L’anno prossimo, saranno trascorsi 15 anni da quando un articolo apparso sul Corriere della Sera tirò fuori dalle secche dell’oblio – figlio del tempo e nemico della verità – la storia dello Studio dei Sette Paesi e del ruolo che Nicotera, seppur casualmente, ebbe in quella vicenda, che segnò dal punto di vista storico e scientifico, l’inizio del processo di riscoperta di un modello alimentare oggi apprezzato in ogni parte del mondo. Vicenda della quale pochi, a quel tempo, ormai sapevano, e che mi domando come mai nessuno fino ad allora aveva cercato di recuperare e valorizzare.
Quindici anni in cui molto si sarebbe potuto fare se si fosse capito l’inscindibile nesso che unisce questo stesso regime alimentare con l’ambiente, la salute, il turismo e perche no, anche con la cultura del nostro popolo. Quello stesso popolo la cui appartenenza non è un “difetto di fabbrica” da cui purificarsi ma, piuttosto, un vanto di cui fregiarsi.
La città infatti, già il giorno dopo quella “ri-scoperta” avrebbe dovuto mettere al centro della sua progettualità la vicenda della Dieta mediterranea non attardandosi in vuote autocelebrazioni ma coordinando e disciplinando ogni sforzo, ogni volontà, ogni energia dando vita ad uno sommovimento lento ma costante che, traendo spunto da questa vicenda, la utilizzasse per avviare un percorso di rinascita e di sviluppo.

Il Comune di Nicotera – così supportato dalla Regione – si sarebbe potuto porre l’obiettivo di diventare una vera e propria Città della salute e della cultura mediterranea – attraverso il varo di tutta una serie di misure e inziative: a) la realizzazione di un PSC che sancisse la fine dell’assurdo consumo di territorio che sottrae terreno agricolo prezioso; b) la lotta ad ogni forma di inquinamento a cominciare da quello marino; c) la tutela del poco verde rimasto e la creazione di nuovi spazi verdi; d) l’avvio della raccolta differenziata; e) la realizzazione di un serio piano volto all’installazione, quantomeno negli edifici pubblici, di fonti di energia altermativa; e) l’avvio di un serio piano di ripascimento delle spiagge; f) la creazione di un mercato agricolo di prodotti a km zero; g) la valorizzazzione di tutte le attività del comparto agricolo del comprensorio; h) l’avvio di progetti di educazione alimentare con e nelle scuole; i) l’avvio di campagne di monitoraggio della salute dei cittadini in stretta cooperazione con l’ASP, con particolare riguardo a bimbi e a anziani; l) l’utilizzo del plesso ospedaliero cittadino per allocarvi un Centro per lo studio delle patologie legate all’alimentazione; m) uno sforzo teso a persuadere i ristoratori locali a offrire menù basati solo sul modello alimentare mediterraneo; n) la valorizzazione di percorsi educativi che ponessero in evidenza il rapporto tra sport e salute con il coinvolgimento delle società sportive locali e del CONI; o) la valorizzazione dei luoghi che furono la suggestiva cornice dello Studio dei Sette paesi e quindi di quel nostro centro storico che – assieme al varo di alcune necessarie infrastrutture viare e del porto – poteva configurare il nostro come un vero e proprio “paese albergo” e meta turistica di richiamo; p) dei gemellaggi con le realtà interessate dallo Studio dei Sette Paesi; r) l’avvio di un serio piano di marketing territoriale che facesse perno sul marchio “Nicotera – dieta mediterranea”. E vi è da chiedersi come invece avrebbero sfruttato la cosa, se lo Studio dei Sette Paesi, si fosse tenuto in località turistiche come Tropea, Pizzo calabro, Diamante, Roccella, ecc.

In tutto questo si è poi per fortuna inserito il privato – anche se sarebbe meglio dire “un” privato citadino – che attraverso la costituzione dell’Accademia della Dieta Mediterranea di Nicotera – senza usufruire di nessuna risorsa pubblica, ma anzi rimettendoci in tempo e denaro, ha quantomeno provveduto a mantenere alta l’attenzione sul tema, ha evitato l’esproprio definitivo che i comuni del Cilento (evidentemente più furbi e organizzati di noi) si apprestavano a compiere ai danni della città dove invece (da noi e non da loro dice la storia) lo Studio dei Sette Paesi si è tenuto, ha saputo mantenere i contatti con la comunità scientifica – a cominciare da quelli con il prof. Nino De Lorenzo e il prof Gabriele Sganga rispettivamente Presidente Onorario e presidente della commissione sanità dell’Accademia stessa – si è messo di buona lena ad organizzare eventi e ha premuto per l’istituzione di una legge regionale ad hoc, nonchè si è attivato, presso l’Unesco, affinchè questa dia un riconoscimento specifico all’apporto di Nicotera nella vicenda storico-scientifica dello Studio dei Sette paesi stesso. E assieme all’Accademia vanno fatti degli elogi ai singoli esponenti del mondo politico e associazionistico locale che con dichiarazioni, idee e inizative, si sono anch’esse battuti, su questo tema, per riaffermare il ruolo di Nicotera. Così come un grazie sincero va rivolto al Presidente Oliverio, e ai consiglieri regionali Michele Mirabello e Orlandino Greco – un vibonese e un cosentino – senza i quali l’iter della legge forse non sarebbe neanche giunto a compimento.

La legge approvata intanto ha due buoni aspetti: a) il primo è che stanzia delle risorse – 360.000 euro in un triennio – e che può essere utilizzata per arrivare a reperirne delle altre, tramite progetti mirati che attragano investimenti o fondi comunitari; b) istituisce un Osservatorio con sede a Nicotera, con un consiglio direttivo composto da tre membri, di cui uno nominato dal Presidente della Giunta Regionale con funzioni di Presidente, uno nominato dal Consiglio regionale e uno nominato dal Consiglio comunale di Nicotera. Questo Consiglio direttivo sarà assistito da un un Comitato Scientifico di esperti che opereranno a titolo gratuito – di cui un rappresentante della Facoltà di Agraria di Reggio Calabria; un rappresentante delle Facoltà di Medicina di Catanzaro; un rappresentante della Camera di Commercio regionale; un rappresentante della Confederazione Nazionale dell’ artigianato e della piccola e media impresa; un rappresentante dell’UNESCO; un rappresentante di confindustria regionale e un designato dall’Accademia Internazionale della Dieta Mediterranea – che rappresentano quegli enti che hanno un interesse concreto nello sviluppo di una seria progettualità. E c’è da auspicare che ora il Comune, potendo contare sulla sensibilità istituzionale dei commissari che lo guidano, fornisca e in tempi brevi, al neonato organismo, una degna sede.

Ovviamente ci sarà sempre qualcuno che dirà che è troppo poco. A costoro, in amicizia, e nello spirito di amor loci che ci dovrebbe unire, dico “Prendiamoci questo (non) poco e rinvigoriti dal suo
prezioso apporto, iniziamo ora la lotta per il Tutto !!!!
Il resto ora lo dobbiamo fare pure noi nicoteresi, perchè il legislatore può fare le leggi ma siamo anche noi , con i nostri comportamenti individuali e collettivi a dover dare vita a quella “Città della salute e della cultura mediterranea” che è – per storia, bellezza e risorse – un obiettivo realistico e raggiungibile.
E sopratutto non aspettiamo altri quindici anni per muoverci, perchè il paese questo tempo, oggettivamente – sic stantibus rebus – non lo dispone.