Nicotera: successo oltre le previsioni per la settima edizione del Taranta Festival.

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A 48 ore dalla conclusione del Taranta Festival è già tempo di bilanci per la manifestazione nicoterese promossa dall’omonima associazione in sinergia con l’Accademia Internazionale della Dieta Mediterranea di Nicotera e la Pro-loco cittadina. E il bilancio è estremamente positivo anzi, non è azzardato affermare che l’edizione di quest’anno ha superato – in presenze e commenti positivi – anche quelle passate.

Lo abbiamo chiesto al direttore artistico del Festival Nino Cupitò (nella foto) il quale ci ha cortesemente concesso una intervista dopo che lui e tutti i volontari che hanno reso possibile la buona riuscita di questo evento, si stanno adesso riposando dopo il duro lavoro di queste settimane.

Allora Direttore mi sembra di capire che è ampiamente soddisfatto?

Si lo sono, anzi mi permetto di dirle che sono anche emozionato. Quando alcuni anni fa abbiamo intrapreso questo progetto non pensavamo che in così poco tempo avremmo riscosso così tanto successo. Invece questo Festival si è accreditato come uno degli eventi musicali e enogastronomici più importanti del vasto comprensorio a cavallo delle province di Vibo e di Reggio Calabria. Questo ci inorgoglisce moltissimo. E può ambire a diventare un evento di livello regionale.

Che cosa ha reso possibile questo successo?

Beh sicuramente il lavoro di squadra. Un team di persone che sono anche amici tra loro e condividono la passione per la musica e per la città. Un gruppo affiatato dove non c’e spazio per protagonismi e nel quale si lavora gomito a gomito, con l’unico obiettivo di offrire alla gente del posto, a quelle persone che accorrono dai paesi vicini e ai turisti, quattro serate di puro divertimento. Mi permetta inoltre di sottolineare poi, l’importanza di aver fatto squadra sia con l’Accademia Internazionale della Dieta Mediterranea (diretta dal dott. Antonio Montuoro) che ci ha spinto a integrare queste quattro serate con la Sagra che celebra non solo i nostri migranti ma il modello alimentare che proprio qui a Nicotera trovò la sua fondatezza medico-scientifica e la naturalmente la Pro-loco cittadina (guidata dall’avv. Salvatore Campisi) che ha anch’essa, da subito, creduto e appoggiato questo progetto.

Passiamo all’edizione di quest’anno, cosa ci può dire in merito?

Credo che quest’anno abbiamo superato le previsioni in merito alle presenze della gente alle quattro serate del Festival. Ovviamente abbiamo beneficiato anche del fatto che quest’anno, a Nicotera e in tutta l’area della Costa Viola e della Costa degli Dei, dal punto di vista turistico, c’è stato un incremento delle presenze turistiche ma mi permetto di sottolineare anche altri due aspetti. Il primo, è che il team che mette su questo evento, ha capillarmente battuto il territorio per pubblicizzarlo, non solo affiggendo dei semplici manifesti ma anche lasciando delle brochure tra negozi, bar, ristoranti e villaggi turistici e inoltre siamo stati presenti con degli stand in molte manifestazioni di altri paesi, il che ci ha dato un ulteriore visibilità. Aggiungiamo anche la presenza sulla stampa locale e sui social network. Ma mi preme sottolineare anche un’altra cosa. Più passa il tempo, più consensi in termini di critiche e di pubblico il Festival riceve e più sono i gruppi di rilievo che vogliono prendere parte alla kermesse o tornarci. E quest’anno abbiamo messo su un cartellone di presenze musicali di tutto rispetto.

Ritenete importante anche l’abbinamento tra musica e buon cibo come elemento carratterizzante della kermesse stessa?

Sicuramente si. Il turista ormai non si accontenta più di sole e mare. Certo quest’ultimo resta il fattore fondamentale ma vuole di più. E’ un turista che vuole vivere il territorio, vuole conoscere le sue tradizioni e vuole uscire la sera per prendere parte a degli eventi culturali e non vi è dubbio che la musica è cultura. Così come lo è l’enogastronomia locale. In questo senso la Sagra dell’emigrante e della Dieta Mediterranea lo porta a contatto con i buoni sapori del cibo semplice calabrese che sono parte integrante di un modo di alimentarsi – quello della Dieta mediterranea per l’appunto – seguendo il quale, si aiuta anche la salute.

Non a tutti piace il genere di musica che si fa durante le serate del Taranta Festival. Cosa si sente di rispondere a queste persone? 

Che siamo in democrazia e che in democrazia ognuno dice la sua. E’ però vanno sottolineati alcuni aspetti. Il primo è che la manifestazione ha prolungato di quasi una settimana l’agosto nicoterese che per decenni terminava storicamente la sera di Ferragosto. Non è una critica questa ma una semplice constatazione. In secondo luogo, le serate sono un piccola spinta anche per i bar e i locali della città in quanto la presenza, in quelle sere, di migliaia di persone certo fa bene alla città anche in termini di ricaduta economica. Vorrei poi evidenziare che se è vero che tutta la musica è bella – dalla classica alla moderna –  è pur vero che noi ci concentriamo su un genere del panorama musicale che è anche questo apprezzatissimo e pienamente meritevole di essere ascoltato, ha una grande tradizione alle spalle e anzi negli ultimi anni (come dimostra il successo di manifestazioni simbolo come quelle che si svolgono nel Salento) si sono moltiplicati gli eventi nei quali si balla musica che un tempo veniva definita – quasi riduttivamente – “popolare”.

Tornando al Festival – del quale vi abbiamo raccontato la serata d’apertura in un precedente articolo – la sera del 18 agosto si sono esibiti i Giamberiani un gruppo di giovanissimi musicisti polistrumentisti uniti dalla passione per le tradizioni locali. La denominazione Giamberiani, d’altronde, identifica il loro repertorio, caratterizzato dalla riproposizione dei suoni e dei canti popolari della cultura orale contadina. Un modo di dire tipico catanzarese recita infatti : «Cchi t’abballi? ‘a giambariana!», che significa fare una serie di movimenti sconnessi per dare sfogo all’allegria. E «fara ‘a giambariana» rispecchia perfettamente le caratteristiche della musica popolare che non segue degli schemi prestabiliti. L’unica costante è rappresentata, invece, dalla briosità delle melodie. Durante lo spettacolo i Giamberiani hanno proposto un variegato repertorio di canti popolari eseguiti esclusivamente con l’utilizzo degli strumenti tipici della tradizione musicale locale, quali: zampogna a chiave, zampogna surdulina, pipita, fischietti, chitarra e chitarrino battente, lira calabrese, organetti, tamburelli. E’ toccato poi ai musicisti di Passione etnica – nuovo suono battente. Un gruppo nato nel 2011,  grazie alla passione per la musica di Alessandro Santacaterina a Brancaleone, un piccolo paesino in provincia di Reggio Calabria. La loro musica è, sì legata alle tradizioni calabresi, ma comunque cercano sempre di differenziarsi dagli altri gruppi grazie a contaminazioni di altri generi provenienti da altri paesi, come ad esempio la pizzica e qualche arrangiamento personalizzato di tamurriata. Nell’estate del 2014 è uscito il loro primo lavoro discografico con l’album “Fammi Cantari”. Un gruppo che negli anni 2013/2014 si è affermato in tutta la zona del reggino, cosentino e catanzarese.

Il 19 sera a scaldare gli animi della folla accorsa in Piazza Santa Caterina ci sono stati invece gli Antigua e gli Etnopathos. I primi sono nati 4 anni fa a scuola, grazie ad un progetto scolastico con il nome di “Armonie Folk” ed è proprio lì che i musicisti del gruppo hanno avuto l’opportunità di conoscersi, sperimentare ed esibirsi, continuando poi in varie manifestazioni scolastiche degli Istituti della zona. E tanto bene lo hanno fatto che alla fine, hanno deciso di portare il progetto sotto il nome di “Antigua” fuori dal quadro scolastico. Antigua é una parola di derivazione latina e spagnola che sta per: “antica” o “arcaica”. La band che già durante la prima stagione ufficiale del gruppo, ha riscosso i primi successi con la partecipazione a varie manifestazioni importanti nell’ambito della musica popolare. I secondi invece sono nati nel 2014  da un’idea di Giacomo Davì e Leo Preiti. Il termine “pathos” veniva utilizzato nell’antica Grecia per indicare sofferenza o, generalmente, emozione e quindi, il gruppo ha voluto quindi esprimere la passione per la musica etnica e l’amore per la propria terra che a volte manca. La formazione attuale rappresenta l’incontro tra musicisti eccellenti e la voglia di far riemergere a memoria d’uomo alcuni tra i più importanti testi di musica popolare e tradizionale, riproposti mediante arrangiamenti inediti. L’8 settembre 2015 gli Etno Pathos – tra le altre cosse hanno aperto in concerto di Riccardo Fogli a San Pietro Magisano (CZ), di fronte ad un pubblico di diverse migliaia di persone.

Nella serata finale del 20 agosto infine, a scaldare il pubblico ci sono stati i Tarantanovasound – un gruppo di giovani ragazzi formatosi nel giugno del 2011 con l’intento di suonare divertendosi e sopratutto facendo divertire chi li ascolta, cercando di portare l’allegria e la bellezza dei ritmi travolgenti della Taranta – e la Skunchiuruti band live. Questi ultimi sono nati come band da un gruppo di amici che propone un repertorio di canti e musiche della cultura orale calabrese. Skunchiuruto, in dialetto reggino, significa sconclusionato, una persona che non segue una logica ma non per questo superficiale, esattamente come questi dieci amici della band che si sono incontrati per il puro piacere di vivere e condividere esperienze ritrovandosi a suonare senza pretesa alcuna se non quella di divertirsi e divertire la gente che li sta ad ascoltare. Nati e cresciuti a Cataforìo (RC) gli Skunchiuruti hanno proposto un suono che è il risultato dell’incontro fra la tradizione più pura e le espressioni musicali più moderne.

Durante l’ultima serata inoltre è salito sul palco anche il Direttore dell’Accademia Internazionale della Dieta Mediterranea Antonio Montuoro che si è siffermato sul legale che unisce la città alla dieta stessa e ha poi proiettatoun filmato che ha rievocato la vincenda del celebre “Studio dei sette paesi” condotto dal prof. Ancel Keys (nella foto) che si tenne anche qui a Nicotera e che anzi individuò la nostra città – assieme a Creta in Grecia – un isola felice dove si seguiva il miglior regime alimentare possibile. Montuoro non ha mancato di sottolineare poi come la creazione del Club della Dieta mediterranea – al quale hanno prontamente aderito tutti i ristoratori della cittadina tirrenica vibonese, con lo scopo di valorizzare i prodotti tipici locali, recuperare la tradizione gastronomica nicoterese nei menù dei ristoranti, elaborare iniziative e progetti finalizzati alla diffusione di buone pratiche alimentari – e del Centro Studi Nicoterese (CeSNi) amplieranno il raggio d’azione dell’Accademia e saranno strumenti utili anche per arricchire questa manifestazione.

 

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