<<Sino al 2006 San Bruno di Colonia, nel “borsino” dei santi in vigore alla Provincia, è nettamente in testa alle preferenze. Cominciando dal presidente della Giunta Ottavio Bruni per arrivare a tutti i consiglieri il parere era unanime: San Bruno sarebbe diventato il protettore dell’intero territorio provinciale. Ciò, in sostanza, conferma il parere espresso dall’assise provinciale nel 2001 allorchè l’allora assessore al Bilancio, Pietro Giamborino, propose di promuovere San Bruno a patrono della provincia riscuotendo unanimi consensi corroborati, successivamente, dall’imprimatur del vescovo, mons. Domenico Tarcisio Cortese.
Le cose vanno a rilento e nel “borsino” dei santi, galeotto il trascorrere del tempo e le alterne vicende della politica, San Bruno comincia, improvvisamente, a scalare di posto. Una “retrocessione” che si conclude con la delibera di Giunta n.135 del 13 aprile 2007 con la quale si approva la proposta di «rivolgere richiesta ai competenti organi ecclesiastici per l’elevazione di San Francesco di Paola a patrono della provincia di Vibo».
Tutto deciso? Tutto finito? Neanche per sogno. A contestare la volontà della Giunta intervengono subito i “supporters” di San Bruno che, sotto la guida del consigliere provinciale Raffaello Barillari, chiedono e ottengono la “rivalutazione” di San Bruno. Il presidente dell’ente provinciale Gaetano Bruni non si scompone. Nella sua filosofia politico-amministrativa a tutto c’è rimedio. A distanza di un mese dalla precedente delibera pro San Francesco di Paola riconvoca la Giunta e fa votare una nuova delibera per «proporre
al consiglio provinciale di avanzare richiesta alle competenti autorità ecclesiastiche di elevare San Bruno a protettore e San Francesco a patrono della provincia di Vibo Valentia».
Un bel compromesso all’italiana con una motivazione tutta da studiare. Ci si muove tra il cosmopolitismo di San Bruno di Colonia, magnificato per la sua ricerca della verità di Dio e per la fondazione della certosa, e il localismo di San Francesco di Paola che «nasce a Paola e lì cresce e vive». L’obiettivo dichiarato, comunque, è quello di promuovere «due figure che hanno intersecato la loro vita e la loro immagine caratterizzando la terra di Calabria e promovendo la fede cristiana. Sono rispettati in tutta la provincia nell’amore e nella preghiera». L’uno, di conseguenza, viene scelto come patrono, l’altro come protettore. E qui, pensate un pò, va in tilt la Chiesa. Santo patrono e santo protettore sono la stessa cosa? Volendo fare un’assurda gerarchia, viene prima il santo patrono o il santo protettore? I pareri s’incrociano, divergono, alla fine coincidono su un suggerimento. Il santo patrono appartiene a tutta la comunità, il santo protettore è più “settoriale”. Trattandosi, però, di dover arrivare ad una “nomination” che riguarda l’intero territorio provinciale, come si fa a dire che San Bruno è protettore e San Francesco è patrono? La soluzione arriva da don Enzo Varone e da mons. Giuseppe Fiorillo. Quest’ultimo, quasi in sintonia con don Varone, afferma: «Il messaggio dei santi è universale. È l’uomo che, cadendo nel ridicolo, tende a frazionarlo. La soluzione giusta, a questo punto, potrebbe essere quella di nominare i due santi com-patroni». Ci sarà una terza delibera?>>. (L’articolo verrà ripreso da Gian Antonio Stella tanto sul Corriere della Sera che nel suo libro “La deriva”)
Gazzetta del Sud – 12 luglio 2007