Nicotera, Marzia Prestia Lamberti incontra gli alunni della media: “la morte di mio figlio Francesco non sia vana, non abbassate mai la testa davanti alla delinquenza”

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“Nessuno ha il diritto di calpestare la vostra dignità, nessuno ha il diritto di puntarvi una pistola e mettervi in ginocchio. Questi sono atti vili e noi dobbiamo fare in modo che tutto ciò non accada più”. Esordisce così Marzia Prestia Lamberti, madre di Francesco, il 16enne ucciso a colpi di pistola da un suo coetaneo a Mileto nel maggio scorso, parlando nell’atrio della scuola Secondaria di I grado di Nicotera del dirigente Marisa Piro, a docenti e alunni. Presente anche Maria Joel Conocchiella di Libera Vibo e membro della segreteria di Libera Calabria.

Agli alunni, silenziosi, interessati e attenti, racconta la sua triste vicenda, quella di una madre che il 29 maggio 2016 ha perso uno dei suoi tre figli per futili motivi, perchè Alex Pititto, il baby killer, non accettava che una ragazzina della quale si era invaghito era attratta proprio da Francesco. Racconta la storia del figlio, Marzia, una vita distrutta, sogni infranti di un ragazzo che, come tanti altri,  giocava a calcio, capitano della sua squadra, trascorrendo le giornate insieme a tanti amici.

La sera del 29 maggio il ragazzo era uscito alle 20 da casa per andare a mangiare la pizza, ma non è più ritornato. “L’omicida – dichiara – lo ha atteso con l’intenzione di ucciderlo. Nel centro del paese, vicino la villa comunale, tutti hanno sentito i colpi di pistola, ma nessuno parla, nessuno ci aiuta. Il ragazzo che ha sparato intorno alle 20,30, due ore dopo era già in caserma per costituirsi, difendendo con questo gesto, probabilmente, persone a lui care, persone sicuramente coinvolte che hanno commesso insieme a lui questo delitto e che sono libere. Oggi, lui continua a non collaborare con la giustizia”.

Ricordare Francesco in positivo è l’invito che Marzia fa ai commossi ragazzi. “Dopo quanto successo noi non viviamo più – afferma –. Io vado avanti per gli altri miei figli cercando di recuperare una vita normale, ma la nostra vita è cambiata il 29 maggio. Si sopravvive. Siamo una famiglia semplice, ma Francesco ci manca. Quello che fa rabbia è che è morto non per un incidente o una malattia, ma perché un altro individuo ha scelto per lui e per noi e a farlo è un ragazzino che ancora adesso non dà segni di pentimento e questa è la cosa più brutta. Non ha capito neanche la gravità del male che ha commesso. Come credente dovrei perdonare, ma non riesco a farlo, non è facile perché nessuno ha il diritto di togliere la vita ad un ragazzo senza motivo. Chiedo giustizia per Francesco e lotterò finché avrò vita per questo”.

Il desiderio di Marzia è che la morte di Francesco non sia vana. “Denunciate ogni piccolo atto di violenza – dichiara -. Parlate con gli insegnanti, i genitori perché se una sola persona avesse denunciato i gesti di violenza perpetrati dall’omicida ad altri ragazzi, Francesco ancora sarebbe vivo”. Un assassinio ancora tutto da chiarire quello del 16enne di Mileto, ma il monito della madre è di “non abbassare mai la testa davanti alla delinquenza per rispetto di voi stessi. I deboli non siete voi, sono loro, perché uno che gira con la pistola lo fa perché non sa parlare e non sa affrontare la vita”.

Il 21 marzo quando a Vibo si svolgerà la XXIII edizione della Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti di tutte le mafie, fra le tante vittime, sarà letto anche il nome di Francesco. “Non pensavo mai che quest’anno venisse letto il nome di mio figlio – afferma –. Pensiamo sempre di essere immuni da tutto ciò, che questi fatti non possono capitare a noi e invece… Per questo dobbiamo fare in modo che non succedano più simili atti e che questa lista non si allunghi”.

Anche per la Piro è necessario imparare a rispettarsi e fare tesoro di queste vicende tragiche altrimenti è solo solidarietà estemporanea. “Voi siete il riscatto della nostra terra – sottolinea ai ragazzi –, noi vi aiuteremo e vi accompagneremo in questo cammino di crescita. Ognuno di noi, però, deve crescere in sensibilità e come persona e ognuno di noi deve dare il suo piccolo contributo. Non servono grandi cose, solo il piccolo contributo di ciascuno. La testimonianza di oggi si tramuta in augurio nei vostri confronti affinchè diventiate persone libere e vere”.

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