Nicotera: dopo i fatti di sangue dei giorni scorsi, si invoca più sicurezza per la città.

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Le sparatorie avvenute pochi giorni fa, a Nicotera e Limbadi hanno riaperto, prepotentemente, il capitolo della sicurezza sul piano locale.

I cittadini sono in preda alla paura. Ma se c’è un qualcosa di positivo che la gente scorge o su cui si appiglia in questi momenti terribili, in cui emerge la fragilità delle cose, per cercare di non sprofondare del tutto nella rassegnazione o all’angoscia,  è innanzitutto, quella di vedere un paese maggiormente presidiato.

E questa vicinanza dello Stato, tramite i suoi militari e le sue forze dell’ordine, è una presenza che rassicura la popolazione nicoterese che anzi, da tempo immemore, ma inutilmente, ha sempre invocato sulla stampa, sui social, nelle discussioni fatte in piazza, nei bar, nelle strade, un potenziamento, in pianta stabile, e quindi non episodico o eccezionale, delle forze di sicurezza. E questo perchè la popolazione è consapevole della fragilità del tessuto sociale e delle sue criticità.

Basta guardare i fatti di cronaca degli ultimi mesi – dalla bomba al negozio “Splendidi e Splendenti“, agli atti di vandalismo, dalle rapine in abitazioni privati o esercizi pubblici fino allo spargimento di sangue di questi giorni – per capire che questo potenziamento non è più rimandabile. Non è un grido lamentoso e pretestuoso di una comunità che vuole avere un potenziamento dei presidi pubblici, ma un istanza profondamente sentita, che attraversa tutte le fasce di età della popolazione, proferita da chi – sulla base di un disagio diffuso, basato su dati oggettivi e su una sequela continua di episodi delinquenziali – avverte che l’elemento primo su cui si fonda il vivere civile (quello che i filosofi un tempo chiamavano il “contratto sociale“) qui si è rotto e la situazione ha superato abbondantemente il livello di guardia.

Alla luce di ciò quindi, va anche bene la prospettata installazione di un adeguato sistema di videosorveglianza purchè questo non rimanga però un atto isolato ma si inquadri in una strategia più ampia, che veda innanzitutto la realizzazione di un Commissariato di Pubblica Sicurezza, perchè le telecamere da sole non possono bastare: utilissimo mezzo per individuare dei crimini e per aiutare le indagini degli investigatori infatti, non possono però sostituire quello che, anche nella lotta al crimine è data dall’importanza della raccolta sul campo di informazioni e la succesiva analisi, e che, come tale, si contrappone ad altri canali informativi e conoscitivi più “tecnologici”.

Poi certo, ci sono altre cose da non sottovalutare perchè il contrasto alla criminalità si esercita in infinito modi e su livelli diversi – dal contrasto ad ogni forma di degrado urbano, alla lotta senza quartiere a bullismo e vandalismo, dall’educazione civica e persino dalla promozione di ogni occasione di sviluppo che porti lavoro facendo da contraltare alla logica del malaffare che sulle tante occasioni mancate di questa terra bellissima, si nutre e prospera – ma per fare tutte queste cose c’è bisogno anche del concorso attivo della popolazione, in un patto rafforzato con lo Stato.

E se la popolazione, per via della paura, decidesse di starsene rinchiusa in casa percependo l’assenza delle Istituzioni come una ritirata dal campo di battaglia, presentandosi con rinforzi, solo dopo l’accaduta ennesima tragedia. Con i pochi e bravi carabinieri delle caserme locali, sulle cui spalle ricade l’immane peso del controllo del territorio, appare chiaro che le belle intenzioni e le progettualità, di cui si accennava prima, rimarranno solo sogni irrealizzati. La gente è stufa di proclami e di chiacchiere, ma vuole recuperare la sua serenità, per esprimere liberamente il suo status di cittadinanza attiva e realizzare i sogni di un riscatto di civiltà e sviluppo.

Bisogna fare presto. Perchè questa è una attesa che dura da troppo tempo e crea insofferenza diffusa. E, ogni qualvolta succedono episodi come quelli tragicamente accaduti di recente e nel passato, questi fatti contribuiscono a rendere invivibile la città, minando il corpo e fiaccando lo spirito di chi ci abita, invogliando così le giovani generazioni ad emigrare verso luoghi più civili e ricchi di prospettive future.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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