Promosso da Cooperazione sud per l’Europa e patrocinato dagli ordini degli psicologi, dei medici e degli odontoiatri e dalla scuola di Psicoterapia umanistica esistenziale “De Marchi”, si è svolto, presso la sala “De Chiara”, il convegno “Conoscere l’alzheimer – Aspetti medico-psico-sociali”. All’evento sono intervenuti il vescovo Luigi Renzo, Antonino Maglia, presidente dell’Ordine dei medici e degli odontoiatri di Vibo Valentia, Federica Roccisano, assessore al Welfare della Regione Calabria e il presidente del consiglio comunale di Mileto, Iolanda Loiacono. Per l’occasione sono stati riuniti alcuni fra i maggiori specialisti che si occupano di Alzheimer che hanno affrontato la malattia da diversi punti di vista avendo, così, una visione completa e aggiornata della fisiopatologia dell’alzheimer e dei suoi aspetti diagnostici riabilitativi e terapeutici in un’ottica multidisciplinare, Gianfranco Puccio, Giuseppe Colloca, Francesco Carchedi, Fabio Pirrotta, Antonella Filastro e Lina Lizzio.
A introdurre i lavori, il cortometraggio “Lettere a mia figlia” di Giuseppe Alessio Nuzzo, interpretato da Leo Gullotta. Un filmato breve, ma intenso e ricco di suggestione che è riuscito ad emozionare e coinvolgere la platea avvicinandola al mondo dell’alzheimer. “Un mondo complesso, diverso, spesso incompreso – ha affermato Vittoria Vardè, psicologa-psicoterapeuta del Cspe che ha moderato i lavori – caratterizzato dalla perdita della facoltà umana più importante, la memoria. Una patologia cronico-degenerativa caratterizzata da un andamento lento e progressivo con un impatto fortemente invalidante. Ma se l’alzheimer è capace di distruggere i ricordi e di far commettere alle persone i gesti più bizzarri come mettere le scarpe nel frigorifero o ripetere mille volte la stessa domanda, di sicuro, non è capace di distruggere quella che è la dignità della persona”. La Vardè ha sottolineato, quindi, lo scopo del convegno, ovvero quello di attenuare lo stigma che ruota attorno all’alzheimer evidenziando la necessità di parlare, sensibilizzare e far conoscere una patologia che compromette gravemente la qualità di vita della persona coinvolgendola appieno in tutte le sue funzioni fino alla sua vita più intima.
Gianfranco Puccio, neurologo presidente Sindem Calabria e dirigente dell’istituto di Neurogenetica di Lamezia Terme, ha illustrato quello che è il quadro clinico che caratterizza la malattia ed i contributi attuali della ricerca scientifica; Giuseppe Colloca, geriatra, dirigente al Policlinico “Gemelli” e ricercatore presso l’Università “Cattolica” di Roma si è soffermato sulle novità per quanto riguarda la cura dell’alzheimer e sulla prevenzione; Francesco Carchedi, specialista in neurologia, psichiatra, neuropsichiatria infantile e psicoterapeuta, ha trattato il tema “Aspetti psichiatrici”; Fabio Pirrotta, psicologo clinico e specializzando in neuropsicologia, si è soffermato su come diagnosticare la demenza d’alzheimer e quali gli strumenti di valutazione e le strategie riabilitative di carattere non farmacologico che possono essere messe in atto per rallentare la progressione della malattia; Antonella Filastro, direttore della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia umanistica esistenziale di Roma ha trattato “La famiglia come risorsa”; infine, Lina Lizzio, presidente dell’associazione “Alzheimer Romana Messineo” ha parlato di “Aspetti sociali”.
Dall’incontro è emerso, infine, quanto l’alzheimer, per i cambiamenti che comporta nel soggetto, porta il familiare a sperimentare vissuti contrastanti che oscillano dal senso di impotenza, solitudine, incomprensione al senso di colpa, a sentimenti di tristezza dovuti al fatto di non riconoscere più il proprio congiunto, di convivere con una persona completamente diversa da quella conosciuta anni prima. E’ stata evidenziata, perciò, la necessità di mettere il malato e la famiglia al centro della programmazione sanitaria, in una dimensione che veda dialogare i medici e tutti gli attori del sistema socio-sanitario, un modello ideale che fonda insieme ricerca ed assistenza, assicurando dei percorsi di cura adeguati al livello di malattia dei pazienti affetti da demenza. Tutti gli esperti hanno concordato, quindi, sull’importanza di fare rete e collaborare per affrontare in maniera completa ed integrata una patologia che per l’elevata frequenza costituisce una vera e propria emergenza socio sanitaria.