Omicidio Timpano, chi c’era è ancora sotto choc

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 “Mentre stavo lavorando ho sentito degli spari e ho visto la gente scappare. Era un fuggi fuggi. Ho intuito quello che era successo ed ho subito chiamato i Carabinieri. Sto ancora male per quanto accaduto, così come mia figlia che non si è ancora ripresa da quello che è stata costretta a vivere”.

Tonino Buccafusca

Sono le parole di Tonino Buccafusca, gestore dello stabilimento balneare “Il gabbiano”, dove, pomeriggio di domenica, si è consumata l’esecuzione di Francesco Timpano di Limbadi quando, intento a fare la doccia, è stato raggiunto da numerosi colpi di arma da fuoco.

“Non mi sarei mai aspettato un fatto del genere – afferma Buccafusca –. Sono una persona tranquilla che lavora tutto l’anno e che certo non pensava di dover vivere una simile situazione”. Un tragico weekend di paura che nessun nicoterese si aspettava, capace di funestare un’intera estate. Dopo i drammatici e delittuosi eventi degli ultimi mesi, ancora una volta, la gente  è ancora una volta sgomenta, attonita, ma anche delusa e fortemente arrabbiata di vivere in un territorio dalle incredibili bellezze, pieno di energie sane e vitali messe forzatamente in secondo piano dalla forte presenza di delinquenza e criminalità.

“Una domenica d’agosto come tante – dichiara Francesco Buccafusca, padre di Tonino –. C’era chi era in spiaggia e chi stava ancora pranzando. Abbiamo sentito i colpi e così siamo corsi a vedere cosa era successo. Adesso i carabinieri hanno le immagini delle telecamere che registrano 24 ore su 24. Hanno requisito tutto il materiale così potranno vedere quello che è successo”.

Al lido non tutti i presenti hanno “voglia” di parlare. “A Nicotera mancano i carabinieri, manca un commissariato di polizia – afferma Luigi, nicoterese che oggi vive a Roma –. Su questo territorio andrebbe fatta tanta prevenzione. Le istituzioni devono essere qui presenti quotidianamente per controllare. Adesso sta andando in scena la tipica faida calabrese, tu colpisci me e io te, tanto, chiunque può girare armato e indisturbato e così, da un momento all’altro, se vuole colpire lo può fare tranquillamente”. Un degrado progressivo del territorio, quindi, dove oggi la parola d’ordine è: reagire.

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