Calabria: le frgilità di un territorio che andrebbe monitorato e curato.

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Ammonterbbero ad una media annua di 3.5 miliardi di euro i soldi sborsati dallo stato italiano dal 1944 al 2012, per sanare i danni derivanti dalle calamità naturali (dai terremoti alle alluvioni) che spesso colpiscono la nostra penisolae anche la nostra Calabria. Una spesa che secondo dati recentemente resi noti è lievitata nel periodo2012-2017 fino a 7.1 miliardi l’anno.

Un problema quello della salvaguardia del territorio che investe anche la Calabria dove si è continuato  a ignorare per molto tempo sia specificità geologiche e diffusione e gravità del dissesto idrogeologico del territorio regionale, sia la necessità di tutelare e valorizzare il grande patrimonio di risorse naturali disponibili. Un territorio che – lo ricordiamo – racchiude il 20% delle spiagge balneari italiane, numerosi, oltre settecento chilometri di coste, aria pura, vari giacimenti minerari metallici e litoidi e estesi rilievi collinari e montuosi con suoli fertilissimi e boschi secolari.

 

Una regione che però è quella a  regione a più elevata sismicità e l’unica regione d’Italia con tutti i territori comunali compresi in zona sismica di prima (261 comuni su 409) e seconda categoria dove la maggior parte del patrimonio abitativo è stato costruito quando ancora non erano entrati in vigore degli standard di resistenza sismica e sicurezza come quelli pervisti oggi dalle normative vigenti e dove il 26,8% del totale degli edifici residenziali è in mediocre-pessimo stato di conservazione (A Vibo addirittura si arriva al 31.4%). Una regione dove infine, nelle carte del PAI sono state individuate e delimitate ottomila frane e centinaia di punti e chilometri quadrati di attenzione per il rischio idraulico e dove, circa la metà delle 5.581 aree a rischio frana individuate, sempre nelle Carte del PAI stesso, risultavano a rischio elevato R3 e molto elevato R4.

Appare quindi necessario attivare una progettualità che investa risorse e mezzi per curare un territorio così bello ma anche purtroppo così fragile. Innazitutto dotando i comuni di piani strutturali comunali per un corretto sviluppo edilizio e urbanistico, predisporre i piani comunali di protezione civile, destinando uomini e mezzi alla loro applicazione, allestire campagne di sensibilizzazione dei cittadini verso le tematiche di protezione civile, – procedere alla verifica e messa in sicurezza di tutti gli edifici “strategici” come le scuole o gli ospedali.

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