Dopo l’assise di Tropea, Foti (Fondazione Ordine degli architetti vibonesi) interviene su sviluppo, lavoro e governance del territorio.

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Come annunciato nei giorni scorsi anche da noi di Mediterraneinews.it, si è tenuto ieri un interessante appuntamento promosso dalla Fondazione dell’Ordine degli architetti pianificatori, paesaggisti e conservatori di Vibo valentia. Incontro, in merito al quale, abbiamo voluto rivolgere alcune domande al presidente della fondazione stessa, arch. Fabio Foti (nella foto di copertina).

Arch. Foti, ci spieghi in qualità di presidente della Fondazione dell’Ordine perché l’iniziativa di ieri è stata fortemente voluta a Tropea quale tappa di avvicinamento al Congresso nazionale in programma a Roma dal 5 al 7 luglio prossimi?

La scelta di celebrare il congresso regionale degli Architetti a Tropea è stato un segnale di riconoscimento degli altri Ordini calabresi e soprattutto da parte del Consiglio Nazionale rispetto alle attività, idee e proposte messe in campo in questi anni dall’Ordine di Vibo su i temi della città e del territorio che ci ha visti, tra l’altro, essere presenti, tra i pochissimi a livello italiano, nei laboratori di rigenerazione urbana Urbanpro (con Ance, Confcommercio e Camera di Commercio) e Anci-Confcommercio. La scelta di Tropea poi nelle settimane ha assunto un valore anche diverso dopo l’atto violento subito dal responsabile dell’ufficio tecnico del comune, arch. Vincenzo Giannini, che come si sa è anche un consigliere dell’Ordine; abbiamo voluto affermare in quella città – guidata da una Commissione straordinaria a seguito dello scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazioni mafiose – con forza e determinazione il principio della legalità attraverso la nostra vicinanza alla comunità e a tutti i tecnici comunali che ogni giorno con dignità e abnegazione portano avanti i loro lavoro. Da Tropea e dalla Calabria arriva al Congresso di luglio a Roma, tra gli altri, un messaggio potente e chiaro: la legalità e la sicurezza urbana dei cittadini devono essere i pilastri su cui poggiare qualsiasi elaborazione sul futuro della città.

Nel corso dell’assise, si è parlato dei dati di una ricerca sulla situazione economica della Regione, commissionata al Cresme dal Consiglio nazionale degli Architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori. Cosa è emerso da questa ricerca?

Dai dati illustrati dal direttore del Cresme, Lorenzo Bellicini, emerge che la disoccupazione è la piaga della regione Calabria con un tasso tra i più alti in Italia; il settore del turismo: con 1,6 milioni di arrivi nel 2016 e 8,5 milioni di presenze evidenzia come la Calabria assorbe meno del 2% dei flussi turistici nazionali, collocandosi prima solo di Abruzzo, Valle d’Aosta, Basilicata e Molise. Segnali poco confortanti anche per il mercato delle opere pubbliche che nel 2017 è stato  quantificato in 433 milioni in calo del 33% rispetto al 2016. Sul fronte demografico, tra il 2006 e il 2016 il numero di residenti in Calabria è diminuito di 2.504 unità e quindi senza significativi mutamenti di scenario, soprattutto a causa dei fenomeni di invecchiamento della struttura demografica, nel prossimo futuro si verificherà un calo consistente, segnando quasi 65mila abitanti in meno nel prossimo decennio e quasi 129mila nel decennio successivo, per una contrazione netta nel ventennio di quasi 194mila abitanti.

Quali sono le possibili indicazioni che gli architetti propongono alle istituzioni per far uscire definitivamente il settore edilizio dalla crisi che ancora si fa sentire?

La ripresa dello sviluppo nel settore edilizio passa dalla declinazione di nuove politiche che, da una parte, devono puntare sulla messa in sicurezza del territorio regionale e del patrimonio edificato, e dall’altra,  devono mettere in campo un grande progetto per la rigenerazione urbana e sostenibile dei nostri centri che non è solo un problema di rinnovamento del patrimonio edilizio, ma di rinnovamento sociale, di contrasto alla erosione delle risorse (acqua e suolo), di risposta agli effetti devastanti causati dai cambiamenti climatici, della necessaria relazione tra politiche urbanistiche, ambientali e sociali. Il patrimonio edilizio calabrese dicono alcuni dati è molto vetusto. inoltre – complice la negativa dinamica demografica – molti centri urbani di piccole dimensioni si stanno spopolando. Come si può intervenire ben sapendo che altrove, la riqualificazione delle periferie e dei centri storici nonchè dei piccoli borghi viene attuata con successo?

Quali influssi economici può avere una strategia tesa alla riqualificazione dell’esistente anche a fini turistici?

Come scrive il mio amico Luigi Lombardi Satriani ne Il sogno di uno spazio “le città calabresi stanno diventando sempre più le città delle solitudini” lontane da quel “diritto alla qualità” rivendicato dai cittadini che chiedono politiche di innovazione urbana. La Calabria è caratterizzata da fenomeni di concentrazione e dispersione insediativa. Città,centri medi, centri piccoli – la gran parte ancora privi dei piani strutturali comunali – sono oggi costruiti e definiti più dai modi e dalle necessità dell’abitare, che dalle forme disegnate degli strumenti urbanistici che evidenziano in modo plastico il fallimento delle previsioni della legge urbanistica regionale (L.R. n.19/2002). Occorre, quindi, invertire tale processo puntando sulla riqualificazione della “città diffusa”senza ulteriore consumo di suolo attraverso l’elaborazione di progetti adeguati a scala territoriale tra i differenti territori urbani, soprattutto in riferimento dell’evidente e squilibrato rapporto tra costa e interno, tra urbano e rurale, tra città e dotazione infrastrutturale.

Quali sono le indicazioni per la governance del territorio vibonese che l’Ordine lancia all’indirizzo della politica? 

Il sistema urbano della fascia costiera vibonese, che va dai Comuni di Nicotera passando per Capo Vaticano-Tropea fino ad arrivare a Pizzo, che per presenze e per qualità delle strutture ricettive turistiche rappresenta tratti di eccellenza del sistema turistico dell’intera Regione Calabria; la città Capoluogo con il porto di Vibo Marina che sarà interessato dalla ZES, il paesaggio agricolo del poro e il sistema paesaggistico ambientale delle serre vibonesi;  costituiscono nella nostra provincia straordinari elementi di paesaggio naturalistico e ambientale a cui manca un’adeguata connessione con il sistema regionale dei trasporti. In questa direzione la politica si deve fare carico di mettere in campo un progetto strategico che, superando i limiti dei confini amministrativi, miri a collegare strutturalmente la porzione di area vasta ricompresa tra i due poli intermodali costituiti dall’aeroporto di Lamezia (al cui interno andrebbe spostata la stazione ferroviaria)  e il porto di Gioia Tauro con tutta l’attività sul retro porto  che andrà necessariamente creata.

da Corso Vittorio Emanuele III

Sono sempre più studiati gli influssi tra assetto urbano e relazioni sociali, culturali ed economiche. In merito a Vibo, il più grande centro urbano della provincia, la vivibilità è uno dei temi di più scottante attualità. Cosa si dovrebbe fare per una Vibo più vivibile anche alla luce della vostra recente iniziativa denominata “Scintille urbane” ? 

La città di Vibo Valentia sta vivendo, purtroppo, una fase storica di forte declino economico, commerciale e culturale per questioni congiunturali, certo, che accomunano le città del meridione che sarebbe lungo descrivere, ma anche per la miopia della classe politica vibonese che non è stata in grado in questi anni di produrre nessuna visione, strategia o progetto di ampio respiro per contestualizzare questa città nel tempo della società liquida e della crisi delle identità e relazioni sociali. E per comprendere questo ragionamento basti guardare alle vicine Cosenza o Reggio Calabria per rendersi conto che, al di là delle dimensioni, queste città capoluogo sono state interessate da grandi progetti di trasformazione mentre Vibo è rimasta a guardare. L’emblema di questo declino,  rappresentato dalla incapacità di elaborare visioni strategiche per la città, è rappresentato dall’approvazione dal parte del Consiglio Comunale di un PSC che guarda alla stagione antistorica del governo dell’espansione piuttosto che a un progetto paesaggistico che sappia ricondurre a sintesi il territorio  nelle diverse declinazioni idrogeologiche, orografiche, storiche, culturali e economiche. Con il progetto Scintille Urbane abbiamo messo intorno ad un tavolo diversi rappresentanti di enti e istituzioni professionali, imprenditoriali, commerciali, culturali e ancora appartenenti al mondo della scuola, dell’università e dell’associazionismo per provare a riempire il vuoto di proposte della politica attraverso l’elaborazione condivisa e partecipata di idee, proposte e fascinazioni per la città del futuro.

Ecco appunto concludiamo questa intervista ripartendo da dove avevamo iniziato, quale messaggio lanciate dalla Calabria al Congresso degli Architetti italiani sulla città del futuro?

Da Tropea e dalla Calabria raccogliamo e rilanciamo la sfida del nostro straordinario presidente nazionale, Giuseppe Cappochin, con l’obiettivo di arrivare a luglio a Roma nella sala conferenze del parco della Musica di Renzo Piano in tantissimi per testimoniare la costruzione di nuovo paradigma della qualità della vita, per le nostre città,  in una visione che abbia l’uomo al suo centro.

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