Il sito della discarica di “Colantoni”, limitante col la Provinciale che dalla frazione di Preitoni si arrampica sino all’altopiano del Poro, non è impermeabile, non è dotato del sistema di raccolta del percolato, gli strati che lo compongono sono composti da inerti e rifiuti solidi urbani, mentre l’uso del suolo risulta agricolo. Peraltro, non risulta caratterizzato da vincoli ed è parzialmente delimitato da una recinzione in totale stato di abbandono. I dati emergono con chiarezza dalle schede esistenti agli atti del Comune e oggetto di attente valutazioni da parte del responsabile dell’area tecnica Bruno Doldo e dei competenti uffici regionali, nonché dei tecnici dell’Arpacal che lunedì scorso si sono portati nel territorio interessato per il necessario sopralluogo. A seguito delle proteste degli abitanti di Preitoni, terrorizzati dall’esponenziale incremento dei casi di tumore, la discarica era stata abbandonata senza che nessuno si preoccupasse, però, di bonificare il sito le cui esalazioni hanno continuato ad ammorbare a lungo aria, terra e falde acquifere condannando le persone a vivere nell’incubo.
A sollevare con forza il problema nello scorso mese di aprile è stato Carmelo Lebrino, docente in pensione, che con coraggio e documenti alle mani, ha riacceso i riflettori su località “Colantoni” incontrando lungo il suo percorso, oltre che il convinto sostegno dei cittadini, anche la piena disponibilità di Bruno Doldo e della Regione. Non a caso, a Preitoni sono arrivati un folto gruppo di tecnici coordinati da Clemente Migliorino, direttore del Dipartimento Arpacal di Vibo Valentia. Il sopralluogo è stato ostacolato dalla folta vegetazione che ricopre il pendio degradante verso il mare impedendo la possibilità di accertare la tipologia dei rifiuti presenti. Sulla scorta dei rilievi visivi e della verifica su ortofoto effettuata dal tecnico comunale, si è potuto, comunque, stabilire che l’area interessata dalla discarica è estesa per circa un ettaro, mentre lo spessore dei rifiuti, si aggira attorno ai sei metri di altezza. In particolare, i tecnici Arpacal, oltre che identificare geograficamente il sito fissandone le coordinate, hanno, in via preliminare, provveduto ad effettuare delle verifiche radiometriche campali i cui valori sono risultati nella norma. <Abbiamo fornito all’Arpacal – sottolinea Doldo – i documenti necessari per la caratterizzazione dei rifiuti e l’accertamento dell’eventuale pericolosità. Il sopralluogo è la conseguenza di un incontro tenutosi alla Regione per fare chiarezza su un finanziamento destinato alla bonifica di “Colantoni” e inopinatamente finito al Comune di Joppolo per la bonifica di località “Calafatoni”>. Ora tocca all’Arpacal completare il lavoro e promuovere i necessari interventi.