Tra antico e moderno, il Sistema Bibliotecario Vibonese, ci fa scoprire uno dei suoi gioielli.

Nessun commento Share:

“Quella del Sistema Bibliotecario Vibonese (SBV) è una grande biblioteca pubblica con una forte sensibilità sociale e una dotazione documentaria aggiornata. Fa tuttavia piacere custodire una rarità bibliografica come questa impressa ad Anversa nel 1565 dal grande tipografo Christophe Plantin, pioniere della stampa della bibbia”.

Con questo post pubblicato sui social network, il prof. Gilberto Floriani direttore del SBV stesso ci fa scoprire un aspetto di questo polo culturale d’eccellenza per molti versi inedito. E lo stesso Floriani afferma che “questo non è l’unico pezzo di pregio che possiamo annoverare tra le raccolte bibliografiche in possesso del Sistema Bibliotecario”.

Plantin nacque verso il 1520 a Saint-Avertin, in Francia. Non ancora trentenne dopo aver vissuto a Lione durante l’infanzia, poi a Orleans e Parigi, si stabilì ad Anversa, nei Paesi Bassi, città che era diventata, tra il 1500 e il 1550, il più importante centro di stamperia dei Paesi Bassi spagnoli, soprattutto grazie alla stampa clandestina dei libri religiosi ispirati da Martin Lutero e dove, rispetto alla Francia, il clima religioso era più tollerante e le opportunità economiche migliori.

Plantin inizialmente lavorò per Gabriel de Zayas, segretario di Filippo II, come artigiano rilegatore di libri in pelle fino al 1555, quando degli ubriachi lo attaccarono in una strada di Anversa mentre stava consegnando un cofanetto in pelle destinato al re Filippo II di Spagna. Avendo avuto la spalla trafitta da una spada, fu costretto a cambiare mestiere ed intraprese l’attività di stampatore con il supporto finanziario di Hendrik Niclaes, leader di un gruppo di anabattisti e stampò il suo primo libro nel 1555. Plantin chiamò la sua stamperia De Gulden Passer (Il compasso d’oro) e si mise poi in società con dei facoltosi mercanti, diversi dei quali erano di dichiarata fede calvinista. Durante una collaborazione durata cinque anni, dai torchi di Plantin uscirono 260 opere diverse. Tra queste c’erano edizioni della Bibbia in ebraico, in greco e in latino ed edizioni elegantemente illustrate della Bibbia di Lovanio, una versione cattolica olandese.

Nel 1570 fu nominato dal re Filippo II, arcitipografo reale (prototypographus regius), responsabile per il controllo delle stampa nei Paesi Bassi e la pubblicazione, a cura di Benito Arias Montano, di una nuova edizione della Bibbia Poliglotta Complutense d’Alcalá. Obiettivo del progetto era quello di preparare una nuova versione della prestigiosa Poliglotta Complutense. Oltre alla Vulgata latina, alla Settanta greca e al testo originale ebraico, la nuova Bibbia Poliglotta di Plantin, includeva un Targum aramaico e la Pescitta siriaca, accompagnati entrambi da una traduzione letterale in latino.Oltre alle dodici copie su pergamena per il re Filippo II, fu necessaria una tiratura di dodici centinaia di copie in cinque volumi che compongono la Bibbia, e seicento copie solo per i tre volumi dell’Apparatus sacer. I lavori di stampa ebbero inizio nel 1568 e nel 1572, in un tempo molto breve se si tiene conto dei mezzi di allora, l’immane impresa fu portata a termine. La serie completa divenne nota come Poliglotta di Anversa. Fu detta anche “Bibbia regia” visto che aveva il patrocinio del re Filippo II. E secondo alcuni la Poliglotta di Anversa sarebbe “il risultato più importante conseguito in campo tipografico da un singolo stampatore nel XVI secolo”.

A quell’epoca la maggior parte dei tipografi possedeva solo due o tre torchi. Plantin, invece, nel momento in cui la sua produzione era al culmine probabilmente disponeva di almeno 22 torchi e 160 operai. In tutto il mondo spagnolo si fece la reputazione di tipografo di prim’ordine.

Molto ricercati per la correttezza del testo e l’eleganza dei caratteri, in tutti i paesi europei si diffusero i suoi libri di diritto, di linguistica, di scienze, di lettere, di liturgia, ecc. Plantin riuscì a trasformare l’artigianato del libro in una vera organizzazione industriale, dando origine alla gloriosa casa che, da lui ceduta al genero Jan Moretus, fu poi acquistata dalla città di Anversa e, nel 1876, trasformata in museo.

Nel 1583 Plantin si trasferì a Leida, un centinaio di chilometri a nord di Anversa dove fondò una tipografia tornando poi ad Anversa dove morì il 1° luglio 1589.

Ad Anversa, l’edificio in cui vissero e lavorarono Plantin e i suoi discendenti fu trasformato in museo (vedi foto) – il Plantin-Moretusmuseum – e aperto al pubblico nel 1877. Non esistono altre tipografie di quel periodo rimaste intatte. Nel 2002 il museo venne candidato per essere inserito nell’elenco dei Patrimoni mondiali dell’umanità dell’UNESCO, cosa che avvenne nel 2005: è stato il primo museo ad essere inserito in questa prestigiosa lista. Vi sono esposti cinque torchi tipografici che risalgono al XVII e XVIII secolo. Altri due torchi — a quanto si sa, i più antichi oggi esistenti — risalgono quasi al tempo di Plantin. Il museo custodisce una raccolta di circa 15.000 matrici usate per fondere caratteri tipografici, 15.000 incisioni su legno e 3.000 su rame. Nella biblioteca del museo sono conservati 638 manoscritti che risalgono a un periodo compreso fra il IX e il XVI secolo, nonché 154 incunaboli (libri stampati prima del 1501). Tra questi c’è sia un esemplare originale della Bibbia di Gutenberg anteriore al 1461, sia un esemplare della famosa Bibbia Poliglotta di Anversa di Plantin.

Condividi questo Articolo
Previous Article

Catanzaro, Cosenza e Reggio Calabria, operazioni della Guardia di Finanza – FOTO e VIDEO

Next Article

Nicotera: il comune indice una selezione pubblica per l’assunzione a tempo parziale di agenti della Polizia municipale.

You may also like