Sergio Floccari: Il nostro calcio è diventato “juvecentrico”

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sergio floccari
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Finiti i festeggiamenti per la promozione della Spal, sua attuale squadra fresca di serie A, s’è messo in macchina e, assieme alla moglie e ai suoi due splendidi bambini, ha fatto rotta verso Nicotera. Un appuntamento con i sui familiari, i suoi amici, il suo passato. E’ il ragazzo semplice di sempre. Si sente addosso l’affetto della sua gente. E non si sottrae ad una chiacchierata a tutto campo con Mediterraneinews.

Allora, Sergio, si torna in serie A.

<E’ una cosa molto bella soprattutto in una città come Ferrara dove la serie A mancava quasi da 50 anni. C’è un entusiasmo enorme, una festa che abbiamo vissuto prima sul campo e ora a contatto con la gente>.

Te l’aspettavi tutto questo?

<Quando a gennaio ho fatto la mia scelta ho valutato tante cose. Ho visto giocare più squadre. La Spal è quella che mi ha subito dato l’idea di un gruppo compatto, forte, consolidato. E questo in serie B fa la differenza>.

Ma che significa per te tornare in serie A?

<A Bologna giocavo poco. Non essendo più giovanissimo, avevo due possibili percorsi da fare: o rimettermi in discussione e fare quello che amo, cioè giocare a calcio scendendo di categoria o cominciare a fare altro. Diciamo che la mia è stata una scelta di passione. E la passione non ha categorie, non retrocede. E questo mi sta consentendo di continuare a giocare e divertirmi>.

Ora nei tuoi programmi futuri c’è ancora il campo come allenatore, ti vedi già dietro una scrivania come dirigente o pensi di fare altre ancora?

<Arrivato a questa età (36 anni a novembre, ndc), disputerò sicuramente un altro anno. Poi comincerò a ragionare di anno in anno. Al momento sono fisicamente a posto. Mi sento molto competitivo, ho voglia, ho passione, mi diverto in campo con i miei compagni. La spia si accende quando si comincia a fare fatica nel quotidiano, quando ti confronti con compagni che hanno 10/15 anni di meno. Allora bisognerà cominciare a fare altre scelte>.

Come valuti il calcio italiano?

<Forse il periodo peggiore è passato. Il fatto stesso che dall’anno prossimo ci saranno più squadre in Europa sta a testimoniarlo. Peraltro, la Iuve, con i risultati degli ultimi anni, ci sta dando una grossa mano. Il nostro calcio è diventato “juvecentrico”. Viviamo una nuova fase, la globalizzazione sta stravolgendo tutto. Qualche anno fa pensare alle squadre milanesi in mano ai cinesi sarebbe stato fantascienza, oggi è realtà. Il contesto economico è cambiato. Il mercato comanda. Si apre un ciclo nuovo, ma sono sicuro che nei prossimi anni il calcio italiano recupererà il terreno perso>.

Parliamo del calcio calabrese. Come vedi il Crotone?

<Sino a qualche mese fa il suo destino sembrava segnato, poi, invece, c’è stata questa reazione finale che dimostra che nella squadra ci sono valori umani, contenuti, orgoglio. Sono contentissimo di questo e spero che, alla fine, riesca a mantenere la serie A. Con la Lazio l’impresa la può fare. Un risultato che sarebbe avvertito come una sorta di riscatto. Peraltro, seguo con piacere il Crotone anche perché ci giocano Crisetig e Falcinelli, due bravissimi ragazzi, miei ex compagni coi quali ho avuto un bellissimo rapporto. Spero domenica sera di esultare assieme a loro. Se lo meritano, ma lo meritano anche i tifosi, tutta la squadra, la città intera>.

Domenica ci sarà anche Vibonese-Catanzaro per non retrocedere.

<Sono nato a Vibo e ho giocato due anni nelle giovanili del Catanzaro. L’idea che una delle due squadre debba retrocedere mi dispiace davvero. Comunque vadano le cose, si sentiremo comunque un po’ perdenti>.

Il Cosenza può puntare alla B?

<Sta disputando i play-off con la giusta determinazione. Superato lo scoglio del Matera, sicuramente non mollerà sino alla fine. Cosenza merita la B>.

La Reggina, invece, è tranquilla.

<Ci aveva abituato a realtà diverse. Ora sta facendo fatica a riemergere. Ne è facile farlo senza adeguati sforzi economici. La sua assenza dai palcoscenici che contano è un danno per la Calabria.

Verresti a fare l’allenatore o far da dirigente in una squadra calabrese?

<Dovessi decidere di fare una delle due cose e ricominciare da zero, non esiterei a venire in Calabria. E’ la mia terra, queste sono le mie radici. Un legame forte che non si scioglierà mai anche se il mio futuro dovesse essere altrove>

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