Floriani (SBV) commenta il successo del Festival Leggere&Scrivere e afferma: “Potrebbe essere uno straordinario strumento di promozione del territorio”.

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A pochi giorni dalla conclusione del Festival “Leggere&Scrivere” abbiamo intervistato il direttore del Sistema Bibliotecario Vibonese, prof. Gilberto Floriani.

Prof. Floriani, la prima domanda è quasi d’obbligo. Si sente di fare un bilancio di questa sesta edizione del Festival?

Direi un bilancio molto positivo di un’esperienza culturale che sta crescendo anno dopo anno nell’attenzione di un pubblico sempre più vasto e composito. Un pubblico che ha raggiunto la ragguardevole cifra di oltre 30.000 persone non solo vibonesi, non solo calabresi ma provenienti anche da altre regioni. Un festival che illumina Vibo Valentia di cultura e di attrattività e che è riuscito a farsi riconoscere nel panorama dei vari festival legati al libro e agli scrittori italiani.

Molto spesso, come accade in Italia, noi vediamo solo gli effetti finali del processo, creativo e non solo, che porta alla realizazzione di un evento come il Festival in questione. Ci può dire invece, cosa comporta la realizazione di una manifestazione di questa portata?

Il percorso che porta alle sei giornate di festival nelle varie location vibonesi e degli altri paesi in cui esso si svolge è molto complesso. Per la realizzazione del festival ci basiamo sul contributo regionale che viene concesso sulla base di un bando, quindi si comincia dalla progettazione tecnica, vi è poi una interlocuzione con il comune di Vibo Valentia e gli altri enti locali, gli sponsor, le scuole e i partner. La progettazione vera e propria dei contenuti è ormai opera di una rete qualificata di collaboratori locali e non, di rapporti con le case editrici, della partecipazione al Salone del Libro di Torino nel quale siamo presenti nella manifestazione Superfestival e dove incontriamo autori, giornalisti e saggisti. C’è poi una segreteria organizzativa per i contatti e una direzione artistica vera e propria, un ufficio stampa, la gestione del sito internet e dei social, i fotografi, il catalogo. Tutto un percorso che trova la sua complicata sintesi nelle sei giornate di ottobre, le quali dal punto di vista logistico sono molto complesse e faticose. Insomma una macchina complicatissima che solo chi la vive dall’interno può comprenderla.

Come scegliete, di edizione in edizione gli autori, i temi da trattare e i personaggi da invitare?

Abbiamo delle sezioni tematiche che ogni anno cerchiamo di riempire di contenuti nuovi, interessanti e attraenti. Calabria Fabbrica di Cultura per dare voce alla creatività del territorio; Una Regione per leggere che rivolge la sua attenzione all’intellettualità nazionale e internazionale, specie agli scrittori; Carta Canta per gli eventi musicali; Nutrimenti per le attività di valorizzazione dei prodotti e dell’enogastronomia del territorio; Leggerescrivere Junior, praticamente un festival nel festival dedicato ai bambini e una sezione artistica che quest’anno ha raggiunto un livello altissimo.

Nella nostra regione si organizzano molti eventi culturali alcuni anche di rilievo ma forse anche a causa dei campanilismi e dell’eccessiva polverizzazione dell’offerta culturale, molti di questi muoiono o non vengono riproposti. Qual’è dunque il segreto del Festival Leggere&Scrivere, giunto alla sua sesta edizione? Come riesce a stare al passo coi tempi? E perchè piace e ricuote successi sempre più crescenti?

Ho l’impressione che gli eventi culturali veramente importanti e innovativi, quelli cioè che escono dall’ordinario, in Calabria non sono molti. Ce ne sono naturalmente e alcuni molto significativi, ma non sono tutti quelli che vengono finanziati. Moltissimi di questi hanno un carattere localistico e autoreferenziale. Il Festival Leggere&scrivere ha l’ambizione di misurarsi con grandi eventi nazionali. Ancora non ha raggiunto questa dimensione per questioni di budget, siamo ancora lontanissimi dai livelli di investimento di Festival letteratura di Mantova o di Pordenonelegge, o del Festival della Filosofia di Sarzana, siamo ancora molto deficitari nella comunicazione e nella promozione. Fare il festival ogni anno è una sfida; si tenga conto che come organizzazione non abbiamo alle spalle una macchina da guerra, ma il Sistema Bibliotecario Vibonese, un polo culturale e bibliotecario di eccellenza, che sopravvive tra infinite difficoltà finanziarie e ostilità di carattere burocratico. Devo dire che operiamo in un contesto che non si vuole bene, dove Leggere&scrivere potrebbe essere uno straordinario strumento di promozione del territorio e delle sue vocazioni come accade in altre realtà, ma di questo ancora non ci si rende conto. Si ha un bel parlare da parte di molti che la cultura è il nostro petrolio.

Che cosa rappresenta e può rappresentare in futuro, Il Festival, per un territorio come il nostro dove fare buona cultura è sempre difficile?

Quello che dicevo nella risposta precedente. Leggere&scrivere se adeguatamente sostenuto potrebbe essere un potente strumento per far percepire a livello nazionale ed europeo le qualità del territorio Vibonese, autentico scrigno di bellezze naturali e di patrimonio culturale e di eccellenze gastronomiche, di notevolissime e conosciute località turistiche quali Tropea, Pizzo, Nicotera, Serra San Bruno, Soriano e tanto altro. Questo potrebbe a sua volta innescare nuovi processi di sviluppo e di miglioramento dell’ambiente, dell’edilizia, del turismo. Naturalmente non dipende solo dal festival come organizzazione, ma dalla classe dirigente del territorio che deve capirne le potenzialità e scommettere su di esse. Come è successo altrove. A Pordenone una volta c’era la Zanussi, ora c’è una filiera di attività basata su Pordenonelegge.

Ci si lamenta sempre che sul territorio, dal punto di vista culturale,si offra poco. Eppure un evento come il Festival sembra smentire questa vulgata. Cosa si sente dire in merito a questo aspetto? E come potrebbero, istituzioni e società vibonese, contribuire all’ulteriore sucecsso di questa manifestazione?

Sostenere adeguatamente la progettualità fuori del comune che il Festival è in grado di esprimere e scommettere positivamente sulle grandi potenzialità del territorio. Ma sono un po’ pessimista, come spiegare altrimenti la perdurante presenza della mafia e, lo cito a titolo di esempio, la chiusura dell’unico grande albergo di Vibo Valentia.

Ci dica delle cose che vorrebbe fare nelle prossime edizioni o delle novità che avete già in programma.

Vorremmo poter organizzare altri cantieri del festival, magari in estate; avere grandi ospiti internazionali e inserire nella sua programmazione un tema centrale, capace di intercettare tutto quanto accade di nuovo e di interessante nella cultura del nostro paese e in quella europea. Alcune cose credo riusciremo a farle altre dipendono strettamente dalle risorse che riusciremo a reperire.

 

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