Il Messico volta pagina e lo fa con uno scossone politico senza precedenti. Dopo che la scena politica dell’ultimo secolo è stata dominata dal centrista Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI) che ha governato il paese ininterrottamente dal 1928 al 2000 e poi dal 2012 a oggi, il paese latino americano ha un presidente di orietamento populista.
Andrés Manuel López Obrador, conosciuto come Amlo ha infatti battuto nettamente i suoi avversari nelle presidenziali tenutesi ieri conquistando oltre 11.5 milioni di voti pari al 53.6% dei consensi. Al secondo posto il candidato del centrodestra del Partito d’azione nazionale (PAN) Ricardo Anaya, che ha ottenuto 4.9 milioni di voti pari al 22.8%, seguito dal candidato del PRI stesso, José Antonio Meade che ha ottenuto 3.2 milioni di voti pari al 15.1%. Un altro candidato – l’indipendente Jaime Rodríguez Calderón – ha conseguito il 5.7% dei suffragi. Lo scrutinio è ormai giunto ad oltre la metà dei voti e gli avversaridell’ormai neo-presidente hanno già ammesso la sconfitta.
Obrador, è un populista nazionalista di sinistra, ex sindaco di Città del Messico e leader del Movimento di rigenerazione nazionale (MORENA), partito nato intorno alla sua figura nel 2011. Il neo-presidente ha promesso la fine della corruzione dilagante e la riduzione della violenza e della povertà e su queste basi il popolo messicano sembra avergli creduto.