“Intelligence e complotti. L’eterna lotta per il potere nella società della disinformazione”, è un saggio del Prof. Mario Caligiuri, Direttore del prestigioso Master in “Intelligence” presso l’UNICAL di Cosenza, apparso sul numero 1/2017 della “Rivista di Politica” diretta da Alessandro Campi e pubblicata dalla Rubbettino Editore.
Ne tratteremo alcuni aspetti più salienti.
l tema dei complotti, immaginari e reali, è oggi particolarmente di moda. Evoca situazioni ed emozioni, produce conseguenze concrete, orienta visioni del mondo, anima il dibattito pubblico.
In questo ambito, vengono spesso chiamati in causa i Servizi segreti, cioè quell’ambiente che oggi si definisce intelligence. Presenti fin dalla notte dei tempi, le ‘spie’ sono state spesso decisive nella storia del mondo perché è fondamentale conoscere prima degli altri, essere informati delle intenzioni del nemico, utilizzare le notizie per prevedere quello che potrebbe avvenire. Pertanto, dall’antichità c’è sempre stato il grande gioco che da un lato è indirizzato a coprire le informazioni vitali, conosciute le quali si viene inevitabilmente indeboliti, e dall’altro ha il compito di svelare quelle degli altri, con tutti i mezzi possibili. È insieme un gioco di scacchi, una guerra delle ombre, uno scontro di intelligenza, dove vero e falso si incontrano, probabilità e incertezza si confrontano, congiure e complotti si ordiscono nell’eterna lotta per il potere.
Dopo l’11 settembre 2001 dilaga la teoria del complotto. Sull’attacco alle Twin Towers e al Pentagono si oscilla tra posizioni moderate e più estreme. Di sicuro le informazioni per prevenire gli attentati c’erano tutte. Inoltre, le informazioni dell’intelligence che consentirono l’attacco all’Iraq erano forzate, come ha anche accertato in Gran Bretagna il rapporto della Commissione d’inchiesta presieduta da sir John Chilcot.
In Italia è sterminata la pubblicistica che individua nei Servizi segreti gli autori e i suggeritori di complotti e congiure. Si prosegue poi con la “teoria del doppio Stato” in base alla quale si è sostenuto un complotto continuo, ordito dai partiti atlantici insieme ai Servizi segreti, per impedire che il Partito comunista conquistasse il potere.
Si comincia nel 1962 con l’incidente aereo in cui perde la vita il Presidente dell’ENI Enrico Mattei
Si prosegue poi con la “teoria del doppio Stato” in base alla quale si è sostenuto un complotto continuo, ordito dai partiti atlantici insieme ai Servizi segreti, per impedire che il Partito comunista conquistasse il potere. In questa cornice, possono essere inquadrati il cosiddetto Piano Solo, per impedire l’apertura a sinistra della politica italiana e la strategia della tensione, che avrebbe dovuto impedire le aperture democratiche nella società italiana, è iniziata nel 1969 con lo scoppio della bomba di Piazza Fontana a Milano.
Negli anni di piombo, sia nelle relazioni con il terrorismo rosso che nero, sono emersi contatti costanti con i Servizi. Ma è nel caso Moro che si accavallano le teorie del complotto. Secondo alcuni, una funzione centrale nella vicenda venne svolta dalla scuola di lingue parigina Hyperion, ritenuta un punto di incontro di Servizi segreti dell’Est e dell’Ovest così come di sigle eversive di destra e di sinistra, mentre il memoriale di Via Monte Nevoso, dove lo statista democristiano aveva raccolto appunti durante la prigionia, sarebbe mancante proprio della parte che riguarda i Servizi segreti.
Altra vicenda è quella della Loggia massonica P2, nel cui interno c’era il gotha del mondo politico, imprenditoriale e soprattutto dei Servizi segreti. Alla Loggia guidata da Licio Gelli si deve la redazione del Piano di Rinascita democratica
In definitiva, tutta la storia d’Italia sembra segnata ai complotti, fin dalla spedizione dei Mille considerata come un’azione promossa e finanziata dal governo inglese. Ma non era Henry Kissinger a dichiarare che «l’Italia è un Paese dai tanti misteri ma di nessun segreto»?
I complotti si teorizzano nella società dove circola maggiormente l’informazione. Dobbiamo però precisare un cambio di paradigma: più che nella società dell’informazione oggi viviamo nel suo esatto opposto e cioè nella società della disinformazione permanente. Nel 2016 la parola considerata più di moda è stata post-verità, per definire l’indistinguibilità tra realtà e finzione, informazione e propaganda, vero e falso.
Pertanto sarà opportuno manipolare le apparenze, in modo che gli altri siano indotti a fare le mosse desiderate. Il mestiere dei servizi di informazione è esattamente questo». Sotto questo profilo, i Servizi sono «professionisti della notizia», per congetture e confutazioni per manipolare costantemente le informazioni, tanto che «fra quanti esercitano una certa influenza nella selezione dei vertici delle testate i servizi segreti anno la loro parte»
Il clima sociale dell’eccesso delle notizie a disposizione incide enormemente sul dilagare di questa teoria poiché il complotto è essenzialmente disinformazione, per cui uno degli esiti più evidenti della società della disinformazione è appunto l’enorme diffusione delle teorie del complotto. Il tema del complotto è uno degli ingredienti principali dell’industria culturale alimentata da Hollywood, che è la madre di gran parte di queste teorie.
Si tratta di una cultura che ha alimentato una demagogia non solo ideologica e politica, ma anche giudiziaria, poiché fatta propria da una parte della magistratura. La disinformazione sembra permanente nella storia del nostro Paese, compresa la nascita della cosiddetta “seconda Repubblica”. L’esito di questa “rivoluzione” ha comportato la privatizzazione di gran parte delle industrie di Stato; privatizzazione che è stata gestita prevalentemente dalla Goldman Sachs, una banca di affari che, nel corso del tempo, ebbe poi tra i suoi consulenti italiani Romano Prodi e Mario Monti, Gianni Letta e Mario Draghi. È molto importante il legame del complottismo con il populismo che in Italia oggi si sostanzia nella figura di Grillo, espressione di una politica che si rivolge all’emotività della gente, speculare all’evidente inadeguatezza del sistema partitico tradizionale.
Non possiamo oggi non citare Donald Trump, per il quale la cospirazione gioca un ruolo importante nella sua visione del mondo. Infatti, secondo l’attuale inquilino della Casa Bianca, sono state cancellate le immagini dei musulmani esultanti dopo gli attentati dell’11 settembre.
Alcune posizioni di Trump potrebbero quindi essere inquadrate in quella visione paranoica della politica americana così ben descritta fin dalla metà degli anni Sessanta da Richard Hofstadter. Un aspetto importante che nel nostro Paese collega l’intelligence con i complotti è il tema del segreto di Stato. La pubblica opinione, insieme a una parte della magistratura, ritiene che i documenti che lo Stato sottrae alla consultazione dei cittadini nascondano delle verità inconfessabili, confermando quindi l’esistenza di complotti orditi contro la democrazia.
Nel nostro Paese, attualmente il segreto di Stato può durare massimo trent’anni. Svariate volte i binari del complotto e del segreto di Stato sono collimati, spesso anche citato a sproposito elettivamente ad alcuni tra i casi più eclatanti e terribili degli ultimi decenni, sui quali però non è stato mai stato apposto alcun vincolo: dalla strage di Piazza Fontana del 1969 a quella di Capaci del 1992. Recentemente sono stati desecretati 4.406 fascicoli dei Servizi Segreti, per complessivi 92.518 documenti che si riferiscono alle vicende avvenute dagli anni Sessanta a quelli Novanta. Il Governo si è limitato a togliere i quattro livelli di classificazione amministrativa (nell’ordine: ‘riservato’, ‘riservatissimo’, ‘segreto’ e ‘segretissimo’), ma non il segreto di Stato per la semplice ragione che su queste vicende non era mai stato apposto.
Un esempio di complotto sarebbe la negazione dell’esistenza degli UFO. E non si tratterebbe del primo che avrebbe a che fare con lo spazio. Infatti, c’è chi sostiene che nel 1969 l’Apollo 11 non sia mai atterrato nel Mare della tranquillità. Si tratta della teoria del complotto lunare, esplosa poi dal 1975 in poi.
Non ci sono evidenze scientifiche ma secondo un sondaggio del 2012 della National Geographic Society, il 36 per cento degli americani, pari a circa 80 milioni, crede nell’esistenza degli UFO. Secondo loro esiste un complotto delle autorità per impedire che la pubblica opinione sia correttamente informata su forme di vita aliena.
Dopo gli attentati terroristi in Europa del 2015, oggi tutti considerano fondamentale l’intelligence, poiché le modalità operative segrete e riservate sono ritenute indispensabili per tutelare i princìpi di libertà e democrazia. In tale quadro, all’Intelligence viene assegnato un ruolo centrale, poiché occorre intervenire sul terreno della previsione per evitare che i fatti accadano in modo da salvare vite umane. Tale strumento, sempre indispensabile, è diventato fondamentale in questo periodo storico, dove prevalgono le teorie di Hobbes, per cui lo Stato deve tutelare i segreti per garantire la libertà e la sicurezza dei propri cittadini. Questa sembrerebbe una stridente contraddizione nella società della trasparenza che produce i fenomeni di Wikileaks, Vaticanleaks, Panama Papers, cioè di aperture fino a qualche tempo fa impensabili nei fronti della politica interna, dell’organizzazione religiosa e dei meccanismi economici.
È una dimensione in cui sembra tutto fuori controllo, in cui la disinformazione impera, il potere è nelle mani di pochi e la globalizzazione riduce il potere degli Stati e gli spazi della democrazia. Non si tratta di complotti ma di rapporti di forza e strategie di dominio, effettuate non raramente alla luce del sole. I complotti, nella loro versione tradizionale, non sono veri ma producono effetti reali. Irrazionali sono le teorie ma irrazionali sono anche i comportamenti delle persone, a loro volta prevedibilmente irrazionali (D. Kahneman, Pensieri lenti e veloci, Mondadori, Milano 2012).
La teoria del complotto è quindi semplicistica e fuorviante? Rappresenta un tentativo di dare ordine al caos della nostra mente? È l’allontanamento dalle certezze garantite da Dio? In tale quadro, lo strumento dell’intelligence diventa davvero fondamentale per orientarsi nella società della disinformazione, dove vengono indicati complotti e congiure, per non fare discernere i fatti reali, che sono spesso davanti agli occhi di tutti. Occorre quindi prima e sopra di tutto individuare i fatti reali. Pertanto, proprio l’intelligence può fare comprendere la realtà, poiché aiuta a essere contemporanei, individuando le informazioni davvero importanti. L’intelligence può dunque rappresentare un’àncora di salvezza poiché, nell’epoca della post-verità, aiuta a distinguere la realtà dalla menzogna.
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