Lo storico Maurice Aymard ospite di un seminario a Soriano.

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Maurice Aymard storico dell’età moderna, Presidente della Maison des Sciences de l’Homme di Parigi e Directeur d’Etudes presso l’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi, sarà l’ospite d’onore di un seminario – dal titolo “Le sfide del Mediterraneo” – che si terrà a Soriano, sabato 8 aprile.

Aymard – lo ricordiamo – si è specializzato a partire dal 1960, sotto la direzione di Fernand Braudel, sulla storia economica e sociale del mondo mediterraneo in età moderna. Dal 1976 si è dedicato, con Braudel e Clemens Heller, alla direzione scientifica della MSH di Parigi, e in maniera particolare allo sviluppo dei suoi programmi di cooperazione internazionale. Fra le ultime sue opere una Storia d’Europa in 5 volumi, realizzata in co-direzione con Perry Anderson, Paul Bairoch, Walter Barberis e Carlo Ginzburg per Einaudi, e la Storia economica dell’Italia in età moderna (Einaudi 1991).

All’interessantissimo appuntamento culturale che si terrà nell’Auditorium della Biblioteca calabrese, parteciperanno, tra gli altri, il sindaco di Soriano, Francesco Bartone, la professoressa Marta Petrusewicz, docente di Storia del Mediterraneo all’Università della Calabria, e il docente universitario e antropologo prof. Vito Teti.

“Il Mediterraneo non cessa di essere un crocevia di mille accadimenti – si legge in una nota di presentazione -. Negli ultimi secoli, i suoi confini si sono resi più prossimi, con tutto ciò che ne consegue in termini di avvicinamento di popoli e culture. Ma ogni medaglia ha il suo rovescio. La prossimità ha anche incrementato i problemi, lo spazio di mare sembra diventato improvvisamente più piccolo, vera e propria zona di confine tra due mondi. Il Mediterraneo dunque come «grande specchio della storia contemporanea che tanto ha influenzato diverse civiltà e relazioni tra uomini. E ancora il Mediterraneo che oggi dà la possibilità di ripresa economica per avere un futuro. Un mare “sarcofago”. Condizione che esprime il vissuto delle nuove paure collettive più che un desiderio di frontiera. Il “Grande Mare”, di là dell’Unione per il Mediterraneo (il consenso di tutti gli Stati che si affacciano sul quel bacino per definire obiettivi economici, politici e culturali comuni) soffre di un vuoto di progetto”.

 

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