MARIA PIA CAPOZZA: IMPRESENTABILE O SCOMODA? 

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l’Avv. Maria Pia a Capozza in una nota inviata agli organi di stampa afferma:”La sera del venerdì 1 ottobre, a poche ore dal silenzio elettorale, con una Conferenza Stampa e un comunicato alle Agenzie, il Presidente della Commissione Parlamentare cosiddetta Antimafia annuncia la lista degli “impresentabili” per le elezioni amministrative – e il mio nome è tra questi. La notizia viene subito ripresa dai maggiori quotidiani italiani e da diverse testate online, con l’aggiunta in qualche caso di “particolari” inventati di sana pianta: in poco meno di due ore, mentre i candidati si avviano al silenzio, quello che accade è un brutale attacco mediatico che continua anche nei giorni delle votazioni”.

Continua la Capozza:”Un danno personale ma anche elettorale, messo in atto in base a un “Codice di Autoregolamentazione” nel quale, peraltro, non si parla di “impresentabilità”. Soprattutto, un danno al mio buon nome e alla mia dignità – perché, se è la Commissione Antimafia a dichiararti “impresentabile”, la conclusione di chiunque è che tu sia “in odor di Mafia”.

Conseguentemente, sarò costretta a promuovere azioni giudiziarie a tutela del mio buon nome

Quale parità ai nastri di partenza? Quale equa competizione? Quale libertà di decidere? Soprattutto, quale diritto di eleggere ed essere eletti, sancito dalla Costituzione “più bella del mondo”, quando un’accusa infamante si frappone tra un candidato e i cittadini senza il tempo necessario per difendersi con altrettanta, velocissima efficacia sui mezzi di comunicazione che – con poche eccezioni – corrono a copiare&incollare?

In tutto questo, nessuna parola sul fatto che io abbia ostacolato, bloccato e denunciato fatti illeciti presso le Istituzioni Pubbliche di Assistenza e Beneficenza (IPAB), le cui ricchezze erano e sono oggetto di speculazioni mentre i servizi sociali gratuiti a favore dei soggetti più fragili sono ridotti al lumicino.

Una verità scomoda? Forse troppo?”

 Maria Pia Capozza sottolinea:”E nessuna parola su un’altra mia denuncia, che riguarda fatti relativi al cantiere più grande d’Europa: quello della Metro C. Il progetto preliminare della linea fu approvato dal Comune di Roma nel giugno del 2002, quando era sindaco Walter Veltroni, e poi inviato alla Regione Lazio. L’opera con costi in continuo aumento, ancora ad oggi non è completata, tant’è che la società è in liquidazione controllata dal 2019 per eccessivo indebitamento e il Commissario – nominato a giugno 2021 – ha dichiarato che “la Metro C è ferma a dieci anni fa”.

“Ciliegina sulla torta”, lo stesso presidente della Commissione Antimafia ha presentato due interrogazioni al Senato basate sulle mie denunce, sostenendo le mie battaglie – e oggi, per gli stessi fatti, mi definisce “impresentabile”.

Peraltro, fatte le denunce, ero stata allontanata dal mio lavoro e persino indagata per gli stessi fatti che avevo denunciato. Perché la normativa italiana, europea e internazionale a tutela dei cosiddetti “whistleblowers” come me – autori, cioè, di segnalazioni di reati o irregolarità – viene totalmente disapplicata, con il risultato che chi combatte non solo non è protetto ma addirittura si trova sotto attacco, diffamazione e mobbing compresi”.

Maria Pia Capozza incalza:”Non solo: bisogna sapere che quello che il nostro ordinamento prevede è l’incandidabilità, introdotta con la Legge Severino e che non sussiste nei miei confronti, mentre “l’impresentabilità” è un termine politico e giornalistico, che induce lettori ed elettori a immaginare dei reati di stampo mafioso.

Posto dunque che il termine “impresentabile” non attiene ad alcuna fattispecie normativa, non rimane che considerarlo un aggettivo rivolto alla persona, quindi un insulto e un’offesa diretta. Tant’è che oggi, a una settimana di distanza, lo stesso Presidente Morra parla di “persone che, per opportunità politica, non vanno candidate”, precisando che potrebbero “essere rinviate a giudizio per poi essere assolte”.

Siamo in uno Stato di diritto, nel quale la Giustizia si amministra nelle Aule giudiziarie, oppure è stato costituito un “Tribunale etico” a nostra insaputa? La Commissione parlamentare Antimafia resta un organo politico, con una funzione di garanzia ma senza la prerogativa di esprimere giudizi morali, ancor meno tali da alterare le scelte elettorali.

Resta il fatto che il giudizio politico-morale espresso con l’infamante etichetta di “impresentabile” sia stato attribuito ad un ex attivista ed ad un ex esponente di punta dell’ala di destra del Movimento 5 Stelle. Resta anche il dubbio che questo brutale attacco sia stato riservato a chi dal M5S, a causa del tradimento di quasi tutti i valori fondanti dei grillini, si è riconosciuto e candidato nel centrodestra”.

Infine la Capozza conclude:”Un grande “Grazie” a chi, nel mondo della Stampa, ha voluto controllare o perlomeno dubitare prima di pubblicare. Un grande “Grazie” ai senatori Maurizio Gasparri e Antonio Saccone, che hanno inteso difendere il collega De Vito e me. Soprattutto, un grande “Grazie” a chi, conoscendo me e il mio vissuto, ha inteso confermarmi stima e fiducia – anche con il proprio voto.

 

 

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