Via libera del Miur all’uso dei dispositivi mobili nelle scuole. Ad annunciarlo il ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli, in occasione della tre giorni sull’innovazione tecnologica “Futura” a Bologna dove ha presentato il nuovo decalogo che punta a regolamentarne l’uso.

A differenza della Francia, quindi, dove il ministro dell’Istruzione, Jean-Michel Blanquer, ha introdotto il divieto di usare gli smartphone a scuola, l’Italia, invece, ne liberalizza l’utilizzo in classe perchè, secondo il Miur, “proibire l’uso dei dispositivi a scuola non è la soluzione”.

“La sfida dell’innovazione – dichiara la Fedeli – si vince sviluppando spirito critico e responsabilità”, perciò, il ministero ha deciso di stilare e diffondere un decalogo per l’uso dei dispositivi mobili nelle scuole aprendosi, così, al Bring Your Own Device (Byod), in italiano “porta il tuo dispositivo”. Il documento nei prossimi giorni arriverà nelle scuole tramite circolare “sapendo che ogni scuola – evidenzia – rimane nella sua autonomia e ogni insegnante nella sua libertà didattica di insegnamento”. Il Miur, infatti, è convinto che il motore dell’innovazione siano dirigenti e insegnanti, che avranno “la libertà di introdurre l’utilizzo dei dispositivi nelle classi nei modi e nei tempi che ritengono più opportuni”. A tal proposito nel decalogo si manifesta la volontà di coinvolgere l’intera comunità scolastica attraverso la formazione e lo sviluppo professionale.

L’obiettivo dello strumento fornito dal Miur è, quindi, quello di regolare l’utilizzo dei “tantissimi device che sono già presenti nelle scuole” per “accompagnare nell’utilizzo del digitale che significa anche educare a tempi e modalità di contenuto nell’utilizzo dei device”. Il decalogo è composto da dieci punti e si rivolge sia agli insegnanti che agli studenti.

I primi tre punti teorizzano che per migliorare l’apprendimento e il benessere dell’intera comunità scolastica è necessario aprirsi al cambiamento che, in questo caso, è rappresentato dalle nuove tecnologie. Queste ultime, secondo il Miur, possono rivelarsi un arricchimento della didattica, ma il loro utilizzo deve essere regolato. “Proibire l’uso dei dispositivi a scuola,  recita il secondo punto del decalogo, non è la soluzione”, ma, allo stesso tempo, è necessario che non vengano utilizzati eccessivamente. Affinché il rinnovamento della scuola avvenga, inoltre, il ministero si impegna a fornire “i necessari servizi e l’indispensabile connettività, favorendo un uso responsabile dei dispositivi personali”.

L’approccio della commissione ministeriale incaricata di mettere a fuoco i dieci criteri è ispirato, quindi, a una visione fiduciosa e positiva del rapporto tra i professori, gli studenti e la cultura oggi plasmata nei suoi linguaggi, stili e codici dall’enorme diffusione di tablet e telefoni interattivi.

Non si tratta dunque di una sorta di resa a un fenomeno dilagante, “il digitale nella didattica – si legge al settimo punto del documento – è una scelta” e dunque “sta ai docenti introdurla e condurla in classe per educare alla cittadinanza digitale attraverso una didattica che guida l’uso competente e responsabile”.

“Responsabilità” diventa, quindi, la parola chiave dell’intero decalogo che viene riproposta ben quattro volte, insistendo sulla necessità sia di “insegnare a usare bene e integrare nella didattica i dispositivi” (n.2), sia di “regolamentare le modalità e i tempi dell’uso e del non uso” (n.8), promuovendo “l’autonomia” degli studenti (n.6).

A giorni, alle scuole arriveranno anche le linee guida che ampliano quello che si legge nel decalogo e che a loro volta rimandano alla piattaforma online che sarà accessibile da lunedì, con materiali per la didattica.