Nicotera: incendio al Vecchio Ospedale.

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Se Nerone tornasse dall’Ade forse troverebbe in Nicotera un posticino davvero intrigante dove risiedere. E anche se – come ben sanno gli appassionati di storia – c’è la probabilità che il noto imperatore romano nulla centrasse con l’incendio di Roma del luglio del 64 d.C – qualche suo emulo forse ha davvero eletto la nostra città a sua residenza privilegiata poichè da qulche tempo gli incendi dolosi non mancano come anche noi di Mediterraneinews.it abbiamo potuto documentare in più di una occasione: quello dei vecchi copertoni alla scogliera, l’incendio del micidiale eternit a badia, l’incendio che pochi giorni fa ha causato un grosso spavento ai residenti della Stazione. Adesso gli incediari hanno compiuto un passo avanti notevole in questa folle “gara” a chi incendia di più arrivando a minacciare un immobile che tutti conoscono con il nome di “Vecchio ospedale”.

La storia di questo immobile è davvero molto lunga e si perde nel dedalo di ricordi e di storie di cui questa città è ricca.  Sorto per volontà dei cittadini grazie ai proventi del cosidetto “soldino” una specie di tassa che si pagava su alcuni beni di prima necessità e grazie anche all’impegno delle maestranze operaie del tempo che lo realizzarono per essere adibito a presidio medico-sanitario, quando la città decise nei primi anni sessanta di dotarsi di un plesso ospedaliero più grande più confacente alla normativa del tempo – e destinato anch’esso ad una fine non troppo gloriosa – fu  “donato”, dal consiglio comunale cittadino (con l’unico voto contrario del consigliere socialista prof. Loiacono) all’Ente morale Scordamaglia-Longo, caso singolare di un bene collettivo dato ad un ente privato, che ne detiene ancora oggi la proprietà.

Nel lontano 1989 l’allora giunta municipale cittadina – con deliberazione n. 184 del 10 ottobre di quell’anno, chiese alla Regione Calabria, a norma di quanto previsto dalla LR 19/04/1985 n. 17, un contributo di lire 230.000.000 per l’acquisto e la ristrutturazione dell’immobile per essere adibito proprio a Biblioteca comunale ed, eventualmente, ad altre attività o strutture a carattere socio- culturale; richiesta poi reiterara pochi anni dopo con deliberazione di giunta n. 154 del 23/05/1992. Il 22 settembre di quell’anno il consiglio di amministrazione dello Scordamaglia-Longo – delibera n. 17 – decise di cedere, mediante comodato, per la durata di anni venti, tutto il pianoterra e il primo piano dell’immobile stesso per essere destinato a Biblioteca comunale. la definitiva acquisizione dell’immobile – sempre in comodato d’uso veniva poi perfezionata con successiva delibera commissariale n. 176 del 02/06/1994. Comune e Enete morale infine – in data 21 giugno 1996 – siglavano una apposta convenzione.

Qualche anno prima, nel 1993, il giornalista e docente, prof. Giuseppe Tedesco, aveva formulato quindi sulla stampa locale, l’ipotesi di ristrutturare proprio il “Vecchio Ospedale” per farne la sede di una vera e propria “Casa della cultura”. Il Tedesco infatti, cogliendo le novità insite nell’avvio del processo di informatizzazione che stava muovendo i primi passi, asserì, e non a torto, che ormai non si potesse più parlare di “biblioteca” ma di “mediateca”, ovverosia di una biblioteca multimediale inquadrata all’interno di una più ampia istituzione culturale che includesse al suo interno più strutture e molteplici servizi. E il comune si mosse iniziando i lavori di riqualificazione dell’immobile in questione, su progetto redatto dall’architetto Domenico Corso  (al costo di 150 milioni delle vecchie lire) che prevedeva di allocare al primo piano del “Vecchio Ospedale” la suddetta biblioteca-mediateca comunale e al piano superiore, due sale mostre, una saletta conferenze, un gabinetto fotografico e un laboratorio di restasuro per libri antichi. Ma i lavori – per la solita inettitudine della classe politica – si trovarono ben presto a corto di fondi e vennero interrotti durante l’anno 1997.

L’ultima idea – formulata dall’ amministrazione precedente a quella commissariale prefigurava l’idea di fare degli alloggi per i non abbienti. ma, anche questa volta non se ne è fatto poi nulla.

Da allora il Vecchio ospedale giace lì e nel frattempo come più volte documentato anche dalla stampa locale era diventato un deposito di immondizia. Forse la stessa grazie alla cui presenza è stato possibile innescare l’incendio che – se non fosse stato per il provvidenziale intervento dei vigili del fuoco e delle forze dell’ordine – avrebbe potuto avere conseguenze più gravi dal momento che a due passi dall’immobile sorge l’asilo dell’Ente morale Scordamaglia Longo.

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