Elezioni a malta: confermato il premier laburista Muscat.

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Uno dei più affollati mesi elettorali della storia europea recente – quattro elezioni politiche e un test amministrativo di grande livello) – si è aperto ieri con un test elettorale che ha riguardato uno dei più piccoli stati dell’Unione Europea: Malta.

Un assaggio di quanto avverrà tra pochi giorni nel Regno Unito (8 giugno), Francia (11 giugno), e Albania (25 giugno) oltre alle amministrative in Italia.

A Malta si è votato nella giornata di ieri ma come è tradizione nell’arcipelago, il conteggio dei voti è inizato solo questa mattina. E i sondaggi della vigilia sono stati ancora una volta rispettati. A dispetto infati dello scandalo che ha coinvolto la moglie del premier uscente Joseph Muscat, rimasta impelagata nei cosidetti “panama papers”, i maltesi hanno di nuovo premiato il partito laburista che si è aggiudicato la maggioranza assoluta dei 65 componenti del piccolo parlamento nazionale. Muscat aveva convocato le elezioni anticipate proprio dopo la notizia che un’azienda legata allo scandalo dei Panama Papers sarebbe di proprietà della moglie. E aveva negato ogni coinvolgimento.

Lo sfidante Simon Busuttil del Partito nazionale (facente parte del PPE) ha ammesso la sconfitta e si è congratulato con lo stesso Muscat. Secondo le prime indiscrezioni i laburisti avrebbero ottenuto il 54.9% dei voti distaccando gli avversari di dieci punti.

A Malta – lo ricordiamo – vige un sistema perfettamente bipartitico dove le due grandi forze i laburisti che hanno portato il paese all’indipemdenza dal Regno Unito e il Partito Nazionale si alternano al potere.

Muscat è stato premiato per gle eccezzionali dati economici: il paese infatti – grazie a liberalizzazioni energetiche e tagli delle tasse è riuscita a ridurre la disoccupazione e anche ad abbassare le bollette di un quarto e nel mezzo della difficili crisi dei migranti: Oggi a Malta la disoccupazione è del 4,9 per cento, la metà del dato percentuale medio della zona euro, mentre il PIL corre al +3.7% annuo e quindi più del doppio dell’Eurozona (1.6%).

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