Proseguono le tornate elettorali nei paesi europei. Ieri è stata la volta dell’Austria, nostro vicino geopolitico e le novità non sono mancate come peraltro preannunciate dagli analisti.
Il Partito Popolare (OVP) da sempre uno dei due pilastri del sistema politico austriaco è risultato primo con il 31% delle preferenze. Un indubbio successo per il giovane leader Sebastian Kurz che a soli 31 anni potrebbe ora diventare il più giovani premier del pianeta.
Kurz è riuscito nell’impresa di far apparire nuovo un partito storico e antico che sotto la sua guida è cambiato notevolmente. Alle elezioni non si è presentato con la sua sigla, ma con il nome del suo candidato (Liste Sebastian Kurz – Die neue Volkspartei), e il cui colore simbolo è passato dal nero al turchese.
A battersi per il secondo posto ed entrambi attorno al 27% – si attendono infatti ancora i risultati dei 900.000 voti per corrispondenza – i socialisti dell’SPO e i liberalnazionali di estrema destra dell’FPO, partito che era in testa ai sondaggi fino a pochi mesi fa e che aveva cominciato a perdere consensi proprio dopo l’arrivo di Sebastian Kurz.
Al quarto posto i liberalsocialisti di Neos con il 5%. Entra in parlamento anche la Lista Pilz (4.2%) un transfugo dei Verdi che invece per la prima volta dopo il 1986 rischiano di non enrare nella camera bassa austriaca per non aver superato lo sbarramento.
Le possibilità di formare il governo ruotano – numeri alla mano – su tre ipotesi. La prima e più accredita è una coalizione tra OVP e FPO. Oppure la riedizione della grande coalizione tra popolari e socialisti.