Pizzo: Castello Murat: sotterranei finalmente accessibili. L’Assessore Mazzei commenta: “raggiunto un altro traguardo”.

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Il Castello Murat – uno dei principali simboli della città di Pizzo Calabro – non si compone solo del piano sito a livello stradale e da quello superiore ma anche da dei i sotterranei ai quali fino ad oggi era vietato l’accesso, ma che si narra conducano fuori città, nei pressi di Vibo Valentia (circa a 11 Km) e verso il lago Angitola (circa a 7 Km).

Ebbene adesso – dopo l’interessamento dell’assessore alla cultura Cristina Mazzei – la Sovrintendenza di Reggio Calabria ha dato il via libera per l’apertura al pubblico di una piccola ma suggestiva parte della fortezza aragonese.

Saranno sei i cunicoli che saranno percorribili ma ad alcune condizioni e cioè che il comune predisponghi lungo i percorsi una pedana per livellare il terreno, che i tratti da visitare siano illuminati con dei faretti e che vi siano collocati dei segnali luminosi atti ad indicare le uscite di emergenza. Inoltre potranno accedere ai cunicoli solo dai 3 ai 5 visitatori per volta.

Soddisfazione per l’ok della Sovrintendenza è stata espressa dalla stessa assessore Mazzei per la quale”

I cunicoli della fortezza napitina – dichiarata nel 1892 Monumento nazionale – fanno parte di un intricato dedalo di vie di comunicazione sotterranee che è riportato da numerosi storici come testimonia una frase del Tranquillo che in “Istoria apologetica dell’antica Napizia oggi detta il Pizzo” (1725) scrive che “…. in caso di bisogno uscir dal castello poteasi per via nascosta“.

Fu realizzato in periodo angioino tra il 1265 e il 1275  e viene citato sia dal Marafioti (Croniche et antichità di Calabria – Padova 1560) che dal Molè (Fasti e nefasti della Città di Pizzo – 1947) e dal Savaro. Potenziato tra il 1345 e il 1346 fu poi restaurato, ampliato e potenziato, tra il 1480 e il 1492. Dopo i fatti legati alla figura di Gioacchino Murat, nel 1884, perso il ruolo di carcere rimase abbandonato e nel 1888 fu venduto al comune di Pizzo calabro (come riporta il Martorano in “Chiese e Castelli medievali in Calabria” – 1966).

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