Il nicoterese Antonio Miceli intervistato sull’Europa da Speciale Tg1.

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Quando è arrivato a Bruxelles l’Atto Unico Europeo era stato siglato da pochi anni, l’inchiostro delle firme apposto dai vari capi di stato e di governo sul trattato di Maastricht non si era ancora asciugato, l’Unione Europea aveva ancora 12 stati membri (oggi sono 28) e l’euro non esisteva.

Stiamo parlando di Antonio Miceli – nicoterese doc – calsse 1961, alto funzionario dell’Unione Europea, a Bruxelles dal 1993, che qualche giorno addietro è stato intervistato da “Speciale Tg1” insieme ad un altro giovanissimo funzionario, Filippo Positano. Antonio dopo la laurea in giurisprudenza entrò in polizia e fu inviato all’estero ma non è più rientrato, andando così ad ingrossare le file di quei “cervelli” che dall’Italia si sono spostati in altre nazioni, contribuendo al loro sviluppo e alla loro crescita.

Miceli ha innazitutto ricordato agli ascoltatori, i vantaggi derivati dal mercato unico europeo sopratutto nel settore della concorrenza (“Quando son venuto la prima volta a Bruxelles ho pagato il prezzo del biglietto aereo 800mila euro di allora mentre oggi scendo in Calabria con i voli Low-cost con 40 euro”), affermando altresì che l’Europa unita è nata per superare i muri e le divisioni del continente (“Io sono nato nel 1961, l’anno in cui Berlino è stata divisa dal celebre muro“) e ci ha garantito il più lungo periodo di pace della storia del Vecchio continente.

Miceli sfata poi alcuni miti e stereotipi che viggono nell’europa comunitaria (“Ho amici tedeschi che arrivano in ritardo e amici italiani che arrivano puntualissimi”) e ricorda con un sorriso come persino la sua stessa vita privata e non solo lavorativa sia stata cambiata dal processo di unificazione europeo (“Quando è caduta la cortina di ferro, nel dicembre del 1989, mi sono recato nell’Europa dell’est e lì, in Polonia, ho conosciuto mia moglie“) non mancando di esprimere una certa preoccupazione per le spinte centrifughe che minacciano la costruzione europea per via dei rigurgiti populisti e nazionalistici (“I miei figli studiano in Inghilterra e dopo la Brexit spero che si possa trovare un accordo per mantenere erelazioni amichevoli e produttive“). Non è un caso che Antonio nella recente occasione del summit dei capi di stato e di governo dei paesi Ue, tenutosi a Roma, abbia deciso non solo di esserci ma di partecipare – da semplice cittadino – alla marcia per l’Europa che si è tenuta in quell’occasione.

Un modo per ricordarci come l’Unione Europea riguarda tutti noi rammentando il fatto che abbiamo degli obblighi come cittadini europei e che sebbene anche l’Europa necessiti di riforme non si possa arrivare a minarne le fondamenta, tornando all’europa dei vecchi stati nazionali correndo “il rischio di questi tempi di buttare il bambino assieme all’acqua sporca“.

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