Roma, 16 marzo 1978, ore 9 del mattino: l’auto con a bordo Aldo Moro si dirige verso Montecitorio dove ci sarebbe stato il voto di fiducia per il quanto governo guidato da Giulio Andreotti del quale, per la prima volta, avrebbe fatto parte anche Pci. All’angolo tra via Fani e via Stresa va in onda uno dei fatti più tragici della storia politica italiana. Le brigate rosse attaccano l’auto di Moro, uccidono l’appuntato dei carabinieri Domenico Ricci, che guidava l’auto di Moro, il maresciallo Oreste Leonardi, capo scorta, e agli agenti di polizia Giulio Rivera, Francesco Zizzi e Raffaele Iozzino. L’Italia vive uno dei suoi momenti più tristi. Una delle sue pagine più buie. E nella ricorrenza del 40° anniversario non mancano le polemiche. A sollevarle è il Coisp, sindacato indipendente di polizia che mal sopporta il modo di ricordare l’evento posto in essere da alcune testate televise.
<Quanto è accaduto nei giorni precedenti il 40° anniversario della strage di via Fani – commenta Domenico Pianese, segretario generale del Coisp – una delle più drammatiche e dolorose vicende di cronaca che hanno colpito al cuore le istituzioni italiane attraverso il brutale assassinio dei più fedeli Servitori dello Stato, ci dimostra ancora una volta, con nostro grandissimo dolore, come il ‘sistema’ non abbia in alcun serio conto il valore della vita e del sacrificio di donne e uomini in divisa. In occasione di questa tragica ricorrenza, infatti, ci saremmo aspettati – prosegue – di ascoltare ai vari microfoni e di vedere sotto le varie telecamere vedove, orfani, colleghi, magari, dei nostri eroi trucidati senza pietà, in modo che suonasse chiara, netta, incontrovertibile e severissima la condanna per quell’eccidio ignobile che, come sempre, vide immolate vittime incolpevoli che nulla avevano a che fare con la politica, ma solo servivano con onore il proprio paese. Ma invece no. disgraziatamente siamo stati costretti, con enorme sdegno e disgusto, ad assistere al pietoso spettacolo di una narrazione affidata alle parole di criminali senza scrupoli che, ancora, incredibilmente, provano a dare un senso a ciò che accadde, e che fu e resta un massacro di figli, fratelli, mariti, padri, in un Paese ingrato che così ha dimostrato di disonorarli senza ritegno dopo quarant’anni, prima di questa mattina quando le massime autorità italiane hanno reso il dovuto omaggio pubblico ai nostri morti>.
Pianese non nasconde il disappunto suo e dei suoi colleghi. <Nel momento in cui rivolgiamo il nostro più profondo e sentito pensiero ai familiari dei nostri martiri – afferma -, condanniamo anche certi atteggiamenti che in nome di una presunta e fasulla necessità di svolgere ancora analisi politiche su questioni fin troppo chiare, tralasciano la verità e la concretezza delle cose: chi fu trucidato in via Fani stava compiendo il proprio dovere, non aveva alcuna colpa e non faceva politica. Chi ha trucidato Poliziotti e Carabinieri in via Fani era puramente e semplicemente un assassino. Non merita – aggiunge – alcuna considerazione o comprensione per ciò che fece, non merita alcun palcoscenico da cui parlare per dare inutili spiegazioni o, peggio ancora, deliranti messaggi di fanatismo, non merita microfoni per riaccendere pericolosi e insensati pensieri nostalgici. Il rispetto che è dovuto alle nostre vittime in divisa avrebbe meritato, merita, che il loro ricordo, il loro sacrificio, e il senso stesso dello svolgimento del loro dovere, che dopo 40 anni è ancora e sempre anche il nostro, fosse celebrato e mostrato a tutti in ogni modo, come hanno fatto stamani il Presidente della Repubblica e il Capo della Polizia nella cerimonia commemorativa in via Fani>.
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