Francia: sarà ballottaggio tra Macron e la Le Pen. Batosta per i partiti tradizionali.

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A scrutinio ormai definito (gli ultimi dati sono arrivati solo intorno alle 5 di questa mattina) possiamo dire che per un volta i sondaggi ci hanno azzeccato. E lo possiamo dire perchè alle presidenziali di ieri in Francia andranno al ballottaggio il liberalsocialista Emanuel Macron e la leader della destra radicale Marine Le Pen.

Macron è in testa con il 23.8% dei consensi distaccando di poco più di ue punti la Le Pen che arriva al 21.5%. Al terzo posto l’esponente della destra moderata Francoise Fillon con il 19.9%  che negli ultimi giorni ha effettivamente recuperato qualcosa dopo gli scandali che lo avevano investito durante la campagna elettorale, un recupero che però non gli ha consentito di arrivare al ballottaggio. Al quarto posto l’altra grande sorpresa di queste elezioni e cioè l’esponente della sinistra radicale Jean Luc Melenchon con un sorprendente 19.6% che sempre i sondaggi davano in grande ascesa. Solo quinto il socialista di sinistra Benoit Hamon con il 6.3% seguito dal candidato della cosidetta destra sovranista Dupont con il 4.8%. Agli altri cinque candidati sono invece andati complessivamente il 4.1% dei vostri.

Elezioni storiche in quanto per la prima volta entrambi i rappresentanti dei due partiti storici – i gollisti e i socialisti – non andranno al ballottaggio.

Facendo un analisi si possono individuare molte cose interessanti dai dati elettorali. La Le Pen conferma il suo radicamento e avanza di ben sette punti rispetto al già cospicuo risultato di cinque anni fa, quando aveva ottenuto il 17.9%. I voti che guadagna li sottrae probabilmente alla destra moderata il cui candidato prende infatti sette punti percentuali in meno rispetto a quelli – 27.1% – conseguiti da Sarkozy cinque anni fa.

Stesso discorso a sinistra dove Melenchon avanza di otto punti rispetto al risultato delle precedenti presidenziali prendendoli probabilmente dall’elettorato socialista deluso dai risultati del quinquennio di Hollande mentre gli altri quattordici punti persi dal PS si sosno spostati verso Macron, il cui partito lo ricordiamo è nato appena pochi mesi fa e ha potuto beneficiare della quota di elettorato – il 9% – andato nel 2012 al centrsita Bayrou. Non a caso, la somma di questa parte dei suffraggi ex socialisti e quella dei centristi è esattamente uguale al risultato dello stesso Macron. Il 47% e il 43% dei voti di Macron vengono dal PS o dai moderati di Bayrou.

Un altra considerazione la si può fare in merito alla distribuzione territoriale del voto. Se dividiamo la Francia con una linea immaginaria che partendo dalla foce della Somme, sfiorando appena la regione parigina, scendendo poi verso il sud del apese in direzione del mediterraneo scopriremo come è a est di questa linea che la le Pen raccoglie i maggiori successi mentre è Macron a raccoglierli ad ovest.  Per la ledaer della del Front national i succesis maggiori sono infatti in regioni come il Nord-Pas-de-calais (35%), la Piccardia, L’Alsazia Lorena, fino alla Provenza (28%) con la Corsica e le zone costiere della Francia Mediterranea. Macron invece raccoglie i maggiori successi nella regione Parigina, nella Francia del sud-ovest: Alvernia, Aquitania (25%), Bretagna, Loira (24%)  e Rhone-Alpes (29%).

Un altra considerazione: si conferma la tradizionale spaccatura tra la Francia rurale e la Francia urbana. Storica, perchè le campagne e i centri urbani di piccole e medie dimensioni o di provincia sono sempre state un feudo delle destre, mentre i grandi centri con qualche eccezzione sono sempre stati più aperti e cosmopoliti. Difatti se guardiamo la mappa elettorale notiamo che nei 41 centri urbani superiori ai 100000 abitanti la Le Pen è in testa solo in due di questi Tolone e Perpignan mentre Macron svetta invece in 25 di queste, Melenchon in 12 e Fillon nelle rimanenti due. Non solo: nei diciotto centri più popolosi – quelli sopra i 150.000 abitanti – con le sole ecceziuoni di Tolone, Nizza e Masiglia dove l’FN ha un suo insediamento storico – la Le Pen non va molto bene: Parigi (5%), Lione (8%), Tolosa (9%), Nantes (7%) (Strasburgo (12%), Montpellier (13%), Bordeaux (7%), Grenoble (10%), Digione (14%), Angers (10%) mentre a Reims, Le Havre e Lille il dato è simile a quello medio nazionale. Segno che le grandi città restano un area ostica ai richiami della leader populista. In queste stesse città invece Macron raccoglie i suoi succesis più significativi: in cinque di questi centri (la Capitale, Lione, Bordeaux, Nantes e Rennes) supera il 30% – a Parigi è al 34% – mentre in altri quattro supera il 27% (Strasburgo, Grenoble, Tolosa e Digione) e in altri tre di questi è attorno al 25% (Saint Etienne, Reims e Montpellier).

Macron raccoglie più voti tra le donne (25% contro il 20% della Le Pen) che tra gli uomini (23% contro il 24 della leader del Fn) e nelle classi medio alte (28% contro il 18% della Le Pen) che però stravince tra operai e colletti bianchi (34% contro il 17% di Macron) i più colpiti dalla crisi e dalla globalizzazione. La leader nazionalista vince inoltre tra i non praticanti – mentre i voti dei cattolici vanno a Fillon – e tra i non diplomati (30% a 19%) mentre i titolari di un istruzione universitaria si orientano più su Macron (30% a 9%). I due sono invece pari tra i diplomati (24% a testa).

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