Vacche Sacre. La ‘Ndrangheta si converte all’Induismo?

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Un tempo si era tanto cristiani da averci anche un grande partito: la Democrazia Cristiana. Poi venne tangentopoli e si scoprirono corruzione e ruberie fatte da tutti i partiti della cosiddetta Prima Repubblica, con il primato  però, di certi cristiani che avevano fino a prima rubato con due mani, ma poi, infurbiti, molti di loro divennero Ottomani, non per fede, ma perché con otto mani si rubava meglio che con due mani.

Tutto si sa, gira e rigira è sempre riconducibile ad una questione di fede. Sembra l’abbia capito anche la ndrangheta reggina. Difatti dopo aver perso il Santuario di Polsi come loro luogo di riferimento per gli incontri di fede e per i rituali di iniziazione, sembra che gli ‘ndranghetisti si siano, di recente, convertiti all’induismo e al conseguente culto delle “Vacche Sacre”. Vacche che liberamente pascolano nella provincia di Reggio Calabria in quell’area aspromontana individuata nel triangolo sacro delle bermuda calabresi, compreso nei territori di Cittanova, Taurianova e Molochio e che nessuno, osa togliere definitivamente, nonostante il fenomeno della zoolatria venga praticato da oltre 30 anni in quel triangolo. La costituzione italiana garantisce il diritto di culto anche all’induismo e quindi alle Vacche Sacre.

Ma una domanda sorge spontanea: lo Stato in Calabria ci stà a controllare il territorio o ha irresponsabilmente applicato la Costituzione dell’India? L’art. 48 della costituzione indiana vieta la macellazione di vacche e vitelli, la vendita, il consumo e l’esportazione della loro carne che è punibile con sanzioni o, nei casi più gravi l’imprigionamento.

Ma se non si riesce a togliere dal randaggismo un centinaio di Vacche Sacre, come può il cittadino calabrese sperare che lo Stato provveda a sradicare o quantomeno contrastare, la criminalità organizzata?

Domande che pesano come macigni sulla coscienza degli addetti i lavori, cioè quei rappresentanti dello Stato colpevoli del perdurare di questa situazione vergognosa, indice di un lavativismo e di un testastruzzismo endemico che amaramente notiamo che non ha colpito, purtroppo, solo le fasce basse della burocrazia di Stato, ma anche quelle apicali.

Ne basta lavarsi la coscienza se, udite-udite, nel 2010 il prefetto di Reggio Calabria ha emesso un’ordinanza che prevedeva: “a tutte le forze dell’ordine ed ai loro ausiliari di provvedere all’abbattimento dei bovini vaganti, limitatamente al caso in cui questi dovessero creare una situazione di pericolo concreto per l’incolumità delle popolazioni e per la sicurezza della circolazione”. L’ordinanza si concluse il 30 giugno 2011 con l’uccisione di 11 bovini…su qualche centinaio.

Purtroppo da italiani, assistiamo sconfortati a tutto questo scempio istituzionale. A nulla sono valse le numerose e recenti proteste di quei cittadini che, quotidianamente come avvenuto anche questa notte, si scontrano con le Vacche Sacre lungo le strade provinciali e quelle cittadine. Vacche ormai padrone incontrastate, venerate ed intoccabili perché, non si può far torto al Dio Padrino…Lo vieta la Costituzione….

E pensare, porca vacca, che basterebbe la volontà di organizzare il carico su camion, prelevarle una ad una e portarle via da quei territori inquinati e prevaricati dalla criminalità. Un furto con destrezza da parte dello Stato, tra l’altro senza il rischio di alcuna denuncia. Invece siamo costretti a subire la duplice violenza: da una parte della ‘ndrangheta reggina che impone il sacro pascolo e, dall’altra, lo Stato che invece di pensare all’onesto cittadino italiano, bada a non provocare “incidenti diplomatici”. In fondo cos’è la controparte se non un altro stato nello Stato!!!!

Ma mi faccia il piacere…. Signor Stato… si sveglino!!

 

 

 

 

 

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