Trattativa M5S-Lega: Il patto tra Lega e M5S per l’elezione dei presidenti di Camera e Senato sembra vicino alla chiusura. L’ultimo ostacolo sarebbe rappresentato dal via libera di Berlusconi, che domani incontrerà Matteo Salvini per una decisione definitiva sul da farsi. L’accordo avrebbe ribaltato l’assegnazione delle due cariche, con il M5S che ora avrebbe diritto ad esprimere il presidente del Senato, dove Di Maio vorrebbe puntare su una donna, mentre alla Lega andrebbe la presidenza della Camera, con Giorgetti favorito. Questo lo scenario prospettato dal Corriere della Sera, mentre gli altri quotidiani scommettono sul pentastellato Fraccaro a Montecitorio e sulla leghista Bongiorno al Senato. FI vorrebbe però giocare fino in fondo la propria partita, ribadendo che se Salvini è candidato premier gli azzurri non possono rimanere senza cariche e avrebbero diritto alla presidenza di una delle due Camere. Chiusa la partita sulle presidenze, si aprirà quella sul governo, dove potrebbero cambiare gli interpreti. Di Battista (M5S) scommette infatti sul Pd, convinto che i dem, timorosi del voto anticipato, “inizieranno a mandarci dei segnali, vedrete”. Parole rinforzate dall’apertura di ieri di Di Maio sui ministri presentati dal M5S, da lui definiti “non intoccabili”.
Quirinale: Nel giorno in cui il Senato ha aperto le porte agli eletti della XVIII legislatura, il Quirinale torna a farsi sentire per chiarire che non c’è nessun “partito del Presidente”. La nota è stata implicitamente indirizzata al Pd, dove l’ala renziana avrebbe ipotizzato un lavoro sottobanco di Sergio Mattarella per convincere diversi protagonisti dem a stringere un patto con le altre forze politiche finalizzato a un governo istituzionale, con il M5S nel ruolo chiave. Nel frattempo al Quirinale si sta lavorando alla definizione delle consultazioni, che verranno anticipate dalle dimissioni di Paolo Gentiloni, previste per fine marzo. Il calendario prevede l’inizio degli incontri con le delegazioni il 3 aprile, quando Mattarella riceverà il presidente emerito Napolitano e i nuovi presidenti di Camera e Senato. L’ordine poi seguirà in modo crescente i risultati del 4 marzo, chiudendo quindi probabilmente con il M5S, partito più votato. Il centrodestra potrebbe infatti presentarsi diviso.
Pd: Con un intervento radiofonico, Ettore Rosato, considerato uno degli uomini più vicini a Renzi, ha aperto alla possibilità di effettuare un referendum tra gli iscritti del Pd per decidere se fare un governo con il M5S. Per i renziani si tratterebbe dell’arma finale per stoppare il fronte governista in caso diventasse preponderante. Nel frattempo continua la tensione per la nomina dei capigruppo, la cui votazione si terrà il 27 marzo, su cui potrebbero spuntarla i “renziani moderati” Lorenzo Guerini e Andrea Marcucci. Oggi Il Foglio pubblica il “Manifesto per un nuovo Pd” a firma Nicola Zingaretti, dove il governatore del Lazio elenca cinque punti per ripartire. Clicca in basso sugli articoli del giorno.
fonte: cdo
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