Si attendeva una risposta dalla poplazione vibonese e possiamo dire che la risposta c’è stata. Stiamo parlando della manifestazione organizzata questa mattina, in località Cofino, a Vibo valentia, a seguito del danneggiamento delle tensostrutture poste a protezione dell’area archeologica, perpetrato pochi giorni fa, da ignoti.
Un gesto squalido, vile, potremo dire persino sacrilego per tutti coloro i quali credono nel valore della cultura e si sforzano di preservare il patrimonio culturale, materiale e immateriale, del vibonese, nella consapevolezza che questo possa rappresentare una delle variabili di sviluppo di un territorio altrimenti povero e asfittico.
La manifestazione – intesa come un momento di partecipazione, di riflessione e di vicinanza anche agli operatori – ditta e archeologi – che si sono dati da fare per ridare dignità a questo importante sito – lo ricordiamo – era nata spontaneamente da un idea-appello congiunta e condivisa dal Sistema Bibliotecario Vibonese, la delegazione vibonese del Fai, l’Accademia Templare, Civitas e Accademia dei bibliofili.
A raccogliere il loro invito, un centinaio di persone, quasi tutta gente comune, che hanno sfidato il clima, oggi freddo e umido, per attestare che anche loro ci sono, che si sentono colpiti e defraudati dal gesto criminale ma che co la loro presenza intendon anche dimostrare che un “un altra” Vibo valentia esiste e non è solo quella delle cronache.
Tra gli altri erano presenti anche il Direttore del polo culturale d’eccellenza del Sistema Bibliotecario Vibonese (SBV) prof. Gilberto Floriani, Teresa Saeli (Fai Vibo valentia), il giornalista Maurizio Bonanno (Accademia Templare), le archeologhe Maria D’Andrea e Mariangela Preta, l’ex assessore provinciale alla cultura prof. Pino Ceravolo, l’assessore del comune di Vibo Lombardo, l’ing. Callisti del comune di Vibo, il capogruppo del PD in consiglio comunale Giovanni Russo, l’ex parlamentare vibonese avv. Domenico Carratelli e la ditta che sta eseguendo i lavori sul sito.
“Se c’è la partecipazione – ha dichiarato lo stesso Floriani – c’è speranza anche in una società che rischia di sbandare e che fatica a riconoscersi in valori condivisi”.
“Quando l’altra mattina, la dott.ssa Maria D’Andrea – ha invece dichiarato Teresa Saeli – mi ha detto cosa era successo sono andata subito a vedere e mi sono trovata due sorprese prima il tempio finalmente restaurato che si presentava in tutta la sua bellezza, subito dopo gli squarci alle tende. La rabbia, mista a tristezza, è il primo sentimento che ho provato ma, nello stesso tempo, mi son detta che non si poteva stare zitti. Si trattava della nostra storia, del nostro passato, presente e futuro e allora abbiamo pensato insieme ad altri, di fare quest’incontro, direttamente al tempio, invitandovi le associazioni presenti nel territorio e tutti i cittadini, per dire che bisogna preservare questi luoghi che sono la nostra storia e per dare solidarietà agli archeologi e addetti ai lavori che con il freddo con il vento e la pioggia avevano portato a termine i lavori. E ci ha fatto piacere, vedere che molti sono venuti, anche tenuto conto dell’orario e del giorno lavorativo”.