Drapia, dopo la posa della prima pietra avviati i lavori per la realizzazione della Casa socio-sanitaria per bambini “Madonna di Fatima”.

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Sorgerà in contrada “Vento”, presso l’area di cantiere di proprietà dell’associazione “I discepoli di Padre Pio” del presidente Irene Gaeta, la Casa socio-sanitaria per bambini post ospedalizzati “Madonna di Fatima”.

Irene Gaeta

La cerimonia per la posa della prima pietra si è svolta nella serata di ieri al cospetto di numerosi fedeli provenienti da più parti d’Italia e della Calabria. Oltre la “figlia spirituale” del santo di Pietralcina erano presenti il sindaco Antonio Vita, il direttore generale del Ministero della salute, Marcella Marletta, l’architetto Luciano Messina e il presidente della Regione, Mario Oliverio. La celebrazione religiosa della posa è stata ufficiata dal vescovo Luigi Renzo.

“Se io sono qui – ha affermato la Gaeta – è perché ho messo il Signore al primo posto dando sempre la vita per aiutare i sofferenti, per glorificare Dio. Ho lavorato sempre per la Chiesa. Negli anni sono diventata stilista di alta moda, ma quello che ho guadagnato l’ho sempre donato ai poveri. Tante le opere e le missioni che ho svolto anche all’estero, ma Padre Pio mi ha mandato in Calabria perché qui, mi ha detto, verranno a curarsi da tutte le parti del mondo”. Un progetto nel quale l’intera amministrazione comunale ha creduto fortemente fin dall’inizio, così come la Marletta. “Oggi è un giorno fantastico – dichiara – ed equivale alla posa della prima pietra per la “Casa sollievo della sofferenza” di San Giovanni Rotondo”. Due i terreni su cui lavorare, il primo appezzamento di 180mila metri quadrati, l’equivalente di 30 campi di calcio regolamentari, costato circa due milioni di euro e l’altro donato dalla signora Maria Vallone. “Quest’opera – evidenzia Messina – si ispirerà alla natura.

La Casa sarà costruita con i migliori materiali possibili e si proietterà verso il mare con le braccia aperte e sarà costituita da due portici chiusi con 12 archi, due rampe di scale con 12 cicli di gradini, all’interno ci saranno 12 stanze sormontate da un arco di 12 stelle”. Nella Casa socio-sanitaria saranno utilizzate l’acqua medicamentosa locale, ma soprattutto, le erbe medicinali, numerose in zona. Per questo la Distilleria Caffo di Limbadi fornirà i propri laboratori per analizzare le varie piante. “Un momento storico – per il vescovo Renzo –. Un’opera straordinaria che evidenzia come Padre Pio è vicino al mondo della sofferenza. Se lui ha voluto che sorgesse qui ci sarà un motivo. Il Signore stesso sollecita a non trascurarci e a curarci e questa che sta per sorgere è una delle meraviglie che il Signore ha voluto donarci. Esprimiamo la nostra gratitudine ad Irene che è strumento di questa grazia e di questo dono. Grazie ai Discepoli e agli imprenditori”.

La Casa sarà edificata in pietra rosa calabrese proveniente dalle cave di Mendicino, nel cosentino. Il primo edificio sarà un vero e proprio corpo di fabbrica monolitico, forato al suo interno e sagomato a forma di ellisse, costituito da murature esterne realizzate con blocchi autoportanti. Sarà un edificio dall’aspetto vagamente classicheggiante nei suoi prospetti, costituito da due piani fuori terra, in elevazione, oltre al piano terra, con uno sviluppo totale di circa mille metri quadri. L’ingresso pedonale al piano base della struttura di accoglienza, potrà avvenire da due corpi scala. La sua stesura completa vedrà un doppio emiciclo di sei più sei portici decrescenti nel terreno. Internamente, al primo piano, ci sarà un salone per l’accoglienza e la sosta dei piccoli pazienti accompagnati, una cucina e un’ampia sala da pranzo al coperta e all’aperto. Vi saranno, inoltre, le prime tre camere con relativi bagni. Mentre altre nove camere, con i propri bagni si troveranno al piano superiore. Al piano terra, oltre alla Cappelletta con sagrestia, ci saranno, una sala meeting, tre ambulatori di vista, con una reception, attesa e servizi, per le prime visite. L’edificio si stima venga realizzato in circa 15-18 mesi e diverrà centro medico, psicofisico, di ricerca e formazione, dove il paziente sarà curato anche a livello spirituale.

Nel 2006 Irene Gaeta, sposata con un calabrese e madre di 4 figli, fondatrice dei “Discepoli di Padre Pio” acquistò un terreno a Drapia, lontano dalla sua città, Roma. Questa scelta è stata la conseguenza dell’apparizione di Padre Pio che le avrebbe indicato la Calabria come la terra dove avviare la realizzazione della Casa socio-sanitaria. Arrivò, quindi, a Drapia dove andò alla ricerca di un terreno imbattendosi nel proprietario dal quale acquistò l’appezzamento su cui sorgerà la “Cittadella di cura del corpo e dello spirito San Pio da Pietralcina”. La figlia di Irene, Anna (noto architetto negli Stati Uniti), volle iniziare il percorso donando uno studio progettuale che prevedeva la realizzazione su quel terreno di una serie di edifici: il centro medico di ricovero per bimbi con gravi patologie oncologiche, una prima accoglienza, anche per post degenti ospedalieri non completamente in grado di provvedere a se stessi. Una struttura di accoglienza per i sofferenti di ogni tipo da affiancare, fra l’altro, ai bimbi ricoverati, fortemente connotata nei suoi elementi costruttivi che il santo di Pietralcina volle fossero i cardini anche per la “Casa sollievo della sofferenza” da lui voluta in vita.

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