A Drapia splendido esordio della II Edizione de “Il Mediterraneo racconta….”

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Grande e meritato successi quello riscosso dalla prima tappa II Edizione della manifestazione “Il Mediterraneo racconta…dagli antichi mulini ai grani di un tempo” nella cornice dei paesaggi incontaminati della località Burmaria di Drapia.

L’evento, organizzato dal Club per l’UNESCO di Vibo Valentia, guidato da Maria Loscrì in collaborazione con l’Associazione di promozione della cultura mediterranea MedExperience, la Web TV Kalabria TV e diversi altri sodalizi del territorio, è finalizzato a dare voce, visibilità e possibilità di fruizione ai patrimoni del Vibonese, in forma condivisa e partecipata, tracciando i solchi ideali di una grande comunità che riconosce il suo valore fondante negli elementi identitari comuni.

Determinante, anche quest’anno, la partecipazione fattiva e collaborativa degli enti che, nel caso di Drapia, ha visto il Vicesindaco Pino Rombolà, scendere in campo in prima persona, insieme con l’amministrazione, per coordinare i lavori di questa prima tappa della manifestazione. Nell’occasione, l’antico mulino, di proprietà della famiglia Loiacono, grazie all’intraprendenza e alla voglia di mettersi in gioco del giovane Francesco, ha rimesso in moto la sua macina di pietra, mossa dalla forza delle acque del torrente Burmaria, dopo aver ricevuto la solenne benedizione dal parroco del paese.

L’incontro dibattito, organizzato nella stessa splendida cornice, non poteva che aver inizio con gli auguri, solidali, a Francesco, di una splendida riuscita per un lavoro che coniuga passione, tradizione e competenze in un’unica voce.

Saverio Di Bella, docente di Storia Moderna all’Università di Messina, ha ben esposto, partendo dalla descrizione degli elementi materiali ed immateriali, presenti dalla semina del grano fino alla mietitura ed alla macina, per poi arrivare al prodotto alimentare finale, che non si tratta di tanti saperi disgiunti tra di loro, ma di un Sapere unico, di una conoscenza che non può e non deve essere distinta in elementi materiali ed immateriali, considerato, fra l’altro, che le culture agrafe hanno anticipato di decine di millenni le forme scritte.

Profondo conoscitore della storia locale, Pasquale De Luca ha intrattenuto i presenti con una attenta disamina e descrizione dei diversi mulini presenti nell’area, costruiti con materiale proveniente dallo stesso territorio ed alimentati dai torrenti che, nel loro avanzare, garantivano il funzionamento anche ai successivi.

A seguire Adamo Rombolà, dottore di ricerca in colture arboree all’Università di Bologna, ha ben evidenziato le prospettive per il futuro che possono venire dalla ripresa delle coltivazioni dei grani autoctoni che, nel caso di Drapia, come già sperimentato da Francesco Loiacono, sono per lo più riconducibili alla varietà “Rosia”. I grani antichi, disponibili prima della cosiddetta “rivoluzione verde”, quindi prima che prendesse avvento l’agricoltura industriale, facevano parte integrante di quei patrimoni di beni e saperi di cui erano custodi i contadini, in una visione olistica della conoscenza che si è man mano ad affievolita in seguito all’avvento della ricerca scientifica, tipica dell’agricoltura industriale.

La ricchezza di nutrienti specificata in vitamine, polifenoli, fibre e minerali e il più elevato valore riconosciuto ai prodotti derivati da farine di grani antichi, possono costituire un valido incentivo per riprendere la produzione delle varianti autoctone nei tanti campi incolti della nostra Regione, favorendo anche la nascita di Gruppi di acquisto solidale.

Piervirgilio Dastoli, presidente del Consiglio Italiano del Movimento Europeo, ha concluso con estrema efficacia l’appuntamento ricordando che sono sempre le rarificazioni a scatenare le crisi e che proprio i mulini con macina a pietra, in quanto espressione comune di culture sviluppatesi nel Mediterraneo, nel corso dei secoli, possono rappresentare, insieme con la ripresa delle coltivazioni dei grani di un tempo, elementi di dialogo e di avvicinamento delle culture, compiendo una terza rivoluzione attraverso il rilancio delle biodiversità, espressione suprema delle nostre origini.

Immancabile il momento conviviale a base di gustose pietanze preparate con farine da grano “Rosia” curato dalla comunità locale.

 

 

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