Investire sulle biblioteche per fare crescere la Calabria: un invito alla modernizzazione e alla razionalizzazione del sistema.

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La Regione Puglia ha varato di recente un interessantissima iniziativa culturale – denominata – ‘Community library’, mediante la quale le biblioteche della regione in questione saranno interconnesse, moderne e digitali. Un progetto da 120 milioni di euro. Insomma non propriamente degli spiccioli e che si accompagnerà al restauro e alla riqualificazione di beni culturali. L’iniziativa ha ottenuto anche il plauso dell’Unesco che ha deciso di tenere a Bari, a fine giugno, il prossimo Forum mondiale sulle ‘Community library’.

Insomma un sforzo finanziario di tutto rispetto al quale la Calabria – da sempre cenerentola delle classifiche che riguardano la lettura – dovrebbe guardare dicono alcuni che operano da anni in questo settore. Di recente, ad esempio, è stato il Direttore del Polo culturale d’eccellenza del Sistema Bibliotecario Vibonese, Prof. Gilberto Floriani, ha lanciare sui media un accorato appello alla Regione stessa, affinchè investa di più su questi presidi che non solo degli archivi polverosi dove si conservano dei libri ma vere e proprie fucine culturali, dove si elaborano iniziative, si accolgono quelle delle associazioni, si realizzano cose di spessore, come ad esempio il Festival Leggere e Scrivere” che attrae ogni anno ben 30.000 presenze.

La Regione Calabria in questi anni – e lo ha ricordato in questi giorni anche lo stesso Presidente Oliverio – ha già, tra le altre cose, realizzato 17 interventi (per 12 milioni di euro) per il recupero di beni culturali e aree archeologiche. Forse, sempre utilizzando la leva dei fondi comunitari, si potrebbero quindi attrarre nuove risorse da destinare anche a musei, archivi e biblioteche.

Per quanto riguarda il Vibonese – ma è un fatto comune a tutta la regione – certo non aiuta l’eccessiva polverizzazione sul territorio di queste strutture, dovuta alla presenza di una pluralità di enti di piccole dimensioni (il 65% dei comuni è sotto i tremila abitanti) e difatti, a parte la Biblioteca Calabrese di Soriano Calabro, e naturalmente lo stesso Sistema Bibliotecario, non vi sono presidi in grado di sviluppare una forte politica culturale. Ma è anche vero che anche questi devono uscire dalla logica del contributo una-tantum, della richiesta al politico di turno e presentare alla Regione un progetto organico e razionale di sviluppo delle rispettive reti bibliotecarie.

L’ente in condizioni migliori per farlo – per quanto riguarda il vibonese stesso – è senza dubbio ancora una volta, Il Sistema Bibliotecario, forte dei suoi numeri (15000 iscritti, 300 presenze giornaliere e una esperienza trentennale in questo settore) che deve porsi a capofila di questo grande sommovimento culturale. Come?

Per prima cosa, è necessario superare la vetusta Legge regionale sulle biblioteche varata nel lontano 1985 e ormai completamente superata dagli eventi e dalla rivoluzione tecnologica in corso. Otto Sistemi bibliotecari – (Vibo valentia e Piana di Gioia Tauro, Reggio Calabria, Locri, Catanzaro, Lamezia, Crotone, Cosenza, Corigliano/Rossano), sarebbero più che sufficenti per coordinare e orientare e riorganizzare le biblioteche calabresi. I Direttori di questi “Centri-sistema” dovrebbero poi costituire un organismo ristretto direttamente sottoposto all’autorità dell’Assessorato regionale alla cultura e allo stesso Oliverio. Ogni anno, i componenti di questo organismo, dovrebbero presentare un progetto per chiedere dei fondi finalizzati allo sviluppo della rete bibliotecaria e alle iniziative culturali collegate e la Regione -a sua volta – dovrebbe ripartire i fondi non basandosi sul criterio della popolazione ma su parametri di valutazione più oggettivi (numero di iniziative realizzate, presenze, prestiti, consultazioni, progetti, inziative fatte, corsi realizzati, ecc.) da desumere anche attraverso indagini conoscitive fatte sugli utenti come avviene in ogni realtà civile che si rispetti. Si verrebbe così, non solo a razionalizzare il tutto, ma evitare la dipendenza dal contributo economico che i Sistemi bibliotecari dovrebbero ricevere da comuni e province e che spesso non versano, come nel caso proprio del vibonese.

Ai “Centri-sistema” spetterebbe poi dirottare parte di questi fondi alle piccole biblioteche, facendo si che i comuni si impegnino innanzitutto a metterle in rete tra di loro e digitalizzandole e offrendo il necessario supporto come già peraltro fanno in termini di prestito interbibliotecario, catalogazione, corsi di formazione ecc. Per quanto riguarda il vibonese, sotto il SBV dovrebbe poi esserci una rete di “Case della Cultura” – moderni centri polifunziuonali (biblioteca, mediateca, informagiovani, archivio storico comunale e altre strutture culturali, se gli spazi lo consentono) – da dislocare nei sei centri più importanti (ai quali aggiungiamo Soriano per la presenza della Biblioteca calabrese), ognuno competente per una porzione del territorio provinciale e poi le “biblioteche di comunità” – intese come piccoli presidi affidati alle cure di associazioni culturali come veri e propri centri di aggregazione sociale di comuni che spesso ne sono sprovvisti.

Per quanto riguarda il SBV, il primo di questi progetto da presentare alla Regione dopo questo intervento legislativo di razionalizzazione dell’intero sistema potrebbe includere le seguenti azioni: 1) ulteriore digitalizzazione e informatizzazione del Centro Sistema e dei presidi ad esso sottoposti; 2) acquisto di nuovi libri non solo in formato cartaceo ma anche multimediale; 3) nuovi abbonamenti a giornali e riviste; 4) formazione del personale e un piccolo bonus per i volontari; 4) potenziamento dei siti internet e della comunicazione; 5) creazione di nuovi corsi e laboratori e potenziamento di quelli già attivi; 5) Potenziamento del Festival Leggere e Scrivere; 7) maggiori iniziative in cooperazione con le scuole (vedi quella sul teatro fatta assime al Liceo Morelli); 8) creazione di un Centro di documentazione di storia e cultura vibonese.

 

 

 

 

 

 

 

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