Toto-nomine: Continuano le trattative tra le forze politiche per l’assegnazione delle presidenze di Camera e Senato. La partita della nuova legislatura, e forse della nuova Repubblica, osserva Alessandro Trocino sul Corriere della Sera, è iniziata ieri con un giro di consultazioni tra i due plenipotenziari del Movimento, Danilo Toninelli e Giulia Grillo, e i rappresentanti degli altri partiti.Il M5S vuole esplicitamente Montecitorio, ma la presidenza della Camera è obiettivo anche della Lega. Molto più scomodo potrebbe essere lo scranno di Palazzo Madama, poiché in caso di uno stallo prolungato la seconda carico dello Stato potrebbe vedersi assegnato un complicato mandato esplorativo da parte di Mattarella. La presidenza della Camera inoltre permetterebbe, secondo il M5S, di tagliare i vitalizi con una semplice delibera dell’ufficio di presidenza, ipotesi dall’altissimo valore simbolico ed elettorale (ancorché del tutto ininfluente per la risoluzione dei problemi economici del Paese) ma contestata a livello di fattibilità tecnica dagli altri partiti.
Centrodestra: Iniziano ad allargarsi le crepe nella coalizione di centrodestra: il leader leghista Salvini sta cercando di chiudere un accordo con il M5S sulla presidenza delle Camere, mentre Berlusconi e Meloni continuano a rifiutare accordi. In un vertice notturno a Palazzo Grazioli, riportato da La Stampa, Salvini e Berlusconi avrebbero discusso a lungo, evidenziando posizioni diverse in merito: in particolare il leader di Forza Italia avrebbe escluso qualsiasi apertura al M5S in caso di nuovo governo guidato da un esponente del centrodestra, prendendo in considerazione al massimo un sostegno esterno. Il leader di FI rimprovererebbe, inoltre, a Salvini anche la pretesa di voler “prendere tutto”, ossia la presidenza della Camera assieme all’incarico di presidente del consiglio, osservando che, in caso di fallimento del tentativo di formare il governo, proprio Salvini dovrebbe passare la mano a qualcun altro.
Pd: Repubblica intervista Maurizio Martina, il reggente del Pd dopo le dimissioni di Matteo Renzi. Per l’ex ministro il Pd deve aprire una nuova fase, “anzi un rovesciamento delle idee guida che ci hanno condotto fino a qui”. La sconfitta elettorale, prosegue Martina, “ci ha consegnato una funzione chiara: stare all’opposizione”. E il compito di trovare soluzioni spetta a chi ha vinto, ovverosia M5S e Lega. La colpa del Pd è stata quella di consegnare alla destra il “bisogno di protezione” della fascia più debole della popolazione. Il futuro del partito verrà deciso nel congresso ma, secondo Martina, serve introdurre anche “elementi di democrazia diretta” per svecchiare l’apparato.
fonte Cdo