Crisi Mediorientale e venti di guerra. Una analisi vista dalla parte di Israele, vera vittima sacrificale?

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“Accadeva in questo mese di aprile, 72 anni fa a Berlino, nel 1945, che Adolf Hitler scrisse il suo testamento finale in cui ha predetto che ci sarebbe voluto un paio di secoli prima che  l’antisemitismo potesse tornare. Naturalmente ci sono voluti molto meno di un paio di secoli. Ma anche Hitler non avrebbe potuto prevedere che, oltre agli slogan familiari sull’odio verso l’Ebreo, ci sarebbe stata una specie molto più sofisticata di antisemitismo che si sarebbe schierata regolarmente anche nelle sale delle Nazioni Unite – l’organizzazione molto internazionale creata  per prevenire un altro Olocausto ?” . Questa analisi con interrogativo è frutto di una riflessione del Rabbino Marvin Hier del Centro Simon Wiesenthal.

Una analisi che serve a comprendere meglio lo stato dell’arte della globalizzazione e della strategia geopolitica  che interessa il medio e l’estremo oriente. Gli attacchi terroristici con le azioni e reazioni che si riscontrano, visti i risultati, lasciano riflettere sulla reale e sincera azione di contrasto.

Donald Trump, imprevedibilmente per i più, ma attento calcolatore per gli addetti all’analisi strategica, ha giocato la carta dell’attacco alla Siria, veloce e repentino. Questa strategia mostra un Trump non impulsivo ma estremamente calcolatore. Tutto ciò dimostra il carattere politico dell’azione che ha opportunamente coinciso con la visita ufficiale negli Usa di Xi Jinping, presidente della Repubblica popolare cinese. Ma il Cremlino è stato posto di fronte alla scelta di come reagire a un’aperta aggressione nei confronti di un suo alleato. Per questo l’unica risposta immediata della Russia potrebbe essere quella di rafforzare il proprio appoggio a Damasco e garantire la sicurezza dello spazio aereo sul territorio siriano.

Sul fronte interno americano Trump ai  Repubblicani e Democratici, ha lanciato il segnale, forte e chiaro,  che non ha alcun accordo con la Russia di Putin smentendo i suoi detrattori che ne stavano montando un caso politico, al limite dell’Impeachment. Dall’altra, Trump, ha voluto lanciare al mondo l’avvertimento che in medio oriente, da oggi,  l’America intende esserci per svolgere un ruolo determinante,  chiudendo l’era attendista e confusionaria di Obama. Messaggio inviato a quella Russia di Putin che Obama aveva sottovalutato, lasciando a Putin la prerogativa di dettare l’agenda politica e militare in Medio Oriente. Europa e ONU sono i due esclusi dal gioco, umiliati e snaturati nel loro ruolo per ignavia  e per incapacità dei rispettivi leader, ridotti a semplici comparse e ancor peggio, a  maggiordomi degli Stati Uniti. La Cina, La Russia, l’Iran  e la Corea del Nord  sono state avvisate. Come reagiranno? Tutte le opzioni sono aperte, da quella razionale a quella irrazionale. Il Mondo e sotto una crisi senza precedenti. L’azione strategica è ormai, l’imprevedibilità e la repentinità, propio per non farsi anticipare dal nemico. Il vero obiettivo finale, sembra essere Israele, tramite la via di Damasco. E tutto questo sembra imbevuto da profezie apocalittiche… da una resa dei conti geo-religiosa che forse, nulla a che fare con la geopolitica.

Il Rabbino Marvin Hier interviene nel contesto geo-religioso dichiarando: <prima che vi spieghi, lasciate che vi parli di un importante incontro che ho avuto con David Ben-Gurion, nell’estate del 1971, quando ero un rabbino a Vancouver e ho preso un gruppo di adolescenti per il loro primo viaggio in Israele – racconta il Rabbino – . Abbiamo avuto il privilegio speciale per trascorrere quasi un’ora con Ben Gurion che si era ritirato nella sua kibbutz in S’De Boker.  Fino ad oggi, non dimenticherò mai quello che ha detto al nostro gruppo di adolescenti in particolare  che, quando ritornerete a casa, voglio che ringraziate i vostri genitori e nonni a mio nome per tutto quello che stanno facendo per lo Stato di Israele. Dite che senza il loro aiuto, senza l’aiuto degli ebrei della diaspora, non ci sarebbe lo Stato di Israele.

Ma anche dite loro che verrà un tempo in futuro in cui il mondo ebraico  della diaspora sarà dipendente dalla Stato di Israele.  Le parole profetiche di David Ben-Gurion sono ormai diventate realtà. Oggi Israele è il super motore che continua ad alimentare la diaspora ebraica. Sessantamila ragazzi delle scuole superiori e studenti universitari provenienti da Nord America vengono ogni anno per ricercare le radici della loro identità ebraica. Migliaia studiano lì e milioni vengono in visita ogni anno.

Ecco perché credo fermamente che la campagna in corso così come condotta, è volta a  delegittimare Israele da parte di agenzie delle Nazioni Unite . E’  potenzialmente, la più grande minaccia rivolta verso il mondo ebraico, perché gli ebrei della diaspora riconoscono che senza un Israele non ci sarà diaspora.  Quindi, come possiamo spiegare che delle 135 risoluzioni adottate dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite negli ultimi dieci anni, oltre il 50% di loro hanno condannato Israele? Come è possibile quella delle 97 risoluzioni presentate negli ultimi quattro anni dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, 87 di loro erano contro lo Stato di Israele?  Si può credere che il Consiglio di Sicurezza, dal 1948, ha condannato Israele in 78 risoluzioni che attaccano direttamente Israele – nessun’altra nazione si avvicina.

Non v’è alcuna ossessione con la Siria, dove un quarto di milione di persone sono state macellate; 97 risoluzioni di condanna per la Corea del Nord, che minaccia il mondo con le armi nucleari; né con l’Iran, lo sponsor principale del terrorismo; né la distruzione e il saccheggio che si svolgono in Iraq, la Libia, o in Afghanistan, ne contro il trattamento delle donne in Arabia Saudita, senza parlare di Hamas o Hezbollah, le organizzazioni terroristiche che cercano una guerra in Medio Oriente.  Sì, solo lo Stato ebraico di Israele, unica democrazia del Medio Oriente, è sanzionato, anno dopo anno, insistendo sul fatto che si deve ritirare  dai territori occupati sui confini della Cisgiordania del giugno ’67.

Fa riflettere il fatto che è  stato il famoso Abba Eban, ministro degli esteri israeliano del partito laburista, una  colomba, non Menachem Begin, non Ariel Sharon, non Bibi Netanyahu, che ha avvertito il mondo che un ritiro di Israele ai confini del giugno ’67  significherebbe   un ritorno ai confini di Auschwitz. Il punto di Eban è che oggi i vicini arabi di Israele vivono in più di 5 milioni di miglia quadrate di terra, mentre lo Stato molto piccolo di Israele, tra cui tutti i territori della Cisgiordania insediati nella guerra del 1967, non è altro che un lenzuolo di terra  di appena 11.200 miglia quadrate.

A causa di questo, la Gran Bretagna per la prima volta ha emesso un severo avvertimento alle Nazioni Unite: “La persistenza di pregiudizi, in particolare il volume sproporzionato di risoluzioni contro Israele mina la credibilità del Consiglio in quanto deve essere un corpo obiettivo con tutti indistintamente a  difesa dei diritti umani ….” Ecco perché è indispensabile che le stesse voci di tutto di tutte le rappresentanze  politiche  sempre pronte a confrontarsi con il razzismo e il fanatismo, devono far giungere le loro voci per farle brillare di una luce univoca e non una  questa duplicità e doppio standard a piacimento, secondo calcoli di interesse strategico.

Dobbiamo ampliare il nostro ordine del giorno e condurre la battaglia contro l’antisemitismo non solo quando i nostri cimiteri vengono profanati, ma anche quando vediamo  diplomatici, anno dopo anno, sedersi intorno a un tavolo di fantasia a New York per continuare a sostenere politiche che in effetti mirano  al restringimento dello Stato di Israele, in cui sette milioni vivono sparsi nel mondo  e quattordici milioni di ebrei vivono, nell’oblio totale. Anche questo,  deve suscitare la nostra coscienza, e deve anche diventare la causa della libertà da amare in nome dalla libertà di tutte  le nazioni  del mondo! >

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