Il prossimo 8 marzo, alle ore 16, in occasione della Festa delle donne, anche la città di Vibo Valentia dirà “NO” alla violenza sulle donne con un’iniziativa organizzata dall’Assessorato per le politiche sociali di Vibo Valentia in collaborazione con la Pro Loco, la Polizia di Stato, le associazioni “Libera” e “Da donna a donna” ed il Sistema Bibliotecario Vibonese, che ospiterà l’evento.
“La violenza di genere e le nuove frontiere di prevenzione”, questo il titolo dell’incontro e l’argomento sul quale discorreranno Lorenza Scrugli (Assessore alle politiche sociali Vibo Valentia), Gilberto Floriani (Direttore Sbv), Adele Villone (scrittrice), Azzurra Pelaggi (presidente “Da donna a donna), mons. Giuseppe Fiorillo (Referente “Libera”), Patrizia Speziale (vice presidente Pro Loco di Vibo Valentia) e Cristina Vallin (psicologa), moderati dal Presidente della Pro Loco di Vibo Valentia, Luigi Saeli.
Nel corso dell’evento avverrà, in esclusiva, la presentazione dell’ultimo lavoro della scrittrice Titti Preta, “Ragazza del Sud. Donne e violenza, ‘ndrangheta e amore”.
Ad oggi, lo scenario relativo alla violenza sulle donne è drammatico: dal 2006 al 2016 le donne uccise in Italia sono state 1.740 e di queste 1.251 (il 71,9%) in famiglia, 846 (il 67,6%) all’interno della coppia, 224 (il 26,5%) per mano di un ex compagno, fidanzato o marito, e nonostante il dati dell’Istat registrino un leggero calo del 3,3 per cento dei femminicidi, in Italia, il numero dei delitti nei confronti delle donne rimane sempre elevatissimo. In questo dato sconcertante, infatti, non sono ricomprese le violenze, lo stalking o i tentativi di omicidio come nel caso di Ylenia, 22 anni di Messina, cosparsa il 9 gennaio scorso di benzina e data alle fiamme, viva solo grazie all’intervento di una vicina di casa. O casi come quello dell’ex miss Romagna, Gessica Notaro, 28 anni, sfregiata con l’acido dal suo ex compagno originario di Capo Verde. Il movente nella maggior parte dei casi è passionale, solo nel 20% dei femminicidi è dettato da liti o dissapori.
Altro sconcertante dato che si lega indissolubilmente ai femminicidi, è quello degli orfani: bambini spesso ancora minorenni che si ritrovano senza madre e, a volte, con un padre in carcere. Negli ultimi 15 anni il numero dei bambini che hanno perso la madre per colpa del padre (o del compagno) assassino, è salito fino a quota 1.628. Sono loro, le “vittime secondarie” di cui poco si parla ma sulle quali ricade veramente tutta la violenza di questi uomini “malati”.
E’ di pochi giorni fa la notizia più che positiva del Sì unanime dell’Aula della Camera alle disposizioni in favore
degli orfani di crimini domestici: per i figli delle vittime, infatti, sarà prevista assistenza medico-psicologica, difesa già nelle prime fasi del processo penale ed accesso gratuito al patrocinio a spese dello Stato, a prescindere dal reddito, oltre ad un fondo statale di due milioni all’anno per la creazione di borse di studio e per il loro inserimento lavorativo. Il testo prevede inoltre un inasprimento delle pene per chi uccide il proprio coniuge: l’omicidio del coniuge, del partner civile e del convivente verrà infatti equiparato a quello dei genitori o dei figli e rientra pertanto nella fattispecie aggravata per la quale è prevista la pena dell’ergastolo.