Il “caso elicottero” torna a decollare. A riaccendere i motori concorrono tanto l’iniziativa promossa nel tardo pomeriggio di domenica scorsa dal parroco don Francesco Vardè, per protestare contro l’immagine distorta della città offerta dai media nell’occasione e per sollecitare la popolazione a fare fronte comune onde restituirle un ruolo in sintonia con il suo prestigioso passato, che l’accoglimento da parte del Tribunale del Riesame del ricorso presentato da una delle persone coinvolte e tendente ad ottenere il dissequestro del cellulare. L’esame delle circa duecento pagine che costituiscono il malloppo cartaceo della vicenda consente di ricostruire i fatti nella loro più probabile sequenza anche se non tutto appare chiaro. Nell’attività investigativa condotta dai Carabinieri non tutte le testimonianze si incastrano e non è difficile cogliere contraddizioni anche perchè i protagonisti provano, in qualche misura, a sfilarsi dalle responsabilità loro addebitate. Per certo, la trasmissione degli atti alla Direzione distrettuale antimafia da parte del procuratore della Repubblica di Vibo Valentia facente funzioni, Michele Sirgiovanni, è avvenuta su richiesta della stessa Dda per <il rilievo soggettivo del protagonista della vicenda (ritenuto dalle stesse forze dell’ordine “contiguo alla consorteria criminale dei Mancuso”) e l’evidente finalità di accrescere il prestigio ed il conseguente controllo territoriale della cosca di riferimento>.
Tutto, naturalmente, ruota attorno all’atterraggio nel centro storico cittadino del Robinson 44, di proprietà della società Rotortech con sede a San Prisco di Caserta, con a bordo Antonio Gallone, rappresentato e difeso dall’avv. Guido Contestabile del Foro di Palmi, e la sua sposa. La manovra, stando ai militari del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Tropea comandata dal capitano Francesco Manzone, avrebbe messo a grave rischio l’incolumità degli invitati al matrimonio e dei tanti cittadini presenti ancorchè la piazza fosse stata interdetta alla circolazione dei veicoli mediante l’uso di transenne del Comune. Dagli atti emerge ancora che la Rotortech aveva inoltrato istanza per ottenere l’autorizzazione all’atterraggio del proprio velivolo sul terreno dello stadio Ciccio Lapa e che lo stesso sindaco Franco Pagano si premurava, <immediatamente e personalmente>, di trasferire la pratica prima a Gregorio Milidoni, comandante della polizia municipale, e poi, per la dichiarata incompetenza di quest’ultimo, al responsabile dell’area tecnica Carmelo Ciampa. Questi, nel giro di un’ora, provvedeva al rilascio dell’autorizzazione richiesta sulla scorta di un semplice scambio di comunicazioni con la società interessata senza procedere, quindi, ad un’adeguata istruzione della pratica magari provvedendo a un sopralluogo per accertare la sicurezza del luogo interessato dall’atterraggio del Robinson 44. Trova conferma, altresì, che sindaco e vicesindaco con rispettive consorti hanno partecipato al ricevimento degli sposi. Dell’elicottero si interessa anche il prefetto Carmelo Casabona che due giorni dopo il verificarsi dell’episodio riunisce il Comitato per l’ordine e la sicurezza e, seduta stante, incarica l’Arma di redigere una dettagliata relazione sull’accaduto e sul “comportamento anomalo” del sindaco Pagano, nota da inviare al ministro dell’Interno Angelino Alfano sul cui tavolo da appena una settimana giaceva una richiesta di scioglimento del consiglio comunale avanzata dallo stesso Prefetto. Un ruolo significativo nella vicenda viene assegnato dagli investigatori tanto a Giovanni Contieri, pilota dell’elicottero responsabile di aver cambiato il piano di volo, che a Salvatore Delfino responsabile dell’agenzia che aveva reperito l’elicottero e che aveva invitato il pilota, che chiedeva spiegazioni sull’atterraggio nella piazzetta, a non preoccuparsi perchè <abbiamo tutte le autorizzazioni>. In realtà, pare non fosse proprio così.