Danimarca: sconfitta del centrodestra nelle elezioni regionali e municipali.

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La coalizione di centro destra che governa la Danimarca è uscita un pò ammaccata dalle elezioni regionali e comunali di metà mandato, tenutesi domenica nel paese scandinavo. Un importante test politico in vista delle elezioni generali della primavera del 2019.

Le sinistre infatti – a scrutinio quasi ultimato – hanno conquistato 4 delle 5 regioni del paese e 8 delle 10 città più popolose: la capitale Copenaghen, Aarhus, Odense, Aalborg, Randers, Kolding, Horsens e Roskilde.

A livello complessivo, si registra una flessione sia del liberali di centrodestra della Venstre che dell’ultradestra del Partito Popolare Danese mentre – sempre restando nel campo del centrodestra – sono stabili i Conservatori, l’Alleanza liberale e i Cristianodemocratici. Sul fronte opposto, si registra l’avanzata dei Socialdemocratici, del Socialisti di sinistra, dei Radicali di sinistra e della lista ecologista Alternativa mentre fanno registrare un calo i Rosso-verdi della cosidetta Enhedslisten.

I socialdemocratici si confermano così primo partito del paese con il 32.5% dei voti (+3%) mentre i liberali di centrodestra della Venstre, si piazzano al secondo posto con il 23.1 (-3.5%). L’ultradestra rimane il terzo partito ma sconta un calo passando al 10.1% di quattro anni fa all’8.7% di oggi, superata dai conservatori con l’8.8%. Seguono poi i tre partiti delle sinistra radicale: Rosso-verdi (5.9%), Socialisti di sinistra (5.7%), Radicali di sinistra (4.6%). Poi la lista ecologista Alternativa (3.1%) e L’alleanza liberale di centro destra (2.6%).

Soddisfazione è stata espressa dal leader dei Socialdemocratici la giovanissima – classe 1977 – Mette Frederiksen (nella foto) che ha consigliato al governo conservatore di badare più alla difesa dell’elevato standard dei servizi ai cittadini danesi invece di concentrarsi sul taglio delle tasse.

Il governo ovviamente non è a rischio ma trattandosi di un esecutivo di minoranza – Venstre, Conservatori e Alleanza liberale infatti dispongono solo di  53 seggi sui 179 del Folketing, il parlamento unicamerale danese – che si regge sul’aiuto esterno del partito dell’ultradestra Dansk Folkeparti (37 seggi), il voto di ieri certo non mancherà di avere ripercussioni sulla scena politica nazionale e sulle dinamiche interne alle due coalizioni che da sempre si alternano alla guida del paese della Sirenetta.

 

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