Una partecipata seduta di consiglio comunale si è tenuta ieri sera a San Calogero a cui hanno presenziato diversi cittadini incuriositi dal gran parlare degli ultimi giorni, anche per via dei manifesti affissi dal Comune che ha indetto un pubblico incontro al fine di spiegare le ragioni e gli effetti del dissesto finanziario, posto come terzo punto all’ordine del giorno. Ranghi al completo per la maggioranza mentre erano assenti i consiglieri Vincenzo Zinnà e Gaudenzio Stagno per la minoranza.
Al secondo punto il presidente Calabria ha dato contezza dell’adesione dell’Ente al partenariato coi comuni di San Costantino, Filandari e Mileto che consentirà di partecipare ai bandi pubblici per la realizzazione di importati infrastrutture che, nella fattispecie, consentiranno il miglioramento della viabilità. Con enfasi Brosio ha sottolineato due degli interventi previsti, ovvero la strada di collegamento con la vicina Paravati, antico obbiettivo della sua giunta, al fine di mettere in relazione la località Casalello e l’area in cui si sta costruendo la chiesa in onore di Santa Paola Frassinetti con il paese di Natuzza Evolo, così legando le sorti del comune al volano generato dal turismo religioso. Altra importante arteria prevista sarà quella tra Calimera e la provinciale per Nicotera Marina, con abbreviazione del percorso di circa 3 km, anche qui allo scopo di incentivare il turismo favorendo il raggiungimento del mare.
Il dibattito poi si è surriscaldato sull’ultimo punto, quello sul dissesto. Dopo la relazione del Sindaco, che ha spiegato le ragioni e le necessità di dichiarare la debacle finanziaria a causa del concretizzarsi del debito di circa 2.500.000 di euro per la recente sentenza della Cassazione, che ha definitivamente sancito la illegittimità della procedura legata alla “Natura S.p.A.”. In pratica negli anni ’80 il Comune espropriò in modo irregolare dei terreni posti sulla SS18 e li concesse all’Azienda bolognese Natura S.p.A. per l’edificazione di un opificio che, messi i primi pilastri, non portò mai a termine, pur avendo venduto le azioni agli ignari sancalogeresi -truffandoli- per circa un miliardo di lire. Brosio ha chiaramente affermato, pretendendone la verbalizzazione, che purtroppo gli attori (signori Romano) hanno avuto ragione a protestare per l’imposizione subita, anche se ha voluto evitare di discutere su eventuali responsabilità contabili che semmai saranno accertate in altre sedi: “noi non vogliamo il male altrui, anzi abbiamo cercato di evitarlo proponendo transazioni a ripetizione che avrebbero eliminato le voci di danno, ma non sono mai state accettate”.
La beffa è che, rifiutando ogni accordo che non presupponesse il rilascio e lo sgombero dei terreni, gli attori costringeranno il Comune a pagare senza avere in cambio nemmeno la proprietà dei lotti, che anzi dovranno essere ripuliti con ingenti aggravi di costi. Comunque ha rimarcato che, grazie al dissesto, le procedure esecutive saranno estinte ed a far fronte ai debiti sarà nominato un commissario liquidatore che gestirà le masse attive e passive fino al 31 dicembre 2016, in pratica il 2017 sarà l’”anno zero” per il Comune che ripartirà senza i pesanti fardelli che finora ne hanno ingessato l’operatività.
Molto critico l’intervento del consigliere di minoranza Maruca, affiancato da Giuseppe Preiti, che ha attribuito il dissesto all’operato della Giunta Brosio colpevole, a suo dire, di non aver saputo trovare soluzione al problema “Natura”, ma anzi lo ha aggravato non riuscendo a definirlo. Maruca ha quindi letto una dichiarazione in cui ha fortemente condannato la giunta a suo modo di vedere disattenta, chiedendone le dimissioni. Stizzita la replica del consigliere Bertuccio, ex assessore al bilancio, che ha rimarcato la grave situazione affrontata sin dal 2008 a causa dei notevoli debiti accumulati dalle pregresse gestioni e dalla forte incisività della Giunta targata Brosio che ha fatto tantissimi lavori e tanti ne sta facendo, ha definito una infinita serie di vertenze, estinto dieci mutui ed onorato ogni impegno, pur dovendo combattere con giornalieri pignoramenti.
Anche Brosio ha replicato ricordando a Maruca di essere stato vice sindaco proprio nel momento in cui quel debito sorgeva e si iniziavano le cause (giunta 1990 – 1995 e 1999 – 2003), tempi in cui le parti erano disposte a chiudere per 30 milioni di vecchie lire. Richieste rimaste nel vuoto a causa dell’insipienza di tutti gli amministratori del tempo che, invece di tentare l’accordo, all’avvocato nominato (Crupi), che aveva offerto la restituzione dei terreni, ne affiancarono un secondo che si costituì contrastando il collega e sostenendo invece la legittimità delle procedure. Argomentazioni censurate in sequenza dal Tribunale, dalla Corte d’Appello e dalla Cassazione che, partendo da questo errore, hanno condannato il Comune.
Tale legale è stato poi abile a farsi corrispondere di recente la sua parcella di 56 mila euro, vicenda per la quale pende giudizio col tesoriere, BCC del vibonese in quanto, in piena vigenza del piano di riequilibrio, e quindi di sospensione delle procedure esecutive, gli assegnò le somme. Brosio ha poi provocatoriamente, per come da lui stesso affermato, chiesto al consigliere Maruca di indicare la strada da seguire per evitare il dissesto, suggerendo eventuali correttivi, dichiarandosi pronto ad accoglierli, additandolo di fare politica di basso livello e rimproverandogli di aver letto un documento scritto da altri “figuri” che, “trombati dal popolo” e mossi da rancori personali, “lo usano per colpire l’amministrazione attiva”. “A parlare sono le carte, San Calogero conosce bene il nome ed il cognome degli autori di quello scempio, noi eravamo dei ragazzini ed oggi da cittadini siamo moralmente a pezzi, tuttavia la strada da seguire è obbligata”, per poi chiosare: “in ogni caso gli effetti saranno contenuti in quanto le aliquote dei tributi sono già ai massimi per via del piano di riequilibrio adottato nel 2014”.