Gli agrumicoltori della zona hanno inteso condividere i contenuti delle recenti esternazioni fatte dai vertici di Confagricoltura, che lamentano la crisi del settore agroalimentare evidenziando al contempo la necessità di una politica programmatica certa e continua che consenta lo sviluppo di un settore importante che crea ricchezza e che, però ,molto spesso rischia di essere marginalizzato.
E’ certo che la crisi che ha colpito l’economia italiana ha colpito anche il comparto degli agrumi. Particolarmente preoccupata per questo stato di cose l’intera categoria degli agrumicoltori, alle prese con una devastante crisi del settore, che si sta riverberando negativamente sull’intera economia della zona. Palese il malcontento degli agrumicoltori, che cercano di trovare il rimedio a una situazione di crisi che rischia di paralizzare completamente un comparto che, da sempre, è stato tra i pilastri dell’economia della Piana di Gioia Tauro e della Calabria. Diversi i problemi che penalizzano il comparto tra cui la concorrenza straniera; difficoltà di acceso al credito; da qui la necessità da parte di questi produttori di giungere alle necessarie determinazioni perché, anche in sede comunitaria, sia rivisto il plafond nazionale destinato all’industria e sia definita una nuova compensazione finanziaria che sia più remunerativa e non penalizzi ulteriormente i produttori. Da ricordare che oltre la Piana di Gioia Tauro anche il nostro territorio (Nicotera-Limbadi) che si estende al confine di quello reggino, investe molto in produzione agrumarie . Fino a qualche anno fa era un settore vincente per molti di questi agrumicoltori; il calo in picchiata è ravvisabile nell’ultimo quinquennio. Molti di questi agrumicoltori hanno venduto i terreni perché ritenuti non economicamente convenienti. Le cause di questa crisi sono molteplici e le conseguenze ricadono anzitutto sui lavoratori agricoli, perché gli agrumicoltori non raccolgono il prodotto, sicché i lavoratori non raggiungono le giornate minime per avere diritto ad assegni familiari ed assegno di disoccupazione; ricadono sugli stessi produttori che non dispongono dei capitali necessari per la raccolta e non hanno speranze di recuperare le spese di produzione; ma ricadono spesso anche sulle associazioni che in determinati casi non possono consegnare i quantitativi di prodotto trattati con le industrie. Un invito, quindi, alla riscoperta di questi importanti frutti della natura ma soprattutto un accorato appello ad aiutare l’economia dell’estremo sud, fondata proprio su agrumicoltura e olivicoltura, con provvedimenti tampone che si palesano indispensabili e non più differibili soprattutto per questa zona del territorio calabrese.
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