente addolorato al punto che “scopre di avere anche lui un cuore” , per cui decide di… “scomparire” dalla scena della malavita.

La lettera, sporca di sangue, viene poi consegnata e letta al Presidente della Repubblica dal “burocrate segretario” (che incarna il nuovo potere, esercitato dai tanti “burocrati segretari”, che antepongono la “burocrazia” allo sviluppo, all’economia, alla crescita, alla cultura e alla politica con l’ingerenza che tutto rallenta fino all’esasperazione ) per cui, il Presidente ne rimane tanto colpito da creargli non pochi interrogativi.

Il romanzo “Il Capofamiglia” – ha affermato durante la presentazione lo stesso Borrelli – invita tutti a guardare il “mondo” in maniera diversa e “contraria” a quella che da sempre ci ha insegnato il più forte, perché quando un membro, un figlio (cittadino),  di una famiglia è malato e sofferente, e non è curato, la responsabilità diretta è del “Capofamiglia” che non ha aiutato il figlio (cittadino). Se un figlio (cittadino) ha fame e non viene alimentato in maniera corretta, la responsabilità è del “Capofamiglia”, e la legge punisce il “Capofamiglia” mentre mette in salvo il figlio! Se un figlio (cittadino) ruba perché non ha da mangiare, la responsabilità è del “Capofamiglia” e la legge non punisce il figlio (cittadino) che ha fame, ma il “Capofamiglia” che non ha provveduto a sfamare il giovane (Portandoglielo via con sentenza di un tribunale).

L’Autore pertanto osservando la nostra realtà socio-economico-politica, e non dall’ottica del più forte, si è domanda: “chi può essere oggi il capofamiglia di una città:  il Sindaco?;  chi può essere il Capofamiglia di una regione: il Governatore?; chi può essere il Capofamiglia di una nazione: il Presidente? chi può essere il Capofamiglia di una parrocchia: il Prete?; chi può essere il Capofamiglia di un’Azienda: il Direttore Generale?”. E ancora: “di chi è la responsabilità se un cittadino (figlio) malato o sofferente non viene curato se non del Capofamiglia; di chi è la responsabilità, per cui deve essere punito, se un cittadino (figlio) ha fame e non viene alimentato correttamente se non del Capofamiglia”; di chi è la responsabilità se un cittadino (figlio) ruba perché non ha da mangiare se non del Capofamiglia; di chi è la responsabilità se un cittadino (figlio) non viene più inserito nel mondo del lavoro? o se non ha non ha più assistenza? o se non ha più voglia di fare o peggio di vivere?”.

Un film che pone  molti interrogativi e che quindi, si configura anche come un opera di “responsabilizzazione civica”, meritando non solo di essere visto ma anche di essere proiettato nelle scuole della nostra bella e a volte “difficile” Calabria e , magari, con il meritato successo mediatico e di pubblico, arrivare a vette più ambiziose nel mondo della cinematografia.

 

 

 

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